MISTERI DOLOR0SI

Leggendo libri di storia si vede che nessuno dimentica ma quasi tutti alla lunga perdonano. Come mai invece tanto rancore, intorno alla Russia?
Sappiamo che purtroppo nessun popolo è una mammoletta. In occasione delle guerre, alcuni popoli si rendono colpevoli di grandi orrori, ma non ce n’è uno che sia completamente innocente. Gli americani si sono fatti una fama di combattenti corretti e generosi, e tuttavia poi, in Vietnam, c’è stato il massacro di My Lai. Gli italiani si credono costantemente buoni e umani, ma non sempre è l’opinione di chi ne ha subito l’invasione. Gli spagnoli sono un grande popolo e tuttavia la loro Guerra Civile è anche un campionario di atrocità. Come tutte le guerre civili.
Forse perché tutti i popoli hanno i loro scheletri negli armadi, la tendenza generale è quella di “metterci una pietra sopra”. O dimenticando, o deviando la condanna su un soggetto diverso. I romani, dopo la metà del III Secolo a.C., si comportarono in maniera sleale e crudele, con Cartagine. Anche se la storia la conosciamo soprattutto da fonti romane (i cartaginesi non erano particolarmente versati in storiografia) quasi ci si vergogna, leggendola, di avere ignorato quanto i romani potessero essere infidi e vendicativi. E tuttavia, in tutte quelle regioni su cui si è esteso l’Impero Romano, malgrado le sue vessazioni, malgrado il suo fisco rapace, malgrado la sua corruzione, quell’Impero ha lasciato un solo sentimento: nostalgia. Nostalgia e fierezza per averne fatto parte. Da Volubilis (Marocco), al Vallo Adriano, da Lisbona a Bucarest.
La storia ha perdonato la Spagna, malgrado le sue crudeltà e le sue depredazioni nel Continente Nuovo; ha perdonato l’Inghilterra e la Francia, malgrado la loro boria; ed ha perfino perdonato la Germania, attribuendo i suoi crimini al nazismo, ed accettandola come Locomotiva d’Europa. Per non parlare dell’Austria, di cui si è completamente dimenticata la collusione con Hitler. Ad un solo Paese, che io sappia, nessuno perdona né il suo passato né il suo presente: la Russia.
La presenza e il nome di Mosca sono aborriti dovunque essa abbia dominato: si va dall’acre disprezzo polacco, al sordo, inestinguibile rancore dei Paesi Baltici, o infine al sentimento negativo di tutti i Paesi che fecero parte dell’Unione Sovietica, o ne furono dominati nei lunghi decenni del dopoguerra. La Russia non è né amata né rimpianta. E forse nessuno avrebbe potuto prevedere – non l’ha previsto neppure Vladimir Putin – la vivacità della reazione ucraina alla brutale offerta di Mosca di far parte della stessa famiglia. La stessa famiglia? La stessa origine, la stessa comunità culturale e in grande misura linguistica? Neanche a pensarci. “Noi non siamo come voi e non vogliamo stare con voi”, ha gridato un’intera nazione. Gli ucraini hanno detto: “Meglio morti che russi”. E qui vengo all’argomento che troneggia in mezzo alla mia mente: come si spiega questa particolarità?
Credo che tutti gli uomini, dovunque nati e quale che sia il colore della loro pelle, facciano parte della stessa specie. Fra di loro sono più importanti le differenze di imprinting e quelle geografiche che quelle genetiche. Dunque i russi non sono diversi dagli altri. In particolare non sono diversi dai baltici, dai polacchi, dagli ucraini: e allora, come mai tanta inimicizia, verso di loro? Non che essere sensibili al panslavismo (sotto l’egida di Mosca) i popoli orientali sono tutti volti all’Ovest, se sono liberi di voltarsi. I rumeni quasi si offendono se li si assimila ai loro vicini e sono felici che nel nome del loro Paese ci sia ancora la memoria di Roma. Nel corso dei secoli che cosa hanno dunque fatto di così grave i russi, che si può perdonare alla Germania la Shoah e non ai russi il fatto di essere russi?
La Russia ha, come tutti, i suoi scheletri nell’armadio ma ciò non basta a spiegare una così corale ostilità. La spiegazione possibile – e tremenda – è che, nella percezione comune, per gli altri Paesi le cose di cui vergognarsi appartengono ad una stagione, mentre per i russi appartengono a tutte le stagioni. La delusione, dopo personaggi come Yeltsin, è stata immensa e – si direbbe – irrimediabile e definitiva. I loro vicini hanno finito col credere che i russi siano come il lupo: possono perdere il pelo ma non il vizio. Li vedono diversi, insalvabili e soltanto temibili. Al punto da squalificare – come avviene oggi – persino i singoli. Oggi in nessun posto, nell’Europa Occidentale, è una raccomandazione essere russi. È ingiusto ma i grandi sentimenti storici non vanno per il sottile. Persino dopo secoli di amicizia Francia e Inghilterra non hanno dimenticato i loro antichi scontri e i loro due popoli non si amano: anche se ormai non sanno nemmeno perché.
Penso a come mi sentirei se fossi russo e mi accorgo di essere accorato. A Parigi o a Roma oggi un uomo è un uomo, ma se viene da Mosca è soltanto un russo. E da russo mi direi: “Sono innocente, mi sento visceralmente innocente, e forse non lo sono”. Del resto non mi sento innocente nemmeno da italiano. Proprio perché esiste una responsabilità collettiva.
Mi sento colpevole di slealtà nei confronti della Francia del 1940; mi sento colpevole nei confronti dei greci, e quando sono andato in Grecia, ho rimpianto di non parlare greco, per chiedere scusa a tutti quelli che incontravo; mi sento colpevole nei confronti dei tedeschi già sconfitti, e mi sento colpevole di slealtà perfino nei confronti degli italiani del Ventennio: perché dopo sono stati sconfessati come se non fossero stati le stesse persone che ora li sconfessavano. E tuttavia quella dell’Italia fascista è stata soltanto una stagione.

