IL PREZZO DEL GAS E QUELLO DELLA DITTATURA

La Russia ha usato il gas come arma contro l’Europa Occidentale. Ha fatto un affare o si è data la zappa sui piedi?
Nelle prime settimane di guerra Mosca ci ha detto: “Se osate sostenere Kiev, o pagherete un multiplo di quel che pagate adesso, o addirittura vi taglieremo la fornitura, quale che sia il prezzo”. E infatti per qualche tempo l’Europa è stata atterrita ed il prezzo del gas è effettivamente schizzato alle stelle.
Ma è passato appena qualche mese e prima l’Europa ha richiesto sempre meno gas alla Russia, poi questa è stata letteralmente costretta a interrompere la fornitura al Nord Europa a causa della distruzione del gasdotto NordStream. Oggi o l’Europa si è sganciata dalle forniture russe o si appresta a farlo. Il risultato è che la Russia ha perduto quella rendita che – si diceva – era ila fonte principale del finanziamento russo per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Come non bastasse ieri, 22 dicembre, il prezzo del gas – per la prima volta – è sceso sotto il livello dal 24 febbraio scorso. Tutto ciò ha un notevole significato economico, storico e politico.
Rispetto alle democrazie occidentali la Russia beneficia di un vantaggio: può prendere decisioni senza doverne rendere conto a nessuno. Per esempio Putin – sostanzialmente da solo – ha voluto dichiarare guerra all’Ucraina e l’unica difficoltà che ha dovuto superare è stata che (forse) secondo la costituzione russa (se ne hanno una) giuridicamente non aveva il potere di dichiararla. Ma lui ha agilmente superato la difficoltà: invece di chiamarla guerra l’ha chiamata “operazione militare speciale”, e voilà, ed il problema è stato risolto. Sarebbe stato risolto anche se avesse deciso di chiamarla “scampagnata”. Comunque l’uso della parola “guerra” per designare la guerra è stato dichiarato illegale e chi si fosse azzardato a chiamarla col suo nome rischiava una detenzione di anni. Miracoli della dittatura. E dire che Putin avrebbe fatto un miracolo ancor più gradito ai russi se per legge avesse dichiarato che l’acqua era vodka. Pensate: ubriacarsi totalmente gratis!
Ora la parola “guerra” è scappata anche a Putin e qualcuno l’ha denunciato per “diffusione di informazioni false”. Ma si ride con la bocca storta. Infatti la cosa potrebbe essere più seria di quanto si pensi. Potrebbe anche essere che Putin ordini di modificare la legge da lui stesso voluta, in modo da riconoscere che la Russia è in guerra e il governo può esercitare i poteri che gli competono in caso di guerra. In una dittatura ci si deve attendere di tutto.
Torniamo al gas. Sempre recentemente, il ministro dell’Energia e vicepremier russo, Aleksandr Novak, citato dall’agenzia Tass, ha ammesso il drammatico calo delle esportazioni russe verso l’Europa occidentale e, come sempre per dimostrare che la cosa non danneggia la Russia, ha detto che dirotterà le esportazioni di gas verso altri mercati: dell’Asia-Pacifico, dell’Africa e dell’America latina, ma della Cina, vicina di casa.
Naturalmente a Mosca credono sempre che il prossimo sia composto esclusivamente di allocchi. Io posso dirottare delle petroliere e mandarle in un posto piuttosto che un altro ma il gas – o almeno, il gas meno caro – viaggia via gasdotto. E costruire un gasdotto lungo qualche migliaio di chilometri è un’impresa che richiede anni. Né è concepibile costruirne di sottomarini, lunghi per giunta decine di migliaia di chilometri. Dunque la Russia non può dirottare un bel niente. Fra l’altro non mi risulta che la Russia disponga di molti impianti di liquefazione del gas e, ammesso che ne disponesse, il gas liquefatto costa molto più caro del gas che viaggia via gasdotto. Infatti, oltre al maggiore costo della produzione, bisogna considerare il costo del trasporto via mare. Infine questo sistema è impraticabile proprio per la Cina perché una nave partita dal Mar Nero o da San Pietroburgo per arrivare in Cina dovrebbe quasi fare il giro del mondo. Insomma quella di Novak è stata una battuta che forse fa ridere noi, non certo le finanze russe.
La Russia meglio avrebbe fatto, a partire dal febbraio 2022, a non toccare il mercato del gas. Avrebbe dovuto pensare che le guerre durano un paio d’anni mentre la pace (come per l’Europa Occidentale) può durare anche settantasette anni. La Russia ha cercato di metterci in difficoltà per qualche mese e la conseguenza è la perdita del cliente a tempo indeterminato. Se prima Paesi come la Germania o l’Italia si sono consegnati mani e piedi legati al gas russo, credendo al ravvedimento dell’ex Unione Sovietica, ora ogni illusione è caduta, e del gas russo, probabilmente, si farà a meno per molti decenni avvenire.
Come detto, le dittature decidono velocemente, ma non è detto che decidano bene.

IL PREZZO DEL GAS E QUELLO DELLA DITTATURAultima modifica: 2022-12-23T15:20:06+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL PREZZO DEL GAS E QUELLO DELLA DITTATURA

  1. x Luigi “La fortuna di vivere in “democrazia”: mah, personalmente preferisco questa democrazia a quella in cui i balconi e le scale diventano di burro e scivolose sotto i piedi di chi dissente. Certo, lo spettacolo delle migliaia di persone che a Milano, o a Roma, o a Scurcola Marsicana, tremanti di freddo e allucinate vanno a remenare tra l’immondizia cercando pezzi di pane raffermo o di formaggio ammuffito, tendando di scaldarsi alla debole luce del telefonino, caricato dalla dinamo azionata dal criceto, è drammatica.

  2. La fortuna di vivere in “democrazia” sarà di conforto alle tante persone che fanno la fila al freddo, a Milano, per avere un po’ di cibo, visto che i pochi soldi che hanno servono a pagare le bollette, a pagare il GNL americano? sai che affare!
    Vuoi mettere il privilegio di essere i servi degli USA?
    Che gioia armare i nazisti di Kiev per ammazzare i russi, brutti sporchi e cattivi …
    Buon Natale a tutti, è NATO Gesù

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