WHEN IN ROME DO AS THE ROMANS DO

di Dino Panigra

Un mio amico left wing minded, ha offerto questo comment al new proposal (di cui today parlano “not so few” columnists nei loro oped) di usare solely l’italiano in tutti gli official deeds. E, beware, non è un optional, si possono pagare cash up to centomila euro di fine. No doubt, una gag di quei clowns di fascisti che oggi sono on top of the top. To begin with, questo supposed trend è un fake. Gli italiani non parlano Italenglish purposely. È soltanto quando let themselves go che gli capita di mix up English and Italian. By the way, as a matter of fact, se occasionally c’è troppo inglese in Dante’s language, è perché gli italiani sono naturally anglophones, to such an extent che, from time to time, il loro Italian è, essentially, una retroversion. English people, once unpon a time, inventarono il Grand Tour (da cui il word “tourism”), oggi invece la upper class inglese viene in Italia per fare uno stage di inglese. So that la loro tongue sia up-to-date. Infatti il wall poster non dice più “Come and see Italy”, ma “come to Italy and improve your English”.
By now gli italiani sono così lord and master della loro lingua (English, of course) che hanno inventato nuove pronunciations. E gli inglesi devono recover the gap, no? For exemple, sono così old fashioned che dicono ancora “s-spèns”, alla francese, per suspence (che loro si ostinano a scrivere suspense) e noi italiani poi dobbiamo convincerli che la retta pronuncia è “sàspens” e il correct spelling “suspence”. And so on. Oh yes, we have a lot of work to do, gli diciamo accogliendoli, to redress your mistakes. Ovviamente, we’ll do our best.

WHEN IN ROME DO AS THE ROMANS DOultima modifica: 2023-04-02T18:00:33+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

4 pensieri su “WHEN IN ROME DO AS THE ROMANS DO

  1. Ho letto con attenzione l’articolo cui rimanda il sig. Valenti. Confermo che in Francia la legge Toubon funziona piuttosto bene. Mi sono trovato, alcuni anni fa, a svolgere in Francia attività di formazione e consulenza su tematiche di gestione industriale e manutenzione impianti: in Italia prevalgono i termini “tecnici” inglesi; in Francia sono quasi inesistenti (mi capivano, e mi insegnavano l’equivalente francese).
    Leggo, in detto articolo, che i critici nostrani della legge Toubon sostengono che in Francia si usano sistematicamente molti termini inglesi; tra gli altri citano budget. Ignorano che budget (ovviamente pronunciato alla francese, e non bàdget come diciamo noi) è anche un vocabolo francese. Basta consultare il Grand Larousse, o un qualsiasi altro buon dizionario francese. Dal lato di Albione, su Oxford Languages, si può leggere:
    budget
    late Middle English: from Old French bougette, diminutive of bouge ‘leather bag’, from Latin bulga ‘leather bag, knapsack’, of Gaulish origin.
    E’ esattamente la stessa etimologia proposta dal Grand Larousse!
    Cito infine una frase dell’articolo:
    “Nel 1984 furono invece i socialisti, visto che la difesa della lingua non è né di destra né di sinistra,”
    Purtroppo da noi non è così: la difesa della lingua è considerata di destra (cioè “fascista”). La sinistra sembra impegnata a smontare la lingua italiana, credo per combattere il “sovranismo fascista”, ma forse anche per mettere in crisi il senso della patria, il valore della nazione. Così come sta operando contro altri “istituti”, quali famiglia e matrimonio.

  2. Veri veri biutiful !!!
    _______________________________________

    La maggioranza degli stati UE ha nelle loro Costituzioni l’obbligo di servirsi – nell’impiego ufficiale – delle rispettive lingue nazionali. Non l’hanno Italia, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Rep. Ceca, Danimarca, Svezia. Grecia e Cipro.

    In Francia è nella Costituzione dal 1991 (art.2) e la legge, diciamo così, attuativa è del 1994 (la c.d.”Legge Toubon” n. 94-665 del 4 agosto 199). Ma l’obbligo praticamente risale ai tempi in cui a capo dello stato c’era il il Generale De Gaulle, che non ne voleva sapere di termini stranieri specie se inglesi.

    A questo proposito un ufficiale dell’Armée, mi raccontò un aneddoto, senza assicurarmi peraltro della sua veridicità.

    La prima volta che, da President de la République, in occasione della festa nazionale del 14 Luglio, passò in rassegna i reparti militari schierati lungo gli Champs-Elysées, stando in piedi sulla jeep – lui che era già alto di suo – si accorse (ecidentemente per la prima volta) che molte insegne dei negozi lungo l’avenue non erano francesi (shop, drug store, e simili).

    Dicono si incavolasse di brutto e che la prima cosa che fece ritornando al Palais de l’Élysée (e questo è accertato) quella di convocare lo scrittore René Étiemble (autore di Parlez-vous franglais?) al quale commissionò un rapporto sullo stato della situazione e fu così istituita una commissione per la terminologia dell’amministrazione per individuare le lacune del vocabolario e proporre nuove parole da sostituire ai termini stranieri.

    Seguirono negli anni successivi, altre numerose iniziative in difesa della lingua nazionale (v. https://diciamoloinitaliano.wordpress.com/2018/04/17/la-politica-linguistica-francese-impariamo-dalla-legge-toubon-1/).

    In Italia ridiamo e parliamo sempre più in italiese.

I commenti sono chiusi.