PERCHÉ LA MELONI HA TRIONFATO

Le elezioni politiche del 2022 sono state per Giorgia Meloni e il suo partito un vero trionfo. Non soltanto lei ha quadruplicato i suoi voti, e il suo partito è divenuto il primo d’Italia, ma – con i suoi alleati – ha ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera e al Senato. E tuttavia per questa sua vittoria esiste anche un’altra ragione, indipendente da lei e forse più profonda.
Tutto cominciò nel 2011, quando una crisi di Borsa fece credere che l’Italia era da salvare mediante un “Papa straniero”, cioè una figura qualificata ma estranea alla politica. E così avemmo Mario Monti. Poi altre vicende confuse e infine le elezioni del 2018, con l’alleanza innaturale fra Lega e M5s e – peggio che andar di notte – fra M5s e Pd. Infine, un governo di “salvezza nazionale”, e salvezza significa che si era a un passo dal perire. In altri termini, eravamo nell’incapacità di formare un nuovo governo. Così, per anni ed anni, abbiamo avuto governi che non nascevano dalla volontà popolare.
Non basta. Si dice tanto che “Prodi ha battuto due volte Berlusconi”, ma una delle due volte lo ha fatto con un margine dello 0,07%, se non ricordo male. Cioè sette decimillesimi dei voti espressi. E in tutti questi anni, dal 2011 al 2022, di riffa o di raffa, pur senza avere mai vinto un’elezione, il Pd è stato al governo, mentre la destra – in un’Italia più di destra che di sinistra – non ha mai comandato. E non è tutto. La sensazione della superiorità politica della sinistra, benché non fondata sui fatti, è stata resa palpabile dall’universale consenso. A suo favore ci sono stati tutti gli “artisti”, l’intellighenzia, i professori d’università, i grandi giornali e la Chiesa stessa. Sicché il fatto che il Pd in un modo o nell’altro fosse sempre al potere è stato visto come un destino, un fato, una predestinazione. Al potere per diritto divino, come re Carlo I d’Inghilterra.
Alla lunga questo gioco ha stufato. Non ha stufato, ovviamente, coloro che ne beneficiavano: ma ha stufato la gente comune. E persino molti elettori di sinistra, che non si sono più riconosciuti nei frequentatori di Capalbio; in coloro che sono “un po’ più uguali degli altri”; in coloro che si sentono sempre intellettualmente e moralmente superiori al cittadino comune, una sorta di verme; e soprattutto superiori al cittadino che vota a destra, un sotto-verme pericoloso per la democrazia.
Il risultato è stato che alla fine è saltato il tappo. Come Cromwell ha tagliato la testa di Carlo I, e la Révolution quella di Luigi XVI, il popolo ha deciso non soltanto di non votare a sinistra, ma di non votare nemmeno (salvo per inerzia) per i partiti che hanno tenuto bordone al governo di Mario Draghi. Tutto ciò significa che Giorgia Meloni è stata la persona giusta al momento giusto. Una donna non soltanto di destra, ma non compromessa col governo voluto dall’Italia di sinistra e da un galantuomo come Sergio Mattarella, purtroppo anche lui di sinistra. Non soltanto: non ha votato neppure per la Lega (ex alleata del M5s) e neppure per Berlusconi: troppo “istituzionale”, quest’ultimo, e troppo inserito nell’establishment per rappresentare una vendetta.
La gente ha votato per una donna che non ha l’accento di Capalbio ma delle borgate romane; che nessuno ha preso sul serio per anni; che non è chic; che sembra pensare sinceramente quello che dice e dirlo con coraggio. Una donna tanto “vera” che molti si sono detti: ecco una come noi; ecco il nostro campione. Dite che costei è erede di un partito postfascista? Che è tradizionalista? Che ne ha abbastanza della retorica di sinistra e dei provvedimenti demagogici e rovinosi come il “Reddito di Cittadinanza”? Insomma, dite che è impresentabile? Bene, in questo caso è proprio il Presidente del Consiglio che fa per noi. Stavolta voteremo per lei a valanga, in modo che nessuno possa scipparle il potere con manovre di palazzo, come è avvenuto finora.
In questo senso la storia si ripete. Nel Settecento la Francia non era affamata, come vorrebbero i “proletari” della politica; non era neppure oppressa, come vorrebbero coloro per i quali “monarchia assoluta” significa sempre “bieca dittatura”: perché quella francese non lo era. Ma la Francia era divisa fra coloro che, essendo nobili, erano superiori, e coloro che, non essendo nobili, anche a chiamarsi François-Marie Arouet (Voltaire), non dovevano protestare troppo nemmeno se un oscuro Chevalier de Rohan mandava i suoi sgherri a bastonarli. Era forse nobile, lui? Lo Chevalier non poteva accettare di battersi a duello.
Ciò che ha perduto Carlo I, come ciò che ha perduto la nobiltà francese, è stata l’arroganza, la tracotanza, l’eccesso. Forse più nella forma che nella sostanza. Alla sinistra italiana non possiamo addebitare misfatti come quelli di Stalin, e non ci è certo mancata la libertà: ma l’eccesso di albagia, la pretesa di poter dare o ritirare patenti di democrazia, di presentabilità, e soprattutto di morale, hanno raggiunto il livello del rigetto. La hybris greca o, se si vuole, Ate, la dea della vendetta, alla fine si è svegliata. Ed è stata implacabile.
Salvo la follia di Salvini non operi ancora una volta, dovremmo avere cinque anni di governo di centrodestra. C’è qualche speranza che questo porti a un riequilibrio tra i valori sociali? Sarebbe bello arrivare a considerare politicamente e socialmente uguali i conservatori e coloro che non sono ancora usciti dalla suggestione del marxismo. Sarebbe un grande progresso civile.
giannipardo1@gmail.com

