L’UOMO NATURALE

di Dino Panigra

Stupidità ed intelligenza sono certo caratteristiche umane, ma in concreto l’essere o no intelligenti risulta anche dalla maggiore o minore sorveglianza esercitata dal singolo per impedire di deviare verso la mentalità primitiva. In parole povere verso la stupidità.
Ammettiamo che sia una bella giornata e un tizio debba uscire di casa alle diciassette. Solo che, nel giro di un quarto d’ora, il tempo si guasta talmente che alle diciassette piove a dirotto. Quale “uomo naturale” riuscirebbe a non dire: “Me l’ha fatto apposta, ‘sto fetente”? Chi riesce a non dire, sapendo che una bella ragazza è morta di cancro, “Poverina, così bella e così giovane…” Come se il cancro dovesse rispettare la gioventù e la bellezza. Gli esempi si potrebbero moltiplicare ma è più semplice dire che l’“uomo naturale”, quello che non si sorveglia, crede più al magico che alla causalità.
Malgrado mille esperienze, continuiamo a seguire stereotipi ottimistici. Ci meravigliamo che gli esseri umani siano vili, bugiardi, deboli e avidi e in ciò siamo due volte stupidi: perché questa esperienza l’abbiamo fatta troppe volte per stupircene e perché, visto che tale sembra l’umanità, chissà che anche noi non facciamo parte di coloro che si comportano da avidi, vili, bugiardi.
Una mia esperienza di oggi, autentica. Aspettavo mia moglie in auto ed un uomo, a bordo di una piccola Citroën rossa, mi ha fatto segno vivamente, con l’indice, che voleva parcheggiare proprio lì. Mi sono mosso e, passandogli accanto, ho abbassato il vetro e gli ho detto: “Mi sposto perché sono una persona gentile. Ma lei non dovrebbe chiedermelo così imperiosamente: io non ho nessun obbligo di spostarmi”. Ne è nata una discussione. Lui abitava lì, e voleva parcheggiare in corrispondenza della sua porta, e questo era un suo diritto, ha osato dirmi. Me ne sono andato. L’origine della discussione era la convinzione infantile che il diritto di proprietà abbia una sorta di alone, di aureola, sicché ci appartiene non soltanto ciò che è nostro, ma ciò che “affettivamente” sentiamo nostro. Anche il posto in corrispondenza con la nostra porta d’ingresso.
Ho visto sostenere con passione tesi giuridicamente del tutto inverosimili per una sola ragione: che corrispondevano all’interesse di chi parlava. Se si fosse trattato di terzi, mai e poi mai quell’individuo avrebbe detto le stesse cose. Ecco perché accanto all’imbecillità derivante da un’insufficienza intellettuale pongo quella derivante dalla natura umana. L’uomo medio non riesce a conquistare una mentalità scientifica. Basterebbe una conversazione di cinque minuti per dimostrare a chiunque che fortuna e sfortuna non esistono ma altri cinque minuti dopo quel signore riprenderebbe a parlare di fortuna e sfortuna. Come convincerlo che esiste soltanto la casualità, ed essa non “mira” a favorire o sfavorire nessuno?
Si direbbe che ancora oggi l’uomo sia preda di un totalizzante animismo. L’individuo non si sente circondato da un’enorme macchina cieca che gira in base alle sue leggi (spesso, ai nostri occhi, “casualità”). Pensa invece di essere circondato da un insieme ignoto che vuole e rifiuta, favorisce e sfavorisce, è giusto o ingiusto. Tanto che lui lotta quotidianamente, da pari a pari con la natura, col prossimo, con il suo corpo, col tempo che passa e perfino col destino. Considerando in ogni caso una suprema ingiustizia il fatto che si debba morire.
A meno che…

L’UOMO NATURALEultima modifica: 2023-04-24T08:02:11+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “L’UOMO NATURALE

  1. Lei ci scherza ma ciò cui lei allude è un dogma della dottrina cristiana: il dogma della Divina Provvidenza. Dio si occupa dei minimi particolari della vita di ogni singolo, inclusa la rimozione delle foglie cadute dagli alberi. Infatti per fondare il “diritto naturale” (un’araba fenice giuridica) l’olandese Grozio scrisse (se non sbaglio) che questo diritto doveva essere valido “Etsi daretur Deus non esset aut ab eo non curari humana negotia”, anche se ammettessimo che Dio non esiste o che egli non si occupa delle attività umane. Ed ha sentito che fosse necessario precisarlo. Che lei “rubi” un rametto del rosmarino del giardino del suo vicino per metterlo nell’arrosto per Grozio sarebbe un illecito (furto) Etsi Deus non esset ecc. E invece, per il Catechismo, “non si muove foglia che Dio non voglia”. Dunque il divieto nasce dal Decalogo.
    Considerazioni utili per sciacquare il nostro cervello e non farci pensare che oggi è il 25 aprile.

  2. Assolutamente in disaccordo.
    Ogni volta che esco a spazzare il terrazzo si alza il vento. Proprio oggi: due minuti prima, calma di vento. Dopo due minuti che sto raccogliendo foglie e quello che casca dai piani di sopra, folata di vento che sparge tutto. Pura casualità? Mia ignoranza meteorologica, benché scruti il cielo, osservi le eventali nuvole eccetera eccetera? Nossignore!
    La spiegazione me l’ha data quella pia donna di mia moglie.
    E’ la punizione divina per la mia condizione di peccatore.
    Certo, lieve (ben peggiore potrebbe essere, chessò, un mal di denti, o perdere la tessera del bancomat) ma probabilmente commisurata alla levità dei miei peccati. Quindi, altro che “macchina cieca”: c’è un superpotere (Lui) che mi tiene d’occhio e attende l’attimo preciso per colpirmi, adirato con me perché continuo a peccatucciare.
    O forse perché ama le foglie sparse?
    Mistero…

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