Chi comanda in un Paese? La prima risposta è: il re, nella monarchia assoluta; il governo eletto dal popolo, nelle democrazie; il dittatore, quando un singolo ottiene il potere assoluto. Le risposte sembrano tutte giuste, ma c’è il rischio che siano tutte sbagliate.
Come ha ben spiegato Étienne de la Boëtie ne “La servitude volontaire” (“il servaggio volontario”, del 1572) l’autocrate non comanda perché, da solo, è più forte di tutti, ma perché tutti gli permettono di comandare. Se fossero stanchi di lui e avessero un po’ di coraggio, essendo in molti gli si butterebbero addosso “come un sol uomo” e lo farebbero a pezzi. Se i molti sono schiavi, secondo La Boëtie, è perché vogliono esserlo.
Del resto, è ciò che insegna la storia degli ultimi secoli dell’Impero romano: più della metà degli innumerevoli imperatori di quel tempo non morì nel suo letto. Insomma se il governo democratico è sgradito, lo si cambia, mentre nel caso della dittatura il rimedio è il tirannicidio. Non per niente i greci celebravano al di là dei loro meriti i due che avevano ucciso Ipparco: Armodio e Aristogitone. Secondo la Boëtie, il potere è sempre espressione del popolo, quanto meno perché il popolo non reagisce alle sue prevaricazioni, mentre alcuni addirittura ne beneficiano. Infatti se nella dittatura i molti soffrono, i pochi, intorno al tiranno, se la godono. E sono loro che lo sostengono.
E allora, chi comanda in Italia? Dal 1860 la monarchia e il Parlamento hanno comandato nel campo precisamente politico ma in campo sociale, o più precisamente “morale”, ha comandato la Chiesa. I radicali si sono giustamente vantati di avere vinto le “battaglie” per il divorzio e l’aborto, ma ancora nei primi decenni del Novecento avrebbero certamente perso quelle battaglie. E altrettanto certamente avrebbero vinto – loro o chi per loro – negli ultimi decenni. Infatti la presa della religione sulla società è drammaticamente scemata fino ad arrivare oggi, con l’attuale papato compromissorio e alla moda, quasi a livelli di folklore.
Nei primi decenni del dopoguerra, attraverso il partito di sedicente ispirazione cristiana, la Chiesa riuscì a far da argine al Partito Comunista ma commise due errori. Il primo fu quello di farlo in nome di ragioni metafisiche: i comunisti erano atei, contro la libertà religiosa e contro i principi della Chiesa. Il secondo fu quello di non occuparsi dei problemi sociali. La cosa del resto la interessava poco, perché in questo c’era convergenza col Pci. Una società tendenzialmente di sinistra entrava facilmente in sintonia con una Chiesa tendenzialmente pauperista. Infatti, dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, ciò che restava della Dc prima si alleò e poi si fuse con ciò che restava del Partito Comunista. Fino ad avere oggi l’ibrido e scialbo Partito Democratico.
Al Partito Comunista la sottomissione a Mosca, e la divisione del mondo in due blocchi, vietò la rivoluzione. Ma il Pci trasse il meglio da questa situazione: con la gramsciana “marcia attraverso le istituzioni” ebbe l’intelligenza di conquistare le menti di coloro che guidavano il Paese: politici, magistrati e intellettuali. Fino a farne dei comunisti consapevoli o inconsapevoli. Il Partito ha anche avuto il genio pragmatico di sfruttare il lato cinico e interessato del carattere nazionale, ed ha reso economicamente conveniente essere comunisti. Era come se dicesse: “Se ti dichiari di sinistra potrai essere ricco sfondato e pure corrotto, noi ti sosterremo in ogni occasione. Se invece ti dichiari contro, non avrai speranze. Se sei un romanziere, un architetto, un regista di sinistra, sarai favorito dalla nostra organizzazione ed avrai successo. Se invece ti permetterai di criticare il Partito, sarai emarginato e troverai tutte le porte chiuse”. E gli italiani non hanno la stoffa dei martiri. Perché opporsi? Fra l’altro il Partito richiedeva soltanto un’adesione formale, come bruciare incenso dinanzi alla statua dell’imperatore: nessun obbligo di coerenza. Infatti mentre i meno furbi sono stati fanatici fino al ridicolo (gli “utili idioti”) i più furbi sono stati miliardari e contemporaneamente “di sinistra”. I “baroni” universitari, non che divenire democratici, sono forse divenuti “marchesi” e in questi giorni Roberto Saviano – uno che forse se le è bevute tutte – ha addirittura preteso il diritto di dare della bastarda alla Presidente del Consiglio. Infatti, come ha detto una sua sostenitrice, se lei lo querela, lui è “perseguitato dalla Camorra e dalla Meloni”.
Tutto ciò spiega la politica italiana. Come mai la riforma della giustizia non è mai arrivata in porto, anche se è ovviamente necessaria? Semplicemente perché i magistrati, e la sinistra che li protegge – hanno reputato che esse andrebbe contro i suoi interessi. Come mai la preoccupazione costante dei governi è stata quella di mostrarsi nemici dei benestanti, anche se alla fine, se non si crea ricchezza, non ce n’è per nessuno? Perché questo è il comunismo visto dalla suburra. Perché l’Italia intera è accanitamente e ferocemente contro il governo attuale? Perché – se non è al guinzaglio della sinistra – è semplicemente inammissibile che governi. Ecco perché la destra è “sempre fascista”.
Forse il recente voto per i Fratelli d’Italia rappresenta la prima scelta cosciente di uscire dall’ipnosi di sinistra. Ci si riuscirà? Se ne può dubitare. Tutto dipenderà da quanto l’Italia sia ancora visceralmente di sinistra.
CHI COMANDA IN ITALIA?
CHI COMANDA IN ITALIA?ultima modifica: 2022-12-20T17:51:18+01:00da
Reposta per primo quest’articolo
“Se i molti sono schiavi, secondo La Boëtie, è perché vogliono esserlo.”
Ovvero “viva las cadenas”.
Mah, ognuno nel suo piccolo si sente ed è impotente, non è che gli piaccia o voglia esser schiavo. Solo quando il malcontento generale supera un certo livello abbiamo le sommosse e persino una rivoluzione. 5 Stelle e Meloni sono l’espressione di forte e diffuso malcontento, ma non cambierà molto perché – vedi quello che dice Veneziani.
Marcello Veneziani:
“Il partito degli scontenti è andato al governo prima con il Movimento 5 stelle e con la Lega, ora con la Meloni e la sua coalizione di destra-centro. È andata al governo, però, non al potere, che è costituito da assetti blindati e sovranazionali che non dipendono dal popolo sovrano. Perché il potere è una matrioska, e la politica è la bambolina più piccola all’interno di bambole più grandi: gli assetti istituzionali, le direttive europee, la Nato e l’apparato militare, l’alleanza atlantica, le potenze economiche e finanziarie sovranazionali… Sarà una difficile scommessa riuscire a trovare un punto di mediazione tra le richieste degli scontenti e i limiti imposti dagli assetti di potere sovrastante. E tra gli scontenti covano non pochi incontentabili…”