MISTERI DOLOR0SIultima modifica: 2023-03-31T09:32:02+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “MISTERI DOLOR0SI

  1. Per Rossella Zilli.
    Al referendum del 1 dicembre 1991 sull’indipedenza dell’Ucraina parteciparono l’84,18% dei residenti e a favore dell’indipendenza votarono 28.804.071 ucraini pari al 90.32% dei votanti.
    In nessuna regione dell’Ucraina, compresa la Crimea, vi fu una maggioranza favorevole a rimanere con la Federazione Russa: Crimea 54,16% SI
    Oblast’ di Donec’k 76,85% SI
    Oblast’ di Charkiv 75,83 SI
    Oblast’ di Luhans’k 83,86 SI
    https://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_sull%27indipendenza_dell%27Ucraina#:~:text=Al%20referendum%20votarono%2031.891.742,Parlamento)%20Presidente%20dell’Ucraina.

  2. prendo estremamente sul serio il parere degli interessati, e per questo proverò a risponderle compiutamente, senza pretendere di convincerla.
    L’Ucraina, come Stato, ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio di voler rimanere indipendente. Ma lei chide: “tutta l’Ucraina”? Ma questo, ad ammettere che sia vero, è un problema interno dell’Ucraina, su cui nessuno Stato estero deve mettere il becco.
    Se l’Italia si trovasse ad entrare in guerra con l’Austria, sono sicuro che, di cuore, l’Alto Adige si schiererebbe con l’Austria. Ma di fatto gli altoatesini sarebbero mandati in guerra contro l’Austria, e dovrebbero andarci, anche rischiando seriamente di morire. E morendo all’occasione. O lei pensa che tutti i russi oggi siano contenti di andare a combattere contro l’Ucraina? E le migliaia che sono andati all’estero, pur di non combattere? Le frontiere di uno Stato non si determinano con il sentimento dei cittadini. I baschi non sono del tutto contenti di essere spagnoli, ma lo sono da secoli, e forse lo resteranno per secoli.
    In altri termini, anche se gli oblast di Luhans’s e Donetz sono “russi” di cuore (o le erano finché non hanno conosciuto l’invasione russa, chissà), della loro sorte può e deve decidere soltanto l’Ucraina. È soltanto l’Ucraina che, volendo, può organizzare un referendum chiedendo: volete essere russi o ucraini? Mosca non deve entrarci, a nessun titolo.
    Lei dice che io non sono sufficientemente informato ma la storia mi ha fatto sapere che dovunque sia passato l’esercito russo ha lasciato un ricordo indelebile. Dunque non è detto che gli ucraini di Crimea e di quei due oblast non siano stati molto più filorussi prima della guerra che ora. Comunque è una questione interna ucraina. E su questo non ci piove, come punto di vista giuridico.
    Se lei pensa che io abbia commesso altri errori me li segnali.
    G.P.

  3. Ma proprio questo dimostra che il fascismo è morto. Molti – troppi – italiani non amano combattere i nemici vivi. Infatti il comunismo come teoria è morto, ma dal momento che ci sono ancora molti (ex) comunisti in giro, non molti amano combattere il comunismo.

  4. Professore, io sono di origini ucraine e pur tuttavia credo che Lei abbia scritto un articolo profondamente superficiale tipico di chi purtroppo non si è informato a sufficienza.
    Non è vero, purtroppo, e dico purtroppo, che tutta l’Ucraina vuole rimanere indipendente. L’Est è filorusso e vuole andare con la Federazione Russa. Può piacere, può dispiacere (a me dispiace) ma tant’è.
    Difendere le ragioni ucraine in questo modo, significa dare credibilità ai filorussi.

  5. “E tuttavia quella dell’Italia fascista è stata soltanto una stagione.”
    Nell’ambito del suo discorso ed in generale sì, per la sinistra italiana no. Per il fascismo, viviamo nel paradosso fisico e logico che più si allontana nel tempo e più nei media (dominati in larga misura dalla sinistra) e nel dibattito politico diventa attuale. Più passa il tempo e più sono compulsivamente necessarie condanne solenni, abiure e prese di distanza.

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