IL RISCHIO DI SDOGANARE IL FASCISMO

Da quando abbiamo un governo di centrodestra, la sinistra sembra “fuori di testa”. Sembra aver dimenticato che – secondo un antico detto – “Giove rende pazzi coloro che vuol perdere”. Col suo atteggiamento attuale – di cui dà il buon esempio Elly Schlein – rischia di crearsi più guai di quanti già ne avesse. E molti glieli provocherà una stampa di sinistra corriva che crede di darle una mano mentre la spinge verso il burrone. Da quelle parti non si tiene conto del concetto di hybris: quell’eccesso che è sempre un errore. Se non fosse stato così, Molière non avrebbe potuto scrivere una commedia (Il Misantropo) in cui il difetto del protagonista è proprio “l’eccesso di virtù”. Ora, se anche la virtù eccessiva può essere un vizio, figurarsi l’odio.
Sappiamo che un’antica e deleteria tendenza della sinistra, come del resto di tutte le religioni, è quella di demonizzare l’avversario in ogni modo possibile. Fino alla più implacabile “character assassination”, la demolizione dell’immagine. In tempi normali i più riflessivi si chiedono se una dose eccessiva di questo atteggiamento non danneggi il partito, ma da quando il Pd è all’opposizione è come se quella deleteria pulsione avesse ricevuto una sorta di definitiva legittimazione.
Prima – essendo al governo o avendo anche degli alleati non comunisti – la sinistra era costretta a giocare in difesa e comunque a moderarsi. Oggi invece soprattutto certa stampa è scatenata. Si comporta come se si fosse svegliata dall’incubo della moderazione che impone un governo di larga coalizione, ed anche dall’opportunità di non lanciare boomerang e dall’obbligo di rispettare almeno le verità più evidenti. È come se fosse stato abolito ogni obbligo di fair play e la libertà di parola si fosse trasformata in libertà di odiare e calunniare.
È significativa in materia la metamorfosi di un giornale, un tempo rispettabile organo di una regione del nord-ovest, che sembra essersi trasformato in una gazzetta calcistica, impegnato com’è a insultare e stramaledire il “male assoluto”, cioè la squadra rivale. Persino gli editoriali sono divenuti illeggibili: è come se uno, in materia di politica, invece di leggere Guicciardini, leggesse striscioni di scioperanti.
Per dimostrare a che punto questa esplosione di animosità sia irragionevole basta fare una considerazione. Il Msi fu a lungo considerato un partito “fuori dall’arco costituzionale”, e questa espressione ha beneficiato di un diffusissimo equivoco: storicamente significava che il Msi “non aveva fatto parte dei partiti che avevano votato la Costituzione”; socialmente invece passò a significare: “partito antidemocratico e dunque anticostituzionale”. E da anticostituzionale a stramaledetto il salto semantico è stato facile.
Così per decenni dare del fascista a qualcuno è corrisposto a marchiarlo indelebilmente come “inaccettabile, improponibile, indecente checché dica o faccia”. Qualcuno è arrivato a scrivere sui muri che ”uccidere un fascista non è reato” e questa mentalità ha funzionato per quasi ottant’anni. Purtroppo nel 2022 è avvenuta una cosa che la sinistra credeva inconcepibile e assurda; tanto che oggi sembra chiudere gli occhi per non vederla: gli italiani hanno votato per un partito “fuori dall’arco costituzionale”. Insomma a favore di quella parte della nazione che per ottant’anni la sinistra ha definito impresentabile. Il fenomeno è stato sconvolgente, più o meno come se Lutero fosse stato eletto Papa.
Ciò ha fatto perdere i pedali a chiunque si sentisse di sinistra, gli ha tolto ogni senso del limite, e infine a forza di eccessi ha creato il rischio che, a sentir definire Giorgia Meloni fascista, il popolo che l’ha votata risponda: “Sì, e allora? È sempre migliore di voi”. Insomma, invece di ottenere con l’anatema una squalifica definitiva della maggioranza, si è reso possibile che qualcuno dica: “Se Meloni è fascista, avercene fascisti come lei! Fasciste, nel senso di antidemocratiche, sono le sinistre. Sono loro che non accettano il risultato del voto. Sono loro che non si battono a favore dell’Italia, ma soltanto contro il governo”.
L’eletto del popolo va sempre rispettato perché disprezzandolo si disprezza anche chi lo ha eletto. E questo, in democrazia, non è lecito. È lesa maestà. Inoltre sarebbe il caso di rendersi conto che di anatemi dogmatici l’Italia è arcistufa. È vero, un tempo abbiamo avuto un certo regime. E l’abbiamo per giunta applaudito, non lo dimenticate. Inoltre esso ha avuto veramente troppi complici, nel nostro Paese (inclusi molti vecchi uomini di sinistra) perché si possa veramente gettare la prima pietra. E comunque ormai, francamente, questa storia puzza troppo di muffa. Il fascismo ci ha oppressi per qualche lustro, l’antifascismo ci ha annoiati per ottant’anni. Basta.

IL RISCHIO DI SDOGANARE IL FASCISMOultima modifica: 2023-04-23T09:54:10+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “IL RISCHIO DI SDOGANARE IL FASCISMO

  1. La realtà si sta già avvicinando a grandi passi a questa caricatura. La Meloni ha definito le leggi razziali un abominio (o parola simile): tutti contenti, quindi? Macché. È stata rimproverata per non aver precisato che le leggi razziali furono emanate dal regime fascista. Mica le leggi si fanno da sole, hanno detto con testuali parole.

