IL POSTO DELL’ITALIA NEL MONDO

Qual è il posto che l’Italia merita in Europa? Il posto che occupiamo attualmente è quello che meritiamo? Queste domande sono state ripetutamente poste in seguito all’incontro di Parigi fra Macron, Scholz e Zelensky, incontro cui l’Italia non è stata invitata. Si è detto che la cosa ha costituito uno sgarbo all’Italia – oppure al governo di centrodestra, con esagerato gaudio dell’opposizione – ma non val la pena di entrare nella diatriba che, come le altre, sarà presto dimenticata. Più serio è cercare di rispondere alle due domande iniziali.
Quando si deve procedere ad una valutazione il primo problema è quello del metro con cui stabiliamo la classifica, e in campo geopolitico entrano tanti fattori – non raramente in conflitto fra loro – che alla fine si può essere tentati di gettare la spugna. Il numero di abitanti, ad esempio, ha certo un suo peso, ma non è determinante. La Nigeria è molto più popolosa dei Paesi Bassi, ma questi ultimi sono infinitamente più importanti nella storia. Pesa parecchio l’economia e tuttavia la Gran Bretagna, con un valore economico non lontano da quello dell’Italia, non ha certo complessi nei confronti della Germania che pure la sovrasta come prodotto interno lordo e numero di abitanti.
In generale pesa parecchio il comportamento delle varie nazioni nella storia. Il Regno Unito è quello che nel 1940 si è opposto alla Germania di Hitler per così dire a mani nude. Quello che ha resistito quando ancora mancava più di un anno all’intervento americano in guerra, quando si è trovato a fronteggiare – impreparato, malgrado gli accorati avvertimenti di Churchill – un nemico che a tutti appariva invincibile. Mentre l’Italia è il Paese che ha aspettato di capire chi avrebbe vinto e solo allora, nel 1940, ha dichiarato guerra alla Francia già sconfitta. Lo stesso Paese che nel 1943, quando la Germania aveva da tempo perso tecnicamente, le si è rivoltato contro (almeno a parole) e da allora racconta a sé stesso la favola risibile di avere vinto la Germania combattendo a fianco degli Alleati. Leggenda di cui all’estero sorridono ironici e increduli. Almeno, i pochi che ne hanno notizia. Le cose che invece tutti conoscono sono le infinite magre figure militari fatte in quel conflitto. È vero, eravamo impreparati alla guerra, ma chi ci ha costretto ad entrarci?
Se si rinuncia all’ambizione di una formulazione incontestabile, si può tentare di arrivare ad una conclusione che, pur rimanendo opinabile, corrisponda da vicino alla considerazione media dell’Italia. E qui bisogna distinguere vari piani: per quanto riguarda il passato, dal punto di vista della cultura e dell’arte in Europa non c’è persona colta che non si cavi il cappello dinanzi all’Italia. Dal punto di vista demografico ed economico, essa rimane una grande potenza. Purtroppo dal punto di vista storico, politico e militare l’Italia è tanto squalificata che non c’è governo che possa risalire la china.
L‘Italia è ritenuta totalmente inaffidabile. Noi ci perdoniamo i nostri voltafaccia passati (“L’Italia non conclude mai una guerra con gli stessi alleati con cui l’ha cominciata”, si dice) ma all’estero nessuno ce li perdona. La Francia storicamente ha parecchie ragioni per sentirsi superiore a noi sul piano politico ma a livello di popolo arriva addirittura a disprezzarci, perfino al di là dei nostri demeriti.
Qualcuno potrà essere sorpreso di queste affermazioni. “Ma come, parlate ancora della dichiarazione di guerra alla Francia, dopo che sono passati più di ottant’anni? Credete dunque che sia così lunga la memoria dei popoli?” E la risposta è: “Sì”. Resistendo alla tentazione di aggiungere: “Eccome”. Gli ucraini hanno sofferto della morte per fame (chiamata Holodomor) inflitta dalla crudeltà di Stalin quasi novant’anni fa e non l’hanno certo dimenticata: ecco perché li abbiamo visti insorgere contro i russi fino all’ultimo uomo, per difendersi dall’invasione. E ciò quando nessuno assegnava alla resistenza l’un per cento di probabilità di riuscita. Meglio morti che sotto il tallone di Mosca.
L’Italia è considerata un Paese pieno di persone di buon gusto e perfino di artisti, ma di serie B. Gli italiani sono considerati degli opportunisti e dei voltagabbana. All’estero è con stupore che hanno constatato che Draghi non se la faceva sotto, quando è scoppiata la guerra in Ucraina, malgrado le tante voci di codardi che invocavano la resa. È con stupore che constatano, ancora oggi, che l’Italia della Meloni fa coraggiosamente la sua particina, ma non si stupiscono certo di ciò che dicono personaggi come Salvini e soprattutto quella banderuola che si chiama Giuseppe Conte. Forse ci vorranno altri ottant’anni perché essi dimentichino la Seconda Guerra Mondiale, e ricordino l’Italia attuale, certo imperfetta ma meno spregevole di quella di allora.
Indimenticabile è ciò che De Gasperi disse nel 1946, in occasione del trattato di pace: “Signori, prendendo la parola in questo consesso mondiale, sento che tutto, salvo la vostra personale cortesia, è contro di me”. Ecco, noi otteniamo la cortesia, non la stima degli altri Paesi.
giannipardo.myblog.it

IL POSTO DELL’ITALIA NEL MONDOultima modifica: 2023-02-15T08:14:04+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo