FIDUCIA? NEPPURE IN BANKITALIA

I giornali ci dicono – e le opposizioni ci gridano – che la Banca d’Italia “boccia alcune misure nella legge di bilancio 2023”. Poi scopriamo che si tratta del livello dell’uso del contante, dell’effetto di esso sulla possibile evasione fiscale e cose del genere. Trattenendo le risa continuiamo la lettura solo per apprendere che, abolendo il Reddito di Cittadinanza, si creeranno un milione di poveri. Anche se il governo ha detto che il reddito sarà tolto soltanto a chi è in grado di lavorare e rifiuta di farlo. Comunque eventualmente non si creeranno nuovi poveri, visto che poveri erano già prima. O fingevano di esserlo. Diversamente non avrebbero ottenuto quel sussidio.
Ma allarmata non è soltanto la Banca d’Italia, anche la Corte dei Conti ha dei dubbi. Non ricordo più su che cosa. E poiché si tratta di due venerabili istituzioni che rappresentano lo Stato al livello più alto, bisognerebbe comunque concludere che qualcosa non va nella legge di stabilità. Purtroppo noi vecchi abbiamo la memoria lunga.
E questa memoria ci dice che se ci fosse stato un governo di sinistra quei rilievi o non ci sarebbero stati, o sarebbero stati da prendere sul serio. Dal momento che invece c’è un governo di centrodestra, nei panni della Presidente del Consiglio non ne terrei il minimo conto. Da noi il comportamento di molti è, come dicono i francesi, “à la tête du client”, secondo chi si presenta. È giusto stimare la saggezza giuridica della Cassazione, ma non quando una decisione ha riflessi politici o di protezione della categoria. Infatti abbiamo visto la magistratura perseguitare spietatamente Corrado Carnevale, colpevole soltanto di avere osservato alla lettera il Codice di Procedura Penale e di aver fatto fare la figura dei somari a tanti suoi illustri colleghi. E abbiamo visto Silvio Berlusconi, proprio in Cassazione (presidente Antonio Esposito) condannato con una procedura assurda per un reato assurdo. Né molta fiducia ripongo, personalmente, nella Corte Costituzionale, le cui sentenze mi sono sembrate eque e disinteressate, salvo quando riguardavano una legge del centrodestra.
Gli esempi – almeno per chi scrive – sono infiniti. Lo scandalo denunciato da Luca Palamara è stato gravissimo perché, pur confermando la verità di quanto di peggio si era potuto pensare, a quello scandalo non è conseguito nulla. Ciò significa che tutto quanto abbiamo appreso avviene col beneplacito del resto della più alte istituzioni, Parlamento compreso. E ovviamente in primo luogo della magistratura, a tutti i livelli. Come fidarsene, dunque, vedendo che i Pm hanno inseguito per decenni Silvio Berlusconi, intentandogli decine di processi, fino a fargli conquistare – credo – il record delle spese di giustizia e il record delle assoluzioni? Già, perché dopo tutto in Italia la “giudicante” ha più scrupoli della “requirente”, cosa non difficile. Oggi come potrei credere ad una qualunque accusa mossa al Cavaliere?
Ecco il punto. Un giapponese è terrorizzato all’idea di perdere la faccia ma anche da noi un galantuomo è – e deve essere – terrorizzato all’idea di perdere la sua onorabilità. Ma a questo scopo bisogna essere impeccabili. Se prima ci si è resi colpevoli di falsa testimonianza, poi come si potrà sperare di essere creduti, quando si proclamerà la propria innocenza? Le nostre istituzioni, ai più alti livelli, si sono giocata la fiducia dei cittadini. In futuro dovranno faticare molto, per riconquistarla. Se mai ci riusciranno.
Un noto proverbio invita a non chiedere all’oste se il suo vino è buono. Perché si sa che l’oste del proverbio non ha problemi di onorabilità e vanterebbe il suo vino anche se facesse schifo. Ma problemi di onorabilità hanno il sacerdote, il professore, il politico e soprattutto il magistrato, che non vendono vino ma morale. E li ha soprattutto il giudice che la morale non soltanto la insegna ma la impone con la forza dei Carabinieri. Tutte cose che in troppi – nella tempesta dell’annebbiamento politico – hanno dimenticato.
In Italia, essendo riuscita la gramsciana marcia attraverso le istituzioni, un’intera classe di intellettuali ha creduto che fosse lecito continuare la battaglia politica con i mezzi forniti dalla funzione esercitata. Così oggi siamo all’inaffidabilità dei giudizi, troppo facilmente intesi ad insabbiare le magagne della sinistra e ad enfatizzare le pulci della destra. I reggicoda della sinistra sono divenuti dei bugiardi in buona fede, la peggiore risma.
Ecco perché la Banca d’Italia sarà forse l’istituzione più seria che abbiamo nel nostro Paese ma chi è vecchio ne ha viste troppe per crederle. Coloro che hanno mentalità di sinistra non soltanto sono capaci di perseguitare gli avversari politici, ma addirittura (caso Renzi) di perseguitare un compagno di sinistra soltanto perché non segue esattamente la loro linea politica.
Nel mio scetticismo nei confronti del meglio del nostro Paese sono forse eccessivo e colpevole. Ma meno colpevole di chi, per fanatismo politico, si è giocata la fiducia del Paese.