  2. Gentile Anna,
    le sono particolarmente grato del commento innanzi tutto perché è brillante e sarcastico come meglio non si potrebbe Le sono grato anche – non si offenda – perché gli umoristi sono prevalentemente uomini, in letteratura, e lei dimostra che possono esserlo anche le donne.
    Quello su cui lei ironizza, sorridendo, è il totalitarismo. Quello per cui i cattolici a volte, invece di salutare dicendo buongiorno o buonasera, dic[ono][evano[ “Sia lodato Gesù Cristo”. Quello per cui il Duce ingiungeva di mettere nelle date 1942-XX, intendendo “anno ventesimo dell’era fascista”. Non ce l’ho con la religione, ce l’ho col fanatismo, atteggiamento più caratteristico dei seguaci sciocchi che dei capi.

  3. La nostra Costituzione, alla XII Disposizione transitoria e finale, recita:
    “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
    In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.”
    Quindi i vari “soloni” della sinistra, da Calenda a Fratoianni – con tutta la stampa loro alleata o simpatizzante – mostrano semplicemente di parlare di Costituzione senza averla mai letta; o, almeno, senza averla compresa. Oppure, più semplicemente, mostrano di credere nel vecchio slogan comunista: una menzogna ripetuta tante volte diventa una verità incontestabile.
    Un conto è vietare la ricostituzione del partito fascista (si veda la legge 3.12.1947, poi sostituita dalla legge Scelba del 20.6.1952), un altro vietare di essere fascisti, o addirittura obbligare ad essere antifascisti. Se no, che senso avrebbe limitare il diritto di voto attivo e passivo dei capi responsabili del regime fascista per soli cinque anni?
    I “padri costituenti” non erano sciocchi, come invece pare siano i loro epigoni (= discendenti che dei progenitori non hanno né le qualità né le virtù) di sinistra: sapevano benissimo che la Costituzione di un Paese democratico non può coartare la libertà di pensiero e di opinione. Per cui l’ostracismo contro i fascisti, anche quelli di rango elevato, è scaduto settant’anni fa; purché non mettano in atto “una associazione o un movimento [che] persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza o svolgendo propaganda razzista, ovvero [che] rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principii, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.”
    Anche le ultime parole (manifestazioni esteriori) non possono essere intese come un divieto rivolto ai singoli: si parla sempre di associazioni o movimenti.
    Purtroppo anche molti giornalisti e commentatori “filogovernativi” non hanno letto la Costituzione; la seconda parte della XII Disposizione l’ho sentita citare solo da Pietro Senaldi, di Libero.
    Tornando alla sinistra italiana, mi pare che stia assumendo le caratteristiche del più bieco totalitarismo di stampo sovietico: tutte le idee e le opinioni diverse dalle loro sono da condannare; eliminando così dalla scena politica chi non condivide la loro ideologia. Una specie di maccartismo alla rovescia. E poi si proclamano “democratici” …

  4. Nel 1995 vi fu la svolta di Fiuggi, con la quale Fini consegnò il MSI alla storia per passare ad Alleanza Nazionale: se all’epoca qualcuno ci avesse detto che nel futuristuco 2023 il dibattito politico sarebbe stato dominato dalle parole fascismo e antifascismo, gli avremmo riso in faccia.
    Purtroppo la realtà può superare la più ardita immaginazione (in peggio).
    È uno stillicidio imbarazzante, degradante per tutti: per la sinistra che è preda di questo delirio ossessivo-compulsivo e per le persone mentalmente equilibrate che sono costrette ad assistervi.
    Il fenomeno è comunque meritevole di osservazione e di riflessione: la miccia iniziale viene accesa con consapevole disonestà intellettuale per trarre una utilità politica, poi passando di bocca in bocca, di penna in penna e di tastiera in tastiera questa finalità iniziale si perde di vista, avviene la trasformazione in coro e nel mondo autoreferenziale della sinistra ci si autoconvince di essere nella realtà anziché nella paranoia (nella superstizione quando va bene): a questo punto il rituale va avanti meccanicamente ad ogni minima occasione come un riflesso condizionato in modalità ossessivo-compulsiva, con conseguente perdita di ogni senso del ridicolo.
    Si è giunti al punto che si viene scomunicati persino per esprimere qualche timida perplessità su Via Rasella, azione controversa da sempre e condannata duramente persino da una parte dei partigiani e poi da personalità del calibro di Indro Montanelli e Norberto Bobbio, oltre che nel sentire comune: oggi qualsiasi cretino sentenzia che “su Via Rasella la storia non si riscrive” e prende applausi.
    Meglio non pensare a cosa ci può riservare il futuro…

  5. Fossi nel governo Meloni presenterei una urgentissima proposta di legge: ogni seduta di camera e senato deve essere aperta con “Abbasso il fascismo, vita eterna all’Antifascismo” e tutti, senatori e deputati, devono, con la mano sul cuore e in piedi, dirlo ad alta voce (telecamere a controllare) . Lo stesso deve avvenire all’inizio delle lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado; ogni programma di radio e televisione deve così iniziare e finire e pure ogni film proiettato nelle sale; quando si va negli uffici della pubblica amministrazione, nei supermercati ed anche nei negozietti piccoli piccoli, quando si va dal medico, dall’avvocato, dall’ingegnere, dal parrucchiere, dal macellaio, insomma, sempre e in ogni dove, anche tra privati cittadini, anche tra innamorati, deve essere anteposto al saluto, al bacio e ad altro; nel frontespizio di ogni pagina di atto pubblico o privato, anche nei testamenti, altrimenti non validi…
    Certamente le sinistre approverebbero una simile proposta di legge. Ma dopo…di che sproloquiare?

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