LA FRANCIA RIVOLUZIONARIA

I francesi hanno la fama di nazionalisti ma sono appena appena patrioti. Hanno il migliore Paese d’Europa e non lo capiscono. Infatti, fra loro, passano il tempo a dirne male.
Io invece la Francia l’ho molto amata e in anni lontani non sono stato lontano dal cercare di prenderne la nazionalità, talmente mi ci sentivo a mio agio. Tanto che più volte mi son trovato a difendere la Francia contro i francesi. Li sorprendevo a criticare il loro governo nel modo più acre, e perfino a dir bene degli altri Paesi, e gli mettevo sotto il muso i loro grandi motivi di soddisfazione. E così spesso la loro conclusione era: “Après tout, on n’est pas malheureux en France”, dopo tutto non siamo infelici, in Francia. Gli dicevo anche che i tedeschi, per dire “Felice come una Pasqua” dicono: “Glücklich wie Gott in Frankreich”, felice come Dio in Francia. E ridevano.
Ebbene, questo Paese che ha tutti i vantaggi possibili – estensione, terreno non molto montagnoso, clima buono per tutte le coltivazioni, risorse naturali, Mediterraneo e Atlantico – ha la sensazione di vivere così male, da essere sempre sul bordo di una rivoluzione. Cosa pressoché incomprensibile. Se qualcuno è colpevole dei limiti della Francia, sono i francesi. Me ne sono convinto quando l’ho attraversata per la prima volta in diagonale, con la mia piccola Vespa. “Col Paese che hanno dovrebbero essere i primi in Europa, e con margine”, mi ripetevo. E allora come si spiega questa tendenza alla rivoluzione?
La storia potrebbe fornire qualche spiegazione. La Francia non è stata rivoluzionaria fino al 1789. Del resto, persino in quell’anno, finì col fare una rivoluzione più per colpa dell’insipienza del re e dei nobili, che perché volesse rovesciare la monarchia o mettere a ferro e fuoco il Paese. Ma a quell’esperienza ha preso un tale gusto, da “fare la rivoluzione” anche quando non ce n’è ragione. Qualcuno ha detto che quando “La France s’ennuie” (si annoia), scende in piazza, sfascia qualcosa, e fa a botte con la polizia. Caso esemplare: il maggio ‘68. Quella “rivoluzione” fu talmente stupida e infantile che, quando i ragazzi l’ebbero vinta in piazza, ed ebbero il potere a portata di mano, scoprirono che non sapevano che farsene. Tanto che i francesi (quelli mentalmente maggiorenni) quel potere lo lo riconsegnarono coralmente a Charles De Gaulle, “con tante scuse”.
Ma non è finita lì. Mentre l’Italia non ha mai fatto una rivoluzione, e lo stesso Risorgimento ha avuto successo malgrado l’indifferenza al riguardo della stragrande maggioranza degli italiani, la Francia ha continuato a protestare per questo e per quello, magari dimenticando qualche tempo dopo il perché. Ancora recentemente c’è stata l’interminabile insurrezione a rate dei “Gilets Jaunes” ed io sfido gli amici a dirmi qual era la materia del contendere. Forse l’hanno dimenticata anche i francesi.
Ora abbiamo sotto gli occhi la rivoluzione perché l’età pensionabile è stata portata da 62 a 64 anni, mentre nell’Italia di Landini e della Schlein essa è già a quota 67 da non so quanto tempo. Del resto, come pretendere di andare in pensione da “giovani”, se poi i vecchi sono “immortali”, come diceva un mio amico, nel senso che si rifiutano di morire anche a novant’anni? Questi giovani disoccupati che riempiono le strade si rendono conto che, se tutti sono pensionati, ogni lavoratore avrà a carica due o tre pensionati? E che proprio loro faranno parte di quei lavoratori? A giudicare da come stanno fisicamente, gli europei dovrebbero andare in pensione a 75 od 80 anni. Fra qualche anno aiuteranno ad attraversare la strada dei cinquantenni schiantati dal peso di sostenere l’intero Paese.
Scherzi a parte, la Francia è il paradigma di un’intera epoca caratterizzata dall’incoscienza e dal distacco della realtà. Se abbiamo tante difficoltà all’idea che dobbiamo fare i conti con una guerra è perché la guerra, la fame, i bombardamenti, tutte le serie difficoltà della vita, sono completamente uscite dal nostro orizzonte. La pace, il cibo, le cure mediche, le vacanze e il telefonino sono divenuti delle ovvietà. I giovani pensano che il frigorifero con tutto il suo contenuto fiorisca da solo, emergendo dalle piastrelle della cucina. L’unica fatica è quello di aprirlo per vedere che cosa preferiamo. Forse avevano ragione i nostri vecchi quando, cent’anni fa, dicevano: quando l’asino tira calci, è segno che ha mangiato troppo bene.
Emmanuel Macron non mi è simpatico, non saprei nemmeno dire perché, ma coloro che lo contestano sono peggio di lui.

LA FRANCIA RIVOLUZIONARIAultima modifica: 2023-04-20T19:49:19+02:00da gianni.pardo
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