FIDUCIA? NEPPURE IN BANKITALIAultima modifica: 2022-12-06T13:56:32+01:00da gianni.pardo
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13 pensieri su “FIDUCIA? NEPPURE IN BANKITALIA

  1. @ Pier Paolo Falcone

    Se viene a mancare la corrente buona notte. È già successo che in un grande magazzino sia rimasto tutto bloccato. Incidenti simili si ripeteranno, è inevitabile. E allora il contante fa comodo. C’è poi un aspetto psicologico da non sottovalutare. La smaterializzazione del denaro in clic è … diseducativa. Un bambino alle prese coi clic mi fa pena. Monete e banconote … pesano di più. Infatti la carta di credito induce a spendere allegramente. Clic clic clic e il conto si svuota senza che te ne accorgi. È quello che vogliono: che il denaro si spenda o s’investa, non deve stare fermo. Le banche detestano i correntisti che non investono. Logico, perché sugli investimenti ci guadagnano. Certe banche hanno già minacciato i correntisti di chiudergli il conto se non investono. Ma perché devo per forza investire, cioè espormi al rischio, tanto più in regime di azzeramento degli interessi. In Svizzera fu lanciata un’iniziativa, «Moneta intera». I depositi sarebbero stati garantiti dalla banca nazionale. Tutti contrari, destra e sinistra e naturalmente gli istituti di credito. Ma il direttore della banca nazionale dichiarò che avrebbe accettato il verdetto popolare se l’iniziativa fosse stata approvata (per forza, direi). Ma l’iniziativa fu sonoramente bocciata.

  2. Certo: contante di destra e pagamenti elettroni di sinistra è una stupidaggine. Non lo è, purtroppo, l’esistenza dei veri poveri. Credo quindi che anche in questo campo le posizioni estreme, quali l’abolizione totale del contante, siano da evitare.
    Oltre alla questione dei poveri, capiterà sempre di aver bisogno di qualche banconota. Ad esempio, a me è successo di dover fare carburante di notte in una stazione di rifornimento dove non funzionava il lettore della carta di credito; me la sono cavata introducendo un biglietto da 20 €.

  3. Pier Paolo Falcone, la maggior parte delle carte di credito sono gratuite per l’utilizzatore: io non ho mai pagato un centesimo. Non so quanta gente ci sia senza il conto corrente, ma se in quel numero ci sono tutti i ragazzi minorenni o poco più che maggiorenni è normale. Come ci sono alcune donne che non lo hanno intestato ma c’è quello del marito, quindi in realtà ce l’hanno. E comunque il conto corrente non è indispensabile per i pagamenti elettronici: ci sono le carte prepagate, molto diffuse tra i minorenni che non hanno un conto corrente.
    In ogni caso, a fronte degli enormi vantaggi che ne deriverebbero, lo Stato potrebbe tranquilamente farsi carico dei costi di gestione del conto corrente per i non abbienti (oggi si fa carico di ben altro, sarebbe l’ultimo dei problemi).
    Evitiamo caricature del tipo il contante è di destra e i pagamenti elettronici sono di sinistra: sono cose che non c’entrano niente. Neppure con l’essere liberali o meno.
    Non c’è Adam Smith che difende il contante; c’è soltanto un politico che non ha mai lavorato in vita sua e che ha dato quattro esami in vent’anni di università, oggi di destra e ieri comunista padano, che cerca i voti di chi non vuole battere lo scontrino. Punto.