PERCHÉ LA MELONI HA TRIONFATOultima modifica: 2022-10-01T14:35:49+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “PERCHÉ LA MELONI HA TRIONFATO

  1. Gli artisti messi tra virgolette mi piacciono: uno dei misteri di questa epoca è perché mai un cantante appena scolarizzato debba atteggiarsi a profondo intellettuale…
    Detto questo, io la sconfitta della sinistra non la vedo in questo modo. Mi sembra che abbia perso più che altro per le sue divisioni: già sommando PD e 5S si arriva quasi al numero di voti del centrodestra, con anche il terzo polo il centrosinistra è addirittura davanti. Poi non bisogna dimenticare la legge elettorale, che ha aumentato notevolmente il divario nel numero di seggi.
    La Meloni ha preso tanti voti perché non ha mai governato, un po’ come il 5S nel 2018: alle prossime elezioni perderà consensi, è molto probabile.
    Se il governo durerà cinque anni dipenderà, Salvini a parte, da quanto la Meloni sarà accondiscendente nei confronti dell’establishment, interno ed europeo.
    Se dovesse dare fastidio, non è difficile immaginare un rialzo dello spread, che senza fare dietrologia è certamente uno strumento manovrabile: basta qualche piccola, diretta o indiretta e non necessariamente visibile pressione sulle società di rating e/o su uno o due dei grandi fondi che comprano il nostro debito, ed il gioco è fatto.
    Scendendo di importanza, possiamo aggiungere le inchieste ad orologeria della magistratura, cantanti e attori che scendono in campo e nonostante lo spessore pari a zero esercitano una certa influenza…
    Un primo assaggio lo avremo in vista del 28 ottobre, centenario della marcia su Roma, mi immagino il teatrino sulla storia che ritorna e simili stupidaggini…

  2. Uhmmm… credo però che proprio il “è una di noi” possa essere la … rovina dell’Italia. Non è che “noi” siamo qualitativamente un gran che, culturalmente, eticamente, socialmente, e mi pare che più si va avanti – complice TikTok, Instagram e altre fessaggini, su un substrato di scuola in declino? – più la situazione peggiora: la capacità di analisi e di pensiero razionale, il realismo, la proporzione tra fini e mezzi, il significato e il peso delle “parole”, mi sembrano elementi sempre meno circolanti nella società, a vantaggio delle “emozioni” possibilmente espresse nella forma di “caciara” (termine romanesco). E purtroppo la situazione – particolare, in termini socio-economico-culturali – dell’Italia è tale che occorrerebbe qualcosa di qualitativamente migliore.
    Il fatto è che, allo stesso tempo, quelli che in tempi andati si proponevano e venivano accreditati ed accolti come “qualitativamente migliori” (ammistratori attenti, “vicini al popolo”, promotori dell’ascensore sociale e via samodiando) si sono “imborghesiti”, ma nel senso proprio di “mediocrizzati”, incapaci di tenere il passo e governare – con intelligenza, passione, spirito critico e animo “etico” – una realtà che ha travolto i “valori” di un tempo, anzi vi si è adeguata nei fatti, pur criticandola a parole. A questo punto, la soluzione evidentemente adottata è stata “bene, cambiamo e vediamo cosa succede”. D’altra parte, la volubilità sembra una nostra costante: i governi si alternano rapidamente. In questo senso, la democrazia funziona bene. Si potrebbe perfezionare con il televoto, tipo Sanremo.

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