UN AMICO CHE SCOMPARE

Chiunque sia vissuto abbastanza a lungo ha conosciuto la tragedia di dover dire addio ad un amico. Ma a volte la tragedia si vive lo stesso, anche se si è ambedue vivi: ed è quando per colpa nostra o per colpa sua (dopo tutto non importa) si rompono i rapporti. È quello che ci capita anche quando il nostro amico ha improvvisamente un comportamento che ci è impossibile condividere. Sicché o rimaniamo con lui, ma contraddiciamo noi stessi, o lo abbandoniamo, ma contraddiciamo un affetto che non vuole morire.
A me questo capita con Silvio Berlusconi. Dire che io abbia avuto un affetto, per lui, è francamente esagerato. Ma ho entusiasticamente votato per lui nel 1994, ne ho sostenuto le ragioni, l’ho difeso con foga quando è stato fatto oggetto di un odio tanto smisurato quanto ingiustificato. E a lungo ho votato per lui, “in mancanza di meglio”. Finché non ho smesso di votare, un po’ per motivi personali, un po’ perché, nel tempo, Berlusconi l’ho condiviso sempre meno. L’ho visto insistere in vecchie promesse irrealizzabili, e che comunque, non avendole realizzate in passato, avrebbe dovuto dimenticare. L’ho visto rievocare ingenuamente i propri meriti e il proprio passato, magari cose vere, ma rievocarle vantandole smentisce il presente. Una donna molto anziana, pressoché impresentabile, non dovrebbe mai raccontare del successo avuto con gli uomini, in anni lontani, perché con ciò stesso sottolinea quanto quei successi sembrano oggi inverosimili. Altro torto che ho imputato a Berlusconi è stato quello di perdere gli amici per strada. Finché sono stati uno o due, ho dato il torto a loro. Ma quando sono diventati folla ho cominciato a capire che forse il torto stava dall’altra parte.
Berlusconi è un grande attore che ha sbagliato l’uscita di scena. Come cantava Aznavour, “Il faut savoir”: “bisogna sapere lasciare la tavola quando la felicità è stata sparecchiata”. Invece il caro Silvio è rimasto troppo a lungo sul proscenio, in attesa di un applauso che tardava, mentre i consensi per il suo partito andavano inesorabilmente assottigliandosi. Fino a divenire patetico: quando appariva sembrava uno che imitasse Berlusconi. Strano a dirsi, io che sono più vecchio di lui l’ho trovato imperdonabilmente vecchio. Vecchio e pieno di un mal nascosto rancore per chi, più giovane di lui, aveva più successo. Tanto da rischiare l’inammissibile: “Voi non sapete chi sono io”.
Berlusconi che, fra le altre cose, è stato un uomo di spettacolo, come mai non ha capito che i meriti non si rivendicano, le barzellette non si spiegano, e che è lecito andare contro tutti se si è a capo soltanto di sé stessi, non se si hanno respomsabilità di comando. Se io dicessi bene di Putin potrei perfettamente permettermelo perché di quel che penso io non importa niente a nessuno. Ma se fossi a capo di un partito, se partecipassi ad una maggioranza e ad un governo, cioè se avessi un’importanza nazionale, non direi “quello che penso” ma “ciò che è bene che la gente pensi che io penso”. Oggi andare contro Volodymyr Zelensky è tanto stupido quanto dire male del Santo Patrono della città mentre passa la processione che lo celebra. Fra l’altro voler dare all’Ucraina il torto dell’invasione russa è come condannare una donna violentata perché la natura l’aveva resa procace. Insomma Berlusconi ha sancito la propria decadenza. E forse si è anche giocato il residuo prestigio internazionale.0
Sono giustificato io, che non avendo avuto figli non ho neanche nipoti: ma lui, che di nipoti ne ha tanti, che cosa aspetta per giocare con loro?
giannipardo.myblog.it

UN AMICO CHE SCOMPAREultima modifica: 2023-02-14T16:14:14+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “UN AMICO CHE SCOMPARE

  1. Dalle mie parti si dice: ” Che bischero che tu se stato”
    Era meglio se stava zitto, il silenzio a volte vale più di mille parole.
    Voleva il suo momento di gloria

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