LE GRANDI POTENZE DOPO LA GUERRA

Che cosa faranno, le grandi potenze, negli anni futuri? Quali cambiamenti potrà determinare la guerra in Ucraina, sia nel caso che la Russia la vinca sia nel caso che la perda? E chi prenderà le grandi decisioni?
Attualmente i protagonisti della politica mondiale sono (in ordine di ingresso nella storia) l’Europa Occidentale, la Cina, gli Stati Uniti, e la Russia (fino a qualche anno fa). Infine ci sono tutti gli altri Stati.
L’Europa Occidentale è stata a lungo il centro dello sviluppo del pianeta e gli ha dato molte delle caratteristiche che conosciamo. Tutto il mondo usa l’alfabeto latino (gli alfabeti locali soltanto per fini interni); tutto il mondo ha adottato la scienza occidentale; l’arte occidentale (in particolare la musica) ha una valenza universale; tutto il mondo usa l’inglese e via dicendo. Per quanto riguarda il passato, l’Europa Occidentale non teme confronti. Purtroppo oggi è un fazzoletto di terra in cui convivono, beccandosi da mane a sera, delle vecchie signore inacidite e pettegole, troppo sciocche per concepire una politica comune. Così quel Continente che è stato un concentrato di primati non conta più nulla o quasi: chi decide in esso è la triade Debolezza-Anarchia-Cecità. Al punto che siamo diventati territorio di conquista: né la Russia né la Cina ci disdegnerebbero come pingui colonie.
Ecco un sintomo di questo decadimento. I popoli occidentali hanno vissuto il tentativo russo di annettersi l’Ucraina non come un fenomeno storico ma come uno scandalo morale. Infatti sono stati abbastanza stupidi per credere che la guerra fosse stata espulsa dalla storia. Del resto ancora oggi pensano che la guerra non li riguardi personalmente. E infatti, quando essa finirà, e comunque finirà, accoglieranno la pace con un sospiro di sollievo. Quand’anche la conclusione fosse che la Russia si annette l’intera Ucraina. Una simile decadenza non merita commenti: solo sospiri.
In ordine cronologico forse la Cina è entrata nella storia ancor prima dell’Europa: ma per secoli è vissuta ripiegata su sé stessa. Il mondo l’ha ignorata ed essa ha ignorato il mondo. Oggi, adottando il capitalismo privato, è risorta ed è anzi diventata una grande potenza politica ed economica, ciò che non era mai stata. Tanto che tecnicamente potrebbe tentare di conquistare Taiwan con la forza per ottenere l’unificazione della Cina di Mao con quella di Chang Kai Shek. E il controllo dell’Asia Orientale. Purtroppo, per ottenere questo vantaggio, forse sarebbe costretta a battere militarmente gli Stati Uniti o almeno provarci: e il costo potrebbe essere troppo alto. Dunque la saggezza dovrebbe consigliarle di aspirare piuttosto ad una diarchia economica mondiale.
Questo è ciò che consigliano la razionalità e il buon senso. Ma in Cina c’è l’incognita della dittatura e in essa il potere assoluto consente al dittatore follie che poi pagano, anche con la vita, milioni di persone. Non ci rimane che sperare che Xi Jinping sia meno folle di Hitler o di Putin, come in effetti sembra essere. Anche se non si sa mai. Putin ha cominciato bene ed ha concluso malissimo. Comunque l’opinione del popolo cinese non avrà nessun peso. Perché nessuno gli permette di ficcare il naso negli affari suoi.
Pechino si propone come l’alleata della Russia ma in realtà non ha nessun interesse alla sua vittoria.Se la Russia vincesse avrebbe poi un grande peso, in Europa. Per la Cina invece la cosa migliore è che rimanga un Paese ridimensionato, una bottega in cui rifornirsi di materie prime a prezzo scontato. Così Pechino sarebbe una superpotenza economica mondiale e la frontiera della sua influenza economica passerebbe nel mezzo dell’Europa. Ovest fino agli Stati Baltici; Cina al di là.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti la prima cosa da dire è che la loro politica internazionale è stabile perché strettamente dominata dalla costanza dei loro interessi e dei dati obiettivi. Cosicché chi sarà il prossimo Presidente è cosa meno importante di quanto non si pensi: quand’anche fosse dissennato e volesse fare di testa sua, il sistema statunitense di pesi e contrappesi glielo impedirebbe.
Trattandosi di una democrazia, bisogna anche chiedersi che cosa pensa il popolo, notoriamente emotivo. Ma in America tradizionalmente esso si disinteressa di ciò che avviene nel resto del mondo. La politica estera è dunque affare dei politologi, dei grandi giornali, e soprattutto ovviamente dei grandi politici, degli alti gradi militari, dei Servizi Segreti, del Pentagono. L’unico rischio verrebbe da un tale malcontento del popolo da imporre al governo un cambiamento di politica. Come avvenne nella guerra in Vietnam. Ma oggi non muore nessun americano ed economicamente e – date le dimensioni dell’economia statunitense – la guerra è priva di importanza. Dunque l’ipotesi di un getto della spugna, da parte degli Stati Uniti, è improbabile.
Veniamo alla Russia. La maggior parte delle balle sparate da Vladimir Putin sono prese assolutamente sul serio dai russi: essi arrivano a credere che questa è una guerra che la Russia combatte per difendersi e sopravvivere. Come se non fosse la Russia che ha aggredito e aggredisce ancora oggi un Paese confinante. Questo spiega il sostegno del dittatore. I russi rimpiangono l’Impero Sovietico ed anche Putin ha questo sentimento. Dunque, se vincesse, per lui sarebbe normale riannettersi le altre ex Repubbliche Socialiste. Non tanto perché la Russia sia abbastanza forte, per questo, quanto perché l’Europa è abbastanza debole per subirlo.
Ma molto dipende dai costi della guerra. Se essa si prolungherà e se il popolo vedrà che il prezzo, in termini economici e di vite umane, è veramente troppo alto, potrebbe anche aprire gli occhi. Per questo bisogna aiutarlo sulla via del realismo facendogli vedere che la Russia può perdere la guerra.

LE GRANDI POTENZE DOPO LA GUERRAultima modifica: 2023-04-19T14:03:13+02:00da gianni.pardo
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