DITTATURE IDEOLOGICHE

L’umanità non cambia mai. È per questo che le favole antiche sono eterne. Per esempio la favola del “Re Travicello” insegna che a volte, per volere il meglio, si ottiene il peggio. Ed è quello che è accaduto all’Iran. Prima il popolo si è sollevato contro lo Shah e, credendo di avere di meglio, ha richiamato dall’esilio Ruhollah Khomeini. Oggi leggiamo di condanne a morte “per disordini”, perché i giovani e soprattutto le ragazze protestano per strada contro un’insopportabile oppressione teocratica. Eccolo, il miglioramento. Un “miglioramento” che dura da quarantatré anni. E che ai tempi dello Shah (antipatico ai “democratici”) avrebbe fatto più scandalo di quanto ne faccia oggi.
La vicenda è tristissima. Quei giovani non hanno nessuna colpa, per la situazione attuale dell’Iran, perché l’hanno voluta non loro ma i loro genitori e i loro nonni. Dunque possono fare una pena enorme. Ma è anche vero che i loro genitori e i loro nonni, quando hanno rovesciato Mohammad Reza Pahlavi, lo hanno fatto con lo stesso entusiasmo ingenuo con cui loro oggi vorrebbero liberarsi degli ayatollah: per vestirsi a modo loro, per il diritto di essere omosessuali, per sentire la musica che preferiscono, per gustare la libertà. Insomma oggi si battono inutilmente per una causa giusta, ma allora – ci giureremmo – si sarebbero anche loro battuti, “con profitto”, per la causa sbagliata. Ma stiamo piangendo sul latte versato. Oggi è troppo tardi per pensare che lo Shah, con tutti i suoi difetti, cercava di modernizzare l’Iran. E che quella fu l’ultima volta che passò l’autobus.
Non è che si possano equiparare tutte le rivoluzioni. Esistono quelle giuste e quelle sbagliate, quelle migliorative e quelle peggiorative: ma è un prodotto senza la garanzia del “soddisfatti o rimborsati”. Sapere in anticipo se si va nella direzione giusta o in quella sbagliata forse non lo si sa mai. Per giunta, se qualcuno avesse il metodo per distinguere i cambiamenti buoni da quelli cattivi, non gli serverebbe a niente. Chi gli darebbe ascolto? Chi mai potrebbe insegnarlo alla folla?
Forse la storia, magistra vitae, come dicevano i romani, potrebbe farlo. Ma non avverrà mai che in un Paese tutti indistintamente conoscano bene la storia. E così ripeteranno all’infinito l’errore di credere che ogni cambiamento sia un miglioramento. Fu un miglioramento il “Terrore” repubblicano, rispetto alla monarchia di Luigi XVI? Meno male che allora si fece marcia indietro, ma non si fece per trent’anni, dopo l’avvento di Stalin. I rivoltosi spesso non hanno idea di quanto la rivoluzione possa peggiorare la loro triste sorte. Soprattutto non pensano che spesso i peggiori mali li infligge al prossimo chi vuole fargli del bene, chi vuole guidarlo sulla Via della Salvezza. Non conoscono i rischi di affidarsi all’“uomo della Provvidenza”, all’“uomo forte che ci salverà tutti”. L’autocrate, anche se non è sbagliato sul momento, può divenirlo in seguito. Si pensi a quella famosa massima: “Il potere assoluto assolutamente corrompe”. E allora non ci sarà più rimedio.
La storia, da Caligola a Stalin e Hitler, ci offre innumerevoli esempi di questa tragedia: ma gli uomini ci ricascano sempre. Ecco perché a volte le sofferenze dei popoli sono strazianti ma non si può far nulla per loro. Troppi pensano che il passato sia soltanto il loro passato personale e credono ancora che il Paradiso Terrestre sia un territorio da conquistare.
Dinanzi agli avvenimenti iraniani si può perfino piangere ma non ci si può meravigliare. Non si può neppure dire “Mai più”. Recentemente pensavo a quello stereotipo: “L’orrenda dittatura di Fulgencio Batista”. Batista non fu certo un gentiluomo: “Son of a bitch”, figlio di puttana, lo chiamava il Presidente degli Stati Uniti. Quel dittatore era forse immorale e corrotto, ma fu lo stesso molto migliore di Fidel Castro. Infatti Castro, da bravo comunista, era un dittatore ideologico. Voleva migliorare i cubani, educarli diversamente, guidarli moralmente, organizzare la loro esistenza, cambiare la loro mentalità. Fino ad appropriarsi non solo della loro economia ma anche dei loro corpi, delle loro anime, della loro vita. Cuba, ridotta alla fame, invece di divenire il paradiso dei lavoratori, divenne il paradiso dei lupanari. Del resto anche nella Napoli del 1944, quando arrivarono gli Alleati, la fame era tale che la prostituzione dilagò. “Señorita” divenne sinonimo di puttana e nella canzone “Munasterio e’ Santa Chiara” si disse: “Ca, na femmena ‘nnucente / Dice ‘a gente, nun c’è cchiù! ”. “Lo stomaco vuoto non ha orecchie”. E certo non ha una morale.
Le peggiori dittature sono quelle “ideologiche”: ecco perché il Paese dove si è sofferto di più e più a lungo è la Russia. Perché il comunismo è anch’esso una religione e l’oppressione ideologica non richiede soltanto l’obbedienza (come la legge nei Paesi democratici) ma esige l’obbedienza entusiastica, l’adesione totale al credo ufficiale, e gli schiavi che si dichiarano felici della propria schiavitù. Ecco perché gli iraniani non avrebbero dovuto mai e poi mai richiamare Khomeini. Se proprio avessero voluto rovinarsi, avrebbero dovuto chiedere se era ancora vivo e disponibile Fulgencio Batista.

DITTATURE IDEOLOGICHEultima modifica: 2022-11-19T08:20:19+01:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “DITTATURE IDEOLOGICHE

  1. Carlo, la mirra non serve solo per mummificare i cadaveri. Puo’ essere usata come trattamento per la febbre, allergie, antisettico, anticoagulante, addirittura per insaporire i cibi. E poi, non dimentichiamo le lacrime della Madonna…..

  2. L’evangelista Matteo parla esplicitamente dei Magi (senza precisare il numero), mirra inclusa:

    [1]Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: [2] «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». [3] All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. [4] Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. [5] Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
    [6]E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
    [7]Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella [8] e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
    [9]Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. [10]Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. [11]Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. [12]Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

  3. Nel Vangelo, no?
    Certo, dipende da quanto ne aveva portata uno dei tre Re Magi (che esistono soltanto nei vangeli apocrifi, credo di ricordare).

  4. A meno che non pianga su come i russi hanno ridotto l’Ucraina. Infatti lei sembra dirmi che, finché é stata in Russia non ha pianto. E immagino non abbia nemmeno osato chiamare”guerra” l”operazione militare speciale.

  5. Si vabbè, intanto risulta, da prove inoppugnabili, documentate da un video, che un’icona della madonna portata in guerra dai russi in Ucraina con tanto di artistica cornice tridimensionale piange lacrime di mirra. Quindi c’è la protezione di Dio, e ciò produce le lacrime di commozione dei soldati ostensori. Quindi, sarà una dittatura, ma la Madonna la sostiene, e tanto basta ai bravi russi.

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