NON SAPPIAMO SE BERLUSCONI “HA COMMESSO IL FATTO”

Silvio Berlusconi non è stato assolto nel processo “Ruby Ter” perché non è colpevole di corruzione in atti giudiziari, ma perché in giudizio non è stata dimostrata né la sua innocenza né la sua colpevolezza. È stato soltanto dimostrato che alcuni magistrati requirenti di Milano sono gravemente incompetenti in materia di diritto penale.
L’assoluzione si è avuta con la formula più ampia (“perché il fatto non sussiste”) e tuttavia i “colpevolisti” lo considerano “corruttore” anche se non condannato. Hanno ragione? Ovviamente no. Ma val la pena di vedere in che senso “potrebbero” aver ragione.
Normalmente, quando l’assoluzione si ha “perché il fatto non sussiste”, manca “il fatto”. Tizio è accusato di omicidio e poi si scopre che la presunta vittima è viva e Tizio non ha neppure tentato di ucciderla. Ma questo, come vedremo, non è il nostro caso. Solo che in fin dei conti risulterà ancora peggiore per la giustizia italiana.
Non sono un penalista e non ho letto gli atti giudiziari ma, se ho capito bene le premesse, penso che il mio ragionamento dovrebbe stare in piedi. Ecco i fatti. Molte delle ragazze erano accusate di falsa testimonianza (riguardo al modo come si erano svolte le famose “cene eleganti”) e – sempre secondo l’accusa – le ragazze avevano mentito perché pagate da Berlusconi affinché mentissero. Per questo per lui l’accusa era quella di “corruzione in atti giudiziari”. Poi, le ragazze hanno effettivamente mentito (dichiarando che Berlusconi era innocente), i giudici le hanno ritenute bugiarde, il processo è andato avanti e la rappresentante dell’accusa ha chiesto la condanna di Berlusconi a sei anni di carcere. Va notato che Berlusconi ha ammesso di avere dato denaro alle ragazze, ma per pura generosità, e – presumo – anche per indennizzarle in parte dei fastidi da loro avuti per averlo frequentato.
Berlusconi oggi è assolto perché gli inquirenti hanno trascurato un piccolo particolare. Se le ragazze hanno mentito, e quelle “cene” costituivano reato, Berlusconi è colpevole di corruzione in atti giudiziari, ma le ragazze sono colpevoli di falsa testimonianza. E per questo reato potrebbero essere condannate. Proprio per questo, in quanto imputate di un reato, andavano interrogate non in qualità di testimoni, ma in qualità di indagate o imputate, in presenza del loro avvocato, come prescrive il codice di diritto processuale penale. Comunque avendole avvertite che si procedeva contro di loro. In questi casi la violazione di questo diritto rende “inutilizzabili le testimonianze”, come ha stabilito anche un’ordinanza dei giudici del novembre 2021.
La ratio legis è chiara. Se Berlusconi invita una ragazza a mentire dinanzi ai magistrati commette un reato, e per questo va punito. Ma se la ragazza effettivamente mente dinanzi ai giudici, commette a sua volta un reato, e per questo va punita. Se gli inquirenti non dicono alla ragazza che, mentendo dinanzi al giudice, incorre in una grave responsabilità penale (il reato di falsa testimonianza) si può anche avere il sospetto che la ragazza menta perché suggestionata dall’inquirente, che quelle risposte vuole ottenere. Mentre le viene contemporaneamente garantito che, affermando quella data cosa, lei personalmente non corre alcun rischio penale. Cosa non vera, ma sufficiente a influenzare la teste, e dunque a rendere non credibile la testimonianza.
Non sostengo che la cosa sia andata così, non ne so niente. Spiego il caso teorico. Ammettiamo che un Pm sia talmente appassionato alla sua accusa che dica ad un teste: “Io sono convinto che Tizio è colpevole. Lo so. Ne sono sicuro. Sicché se tu dici che è innocente, io ti rinvierò a giudizio per falsa testimonianza. Se invece dici la verità, e cioè che è colpevole, non correrai nessun rischio”. Alcuni (e alcune) no, ma molti si diranno: “Chi me lo fa fare a finire in galera per un Tizio di cui non mi importa niente? Io dico quello che vuole il giudice e stasera dormo a casa”.
Naturalmente, se invece l’interrogatorio si svolgesse secondo le norme di procedura, il suo avvocato a questo punto direbbe alla persona interrogata: “Guarda che ti stanno promettendo l’impossibile. Il pm non sa la verità, la verità storica non la sa mai nessuno, e la verità giudiziaria è quella che stabiliscono i magistrati della giudicante, con la sentenza. Se loro penseranno che Berlusconi è innocente, non soltanto tu rischierai la falsa testimonianza per averlo accusato, ma rischierai anche l’accusa di calunnia. Dici la verità e basta, anche se il magistrato dell’accusa (come non dovrebbe mai fare) ti minaccia”.
Dunque noi non sappiamo se c’è stata o no corruzione in atti giudiziari, perché il comportamento degli inquirenti ha reso impossibile non soltanto di accertare la verità storica (quella che non si sa mai) ma anche la verità giudiziaria o processuale che dir si voglia. Mancando la materia su cui giudicare, i magistrati sono stati costretti ad assolvere tutti “perché il fatto non sussiste”, non perché “storicamente mai avvenuto”, ma semplicemente perché “non è stato mai provato che sia avvenuto”.
Dunque i colpevolisti hanno poco da esultare per il fatto che i giudici non hanno stabilito l’innocenza “storica” di Berlusconi. Infatti in primo luogo va dimostrata la colpevolezza, non l’innocenza. Poi è soltanto storicamente provato che, nella loro ansia di condannare Berlusconi, gli inquirenti – per incompetenza, non volendo ipotizzare la malafede – non hanno nemmeno rispettato il codice di procedura penale. E quanto possiamo fidarci di una giustizia che, pur di perseguitare qualcuno, viola le sue proprie norme?
giannipardo.myblog.it

NON SAPPIAMO SE BERLUSCONI “HA COMMESSO IL FATTO”ultima modifica: 2023-02-16T10:11:18+01:00da gianni.pardo
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