I CARRI ARMATI RUSSI

Durante il lungo dopoguerra dal 1945 al 1989 la Russia ha accumulato un’enorme quantità di carri armati. Si parla di migliaia. E Dio sa quanto costa ognuno. Sicché essi hanno a lungo costituito un rompicapo per gli esperti militari occidentali. Infatti, considerata la quantità dei mezzi e il loro costo, se ne deduceva la volontà russa di invadere quanto meno la Germania Occidentale. E ciò in conseguenza di un semplice calcolo: perché sarebbe stato folle affrontare una simile spesa se non si contava di usare i tank a breve termine.
In materia di armi c’è un’eterna lotta fra la spada e lo scudo. Quando la spada è in vantaggio, lo scudo non è sufficiente per difendersi dagli attacchi nemici. Quando lo scudo è in vantaggio, la spada non riesce a vincere sul nemico. E naturalmente, nel corso del tempo, a volte ha vinto la spada, a volte lo scudo. E se si dispone di una buona spada non bisogna aspettare che il nemico inventi uno scudo migliore.
La prima arma anticarro che io ricordi è il “Panzerfaust” tedesco (“pugno corazzato”) comparso già durante la Seconda Guerra Mondiale. Era un’arma estremamente pericolosa per i tank, perché costava pochissimo in confronto a suo obiettivo e bastava un solo uomo per usarla. Dunque le armi anticarro, coi loro progressi (fino ai famosi “Javeline” americani) hanno spinto le industrie belliche a cercare corazzature sempre più spesse, con materiali sempre più progrediti e costosi. La rincorsa fra spada e scudo.
Tornando all’enorme produzione di corazzati sovietici, gli esperti occidentali si dicevano che se, nel tempo intercorrente fra la loro produzione e il loro uso, l’industria delle armi anticarro avesse fatto un progresso significativo, quei tank sarebbero stati da buttare. E proprio per questa ragione per anni ci si è seriamente creduti sul bordo della Terza Guerra Mondiale. Se la guerra non si è avuta è perché gli Stati Uniti hanno reso molto chiaro alla Russia che, se avesse attaccato la Germania Ovest, la risposta sarebbe stata nucleare. E questo avvertimento deve essere stato tanto drammatico che la Russia è stata obbligata a crederci.
Questa storia ha la sua importanza anche per la guerra attuale. Nel considerare il proprio armamento la Russia ha pensato in primo luogo che non ci sarebbe stata necessità di combattere, perché l’Ucraina non avrebbe potuto che correre fra le braccia di Mosca. O comunque arrendersi. In secondo luogo, pur sapendo che i suoi tank erano per la maggior parte obsoleti, il Cremlino ha ritenuto che essi avrebbero comunque contribuito molto all’inevitabile vittoria. Un bestione corazzato può essere vecchio ma ciò non lo trasforma in un’utilitaria da passeggio.
Il resto dei dati era incoraggiante in questo senso. L’Ucraina era pressoché disarmata, perché non si aspettava affatto di dover combattere una guerra col preavviso di una notte. Inoltre, se in combattimento si perde un vecchio carro, con la morte di tutto l’equipaggio, poco male. Da un lato esso era da buttare, dall’altro in combattimento le vite umane (secondo la mentalità russa) non hanno importanza. La Russia, come sempre, può permettersi un numero enorme di morti. Tutto ciò spiega le grandi perdite russe di mezzi corazzati in Ucraina. Le cifre fornite dagli ucraini sono sembrate forse esagerate, ma è certo che si va su molte centinaia. Forse migliaia.
Intendiamoci, non è che i russi abbiano soltanto vecchi catorci, come carri armati. Ne hanno anche di ottimi e di ultima generazione, ma hanno due difetti: costano moltissimo e ne sono stati prodotti tanto pochi che in Ucraina praticamente non se ne sono visti.
In Occidente ci si è preoccupati di progettare ottimi tank ma per lo più i piani sono rimasti nei cassetti. E per questo c’è una ragione. Una produzione di massa comincia quando si intravvede il pericolo di una guerra, non prima: sia per non spendere soldi inutilmente sia per avere sul campo armi di ultima generazione. E appunto, chi si aspettava la guerra in Ucraina? Probabilmente nemmeno Putin. Questi però aveva i carri superati, l’Occidente nemmeno quelli. Ne ha pochi e – quand’anche fossero migliori di quelli russi – pochi ha potuto mandarne in Ucraina. Forse siamo tirchi, ma è vero che abbiamo poche armi da dare.
Rimane un interrogativo. La Russia ha come industria fondamentale la produzione e l’esportazione di armi. Gli occidentali quanto tempo ci metteranno a mettere in moto una seria produzione di materiale bellico? Perché un conto è sapere come costruire un carro armato, un altro produrne migliaia. Il limite russo, per la nuova produzione, è più economico che industriale, mentre per l’Ovest il limite è più industriale (essendo insufficienti le strutture produttive attuali) che economico. Siamo come un signore che ha i soldi per comprare un’auto nuova, ma la casa produttrice non può consegnargliela perché gli ordini superano le capacità produttive.
In questo campo comunque il tempo scorre a favore degli occidentali. Si ricordi che fino al dicembre 1941 gli Stati Uniti non pensavano di entrare in guerra e due anni dopo, nel 1943, la loro produzione bellica era talmente aumentata da essere impressionante. Gli Stati Uniti fornirono armi agli alleati europei ed anche alla Russia. Nel 1944 la guerra divenne talmente “americana” che molti oggi tendono a dimenticare che chi ha vinto la guerra è stata la Gran Bretagna, col suo Impero e con la determinazione di Winston Chuchill. Perché è l’Inghilterra che ha superato il momento più difficile.