  4. Sergio, il modello cinese è il mio ideale, naturalmente.
    Scherzi a parte, se davvero non vuoi essere controllato non dovresti nemmeno avere un computer ed una connessione Internet, dato che Internet è il principale strumento di controllo e di raccolta di informazioni private. Non basta non avere lo smartphone per essere fuori dal modello cinese.
    Io semplicemente metto sulla bilancia aspetti positivi e negativi dell’abolizione del contante e traggo le mie conclusioni.
    So bene che i grandi evasori non sono tali per il contante, ma il benaltrismo non è un esercizio che mi appassiona.
    E a parte l’evasione fiscale, qualcuno è in grado di dimostrarmi che per taglieggiatori, estorsori, usurai e spacciatori di droga, il contante è indifferente rispetto al pagamento con bonifico bancario, bancomat o carta di credito? O che per un rapinatore è indifferente rubare dei contanti rispetto ad una carta protetta e che per giunta viene disabilitata subito dopo?
    Guardando le cose secondo una prospettiva più ampia, le monete sono sorte nell’antichità come superamento del baratto, e quando non esistevano neppure le banche. Non si può non vedere che l’evoluzione verso la moneta virtuale è un processo irreversibile: oggi i soldi sono annotazioni su registri contabili e nulla più. Quasi nessuno pretende più di avere lo stipendio o la pensione pagati in contanti. E vivvaddio nessuno, da molto tempo, va a comprare una casa trascinando pesanti sacchi di banconote e monete.
    I sesterzi hanno svolto una funzione insostituibile al tempo, ma il mondo va avanti. Prima o poi si arriverà all’abolizione del contante.

  5. @ Sergio
    “Le banche, lo Stato, il sistema potrebbero però regalare la carta di credito a chi non può permettersela” (apprezzo l’ironia) e magari anche regalare un POS, esente da spese, a tutti coloro che chiedono l’elemosina. In molte chiese, durante i picchi della pandemia, già raccoglievano le offerte col POS; senza però eliminare il cestino!
    Ma forse la sinistra – ormai rappresentata soprattutto dai pentastellati – è convinta che non esista più la povertà (Di Maio dixit). Ecco perché non tolgono ai ricchi per dare ai poveri: i ricchi possono restare tali, tanto non ci sono più poveri a cui si possa dare. Parimenti, non ci sono più poveri al punto da non avere il conto in banca.
    Forse le ideologie di sinistra avrebbero bisogno di un bagno di umiltà.

  6. @ Pier Paolo Falcone

    Le banche, lo Stato, il sistema potrebbero però regalare la carta di credito a chi non può permettersela (e magari versargli pure dei soldi, una sommetta – così è nel sistema pure lui).
    Credo che in Cina lo smartphone sia obbligatorio: tutti devono essere reperibili e controllabili. Chi non ce l’ha o lo rifiuta è automaticamente schedato come asociale, sovversivo ecc. Lo Stato magari te lo regala pure e devi usarlo (anche il non uso è sospetto). La Cina sta facendo scuola.
    Viva la libertà, viva il contante (che è solo il 10% di tutto il denaro). I grandi evasori sanno come fare per evadere nonostante il “tutto elettronico”. Non è poi un caso che sia proprio soprattutto la sinistra a insistere per il tutto elettronico: sognano lo Stato forte, onnipotente, che toglierà ai ricchi e darà ai poveri,
    tassando a tutto spiano.

  7. Quasi 15 milioni di italiani (il 29% degli over 15 anni) non hanno un conto corrente. Anzi, “non avevano”, visto che sono dati vecchiotti della CGIA di Mestre. Dati molto più recenti dicono che il 22,26% della popolazione europea non possiede un conto corrente (non so se siano inclusi anche i neonati e i bambini). Personalmente conosco una dozzina di adulti e anziani che, essendo “poco abbienti” (viva gli eufemismi), non hanno un conto corrente. Che facciamo? Gli impediamo di vivere? Oltre che il cibo e i generi di prima necessità, ogni tanto hanno anche bisogno di fare qualche spesa più cospicua: un cappotto, una bicicletta usata, un paio di occhiali, un paio di scarpe …
    Ci sono associazioni (ne frequento una) che aiutano i veri poveri, anche con offerte in denaro: come sostituire il contante con moneta elettronica?
    Bene: i più abbienti hanno il diritto di non tenere denaro in tasca, ma non possono obbligare chi non può permettersi una carta di credito a fare altrettanto; fosse anche solo il 5% della popolazione.

  8. @ Fabrizio

    Peccato, sembra piacerti il modello cinese (tutti controllati, tutto sotto controllo). Alla fine lo Stato o chi per lui ti blocca il conto e non puoi nemmeno comprarti il pane. No, quella sul contante non è una battaglia di retroguardia. Scrivi tu stesso che il fisco in Italia è iniquo – quindi siamo più che legittimati a evaderlo. Ma io difendo il contante non per evadere ma perché … non mi piace il modello cinese (non ho lo smartphone e non ho mai avuto nemmeno il cellulare – eppure sono ancora vivo).

  9. Sì, Sergio, sono a favore dell’abolizione totale del contante.
    Tra i miei diritti fondamentali non vedo quello di essere costretto a cercarmi uno sportello per prelevare, dover cercare i soldi nel portafogli e contarli, prendere il resto e dover contare pure quello. Non avendo niente da nascondere, non mi interessa neppure che i miei pagamenti siano tracciati: se qualcuno vuole perdere il suo tempo ficcando il naso sulle mie uscite di banca, mi dispiace per lui che che è messo così male.
    Lascerei da parte le statistiche sul contante che lasciano il tempo che trovano (il sommerso e l’illecito non sono censiti e nessuno ne conosce l’entità) e mi concentrerei su quello che è evidente.
    L’evasione sui contanti non è poca cosa, in un paese come il nostro di microimprese, artigiani e professionisti di ogni genere: moltiplichiamo la nostra esperienza personale per milioni e milioni di volte e già otteniamo un risultato più che notevole. E oltre all’evasione c’è la criminalità, micro e non solo.
    La battaglia di retroguardia sul contante ha poco o nulla a che fare con la libertà e molto a che fare con l’evasione: considerato che le commissioni sul pos sono a percentuale (lo 0,5% su un caffé al bar vale meno di un centesimo) e che anche i contanti hanno un costo di gestione e di stoccaggio, a che altro serve togliere l’obbligo di pos fino a 60 euro se non a rendere possibile la non emissione dello scontrino o della fattura? E chi è che va in giro con 5.000 euro di contanti in tasca?
    Oltre al recupero sull’evasione, abolendo i contanti si danneggiano rapinatori, scippatori, taglieggiatori di commercianti. Pensiamo che bello il pizzo pagato con bonifico bancario, carta di credito o bancomat. Sinceramente non ritengo di dover difendere la libertà di rapinatori, scippatori, taglieggiatori e usurai.
    E’ curioso che Salvini dica che “ognuno deve essere libero di pagare come vuole” e per fare questo toglie l’obbligo del pos, dato che è proprio l’obbligo di accettare il pos che garantisce questa libertà. Così facendo si è obbligati a pagare in contanti se l’esercente lo pretende.
    Aggiungo che ci sono oltre 3.000 comuni italiani sprovvisti di bancomat, quindi si obbligano i residenti di quei comuni a doversi spostare in un altro comune per prelevare (sempre nel loro interesse e per la loro libertà, naturalmente).
    Piuttosto che parlare di “libertà”, preferisco una difesa d’ufficio dell’evasione fiscale, che in un paese con un fisco pesantemente iniquo può avere una sua legittimità morale.

  10. Per quanto a mia conoscenza l’unica moneta legale che si ha l’obbligo di accettare in pagamento è la moneta emessa dalla BCE . Carte di credito e bancomat sono strumenti di pagamento elettronici emessi da soggetti privati senza obbligo di doverli accettare come moneta legale. Pertanto, se questo obbligo non c’è, che senso ha normatizzarlo e porvi un limite ?

  11. Aggiungerei un argomento “metafisico”, Noi liberali non siamo per la libertà? Lo Stato deve perseguire reati e delinquenti, ma deve lasciare in pace i galantuomini. Come conciliare le due cose? Affar suo. Ma non può entrare né a casa mia né nel mio portafogli.

  12. @ Fabrizio

    Scusa, ma tu saresti per l’abolizione del contante? È una balla che il contante favorisca l’evasione, per lo meno l’evasione in grande stile – visto che il contante costituisce appena il 9-10% di tutto il denaro circolante. E sai cosa significherebbe “tutto elettronico”? Alla fine la confisca dei tuoi soldi da parte delle banche e dello Stato (remember Giuliano Amato?). Le piccole truffe del dentista e dell’idraulico sono in fondo poca cosa. Vogliono il controllo totale. Viva il contante.
    P.S. Io non evado e pago le tasse.

  13. È vero che al centrodestra non si perdona nulla e si va in cerca delle scuse per attaccarlo. Ma è altrettanto vero che uno come Salvini non si può non criticare: a che altro serve alzare i limiti dei pagamenti in contanti fino a 5k euro e togliere l’obbligo del pos fino a 60 euro se non a favorire l’evasione?
    Per non parlare della bestialità della flat tax solo per gli autonomi fino a 85k euro.
    Il problema dell’Italia è anche questo: non si può tracciare una linea di massima e poi seguirla in modo coerente. Si decide di limitare i contanti con provvedimenti via via più restrittivi negli anni, poi arriva un felpato qualsiasi che annulla tutto perché prende i voti di chi non vuole emettere scontrini e fatture. È avvilente.

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