I CARRI ARMATI RUSSIultima modifica: 2023-04-30T09:09:30+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “I CARRI ARMATI RUSSI

  1. Caro Roberto Paolieri,
    è vero, oggi posso scrivere da qualche parte, ma per tanti decenni sono stato vox clamantis in deserto (uno che parlava col muro) che sono molto più vicino a lei che ai grandi editorialisti. Dunque non sia silenzioso con me.
    Se conosco Hayek? Da tempo immemorabile, forse a suo tempo ho anche letto un libro suo (non “La Via della Schiavitù”). Per me, liberista sfegatato, è stato un mito, e da sempre ho seguito lui, piuttosto che Keynes. Ma devo dire che Keynes è stato sempre frainteso (in mala fede) per giustificare la demenza economica.
    Hayek rappresentava il buon senso e il rifiuto dei sogni, che alla fine si rivelano sempre costosissimi, perché “nessun pasto è gratis”.
    Ma per decenni essere stati anticomunisti è stato come essere appestati.
    Gianni
    P.S. Ma perché il suo commento sta sotto un articolo sui carri armati russi?

  2. Caro Pardo,
    seguo abbastanza spesso i suoi articoli, apprezzo la chiarezza,
    “anticomunista tanto viscerale quanto silenzioso” lei, diversamente da me che non scrivendo su giornali o blogs, sono silenzioso a meno che non capiti qualche conversazione interessante.
    Ho avuto grande fortuna nei miei genitori, nonni, amici ; le loro frequentazioni mi hanno vaccinato (un caro amico di famiglia e’ stato preso dai russi nel 1945, era un diplomatico, e tenuto fino al 1952 nelle carceri di Mosca), ma la fortuna mi ha fatto trovare letture particolarmente importanti per capire. E vengo al punto, alla domanda per lei: conosce Hayek? La Via della Schiavitu’ ?
    Se “si” vorrei il suo punto di vista: il suo accenno alla Cambogia, mi riporta al capitolo 10 “Perche’ emergono i Pegggiori”.
    Se non lo avesse letto forse apprezzerebbe la chiarezza di idee di Hayek che nel 1942 lo mise insieme come note, trovandosi a insegnare economia nelle Universita’ inglesi dove si sperava-vaneggiava comunista. Argomenta bene come una economia pianificata sia destinata a perdita di liberta’.
    In Italia si studia Keynes; sarebbe utile leggere attentamente Hayek.

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