IL SARCHIAPONE DI CONTE

La vera sorpresa di queste elezioni è il 15% del Partito di Conte. Intendiamoci, anche chi come il sottoscritto non ha una grande stima di Giuseppe Conte, deve togliersi il cappello e dargli atto di avere realizzato un miracolo: quel 15% è due o tre volte la percentuale di voti che molti pronosticavano per l’agonizzante partito fondato da Beppe Grillo. E cionondimeno il destino del M5s mi ricorda la morte di Francisco Franco. Nei suoi ultimi giorni di vita, i medici spagnoli hanno letteralmente realizzato dei prodigi professionali per sbarrare la strada alla morte. L’anziano autocrate veniva dato per spacciato, ma poi sopravviveva un giorno, un altro giorno, e un altro giorno ancora. Finché quell’accanimento sanitario divenne quasi uno scandalo che alla fine costrinse la medicina a lasciar morire un uomo che era già “morto” da tempo.
Ecco perché esiste l’espressione “vivo e vitale”. Un bambino può nascere vivo e tuttavia morire poco tempo dopo. “Vivo” e basta è tutt’altro che di buon augurio. Bisogna che sia “vivo e vitale”. Ed ecco il quesito: il “Partito di Conte” è “vitale”? C’è qualche motivo di dubitarne. Innanzi tutto esso è nato dalla spregiudicatezza di Conte il quale ha battuto il Sud Italia insistendo su un solo punto programmatico: difendere il Reddito di Cittadinanza e fare leva sull’interesse monetario degli elettori. E questo costituisce una tara che minaccia la sopravvivenza del partito.
Immaginiamo una regione che sogni di staccarsi dalla madrepatria e divenire indipendente. Il suo “Partito dell’Indipendenza” sarebbe concepibile perché lo scopo sarebbe rivoluzionario e tale da cambiare totalmente la nazione. Naturalmente bisogna pure immaginare che il governo centrale permetta l’esistenza di un simile partito, e non sempre è così: si pensi alla vicenda della Catalogna. Infine la maggioranza della popolazione dovrebbe desiderare l’indipendenza: e dunque in tanto un “Partito dell’Indipendenza” è concepibile, in quanto ambisca ad ottenere il 51% dei voti.
Ed ora applichiamo questi criteri al Partito di Conte. La monocultura del Reddito di Cittadinanza non giustifica l’esistenza di un partito. Un Paese non si governa bene o male a seconda che si dia un sussidio a una certa categoria di cittadini. Ma c’è di più e di peggio: Conte ha letteralmente truffato i suoi elettori quando ha promesso che riuscirà a resistere all’eventuale tentativo di abolizione di quel regalo. Infatti non ne ha i mezzi. Ha ottenuto il 15%, ma anche se avesse ottenuto il 30% come potrebbe opporsi ad una maggioranza che va oltre il 50%? O crede di organizzare una resistenza armata? In altri termini, se la maggioranza di centrodestra vorrà abolire, riformare, ridurre il RdC, il Partito di Conte non potrà farci assolutamente nulla. La sua promessa è vana, per non dire scandalosamente ingannevole. E gli elettori hanno comprato un sarchiapone.
Come se non bastasse, il Partito di Conte è vuoto come una zucca secca. Conte non ha elaborato un credibile programma politico e non può nemmeno dire che il programma lo ha ereditarlo dal fu Movimento 5 Stelle, perché quel Movimento un programma non l’aveva. Le poche cose che ha realizzato sono state più nocive che utili. Il suo gruppo dirigente non aveva una teoria economica o sociale, non aveva un programma politico, era soltanto un fascio di pulsioni protestarie vaghe e contraddittorie. Una sua esponente è riuscita a proporre, al posto dell’Ilva di Taranto, una “fabbrica” di cozze.
Tutto ciò posto, tanto di cappello a Conte. Con il due di briscola in mano ha fatto meglio del navigato Matteo Salvini, ottenendo quasi il doppio dei suoi voti. Ma la Lega di Salvini è nata con Bossi, oltre trent’anni fa, e può darsi che sia in attività ancora fra dieci anni. Il Partito di Conte ci sarà?
Questa vicenda è uno scandalo. Dicono che l’armatore Achille Lauro, per comprare il voto dei napoletani, offrisse una scarpa prima delle elezioni e, a “dovere compiuto”, rilasciasse l’altra scarpa. A parte il fatto che potrebbe trattarsi di leggenda, almeno Lauro il paio di scarpe lo offriva, e di tasca sua. Conte non solo non ha offerto niente di nuovo, e men che meno di suo, ma non potrà neanche mantenere ciò che ha promesso, perché per mantenerlo dovrebbe far parte della maggioranza ed essere in essa determinante.
Ma lo scandalo più obbrobrioso è che quasi mezza Italia sia in vendita al miglior offerente e sia capace di dar via l’anima per un piatto di lenticchie. Si parla tanto di aiutare il Mezzogiorno d’Italia economicamente, ma forse bisognerebbe prima salvarlo dal punto di vista culturale. Sembra leggermente arretrato rispetto agli ateniesi analfabeti che si riunivano nell’Agorà.
giannipardo1@gmail.com

IL SARCHIAPONE DI CONTEultima modifica: 2022-09-27T17:58:22+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “IL SARCHIAPONE DI CONTE

  1. Però, occorre riconoscere che è furbo: sapendo benissimo in che acque andava a pescare, ha usato lenza, amo ed esca giusti. E da lì la pesca miracolosa. Tanto basta per una cadrega, che poi alla fine fa pure curriculum. Pensi al povero Di Maio, per il quale sul curriculum funzionerà al contrario il miserrimo risultato.
    Oggettivamente, la Meloni è stata MOLTO più furba, passando disinvoltamente da una posizione all’altra con grande “impudicizia” e “rassicurando” tutti vendendo fumo (“fumo”? quello? beh, roba del genere, con gli stessi effetti…). Il colpo grosso è stata la lettera amorevole della sorella il giorno prima delle elezioni, ovviamente un trionfo di cuoricini in rete: “Giorgia è una come noi, che dolce!”, col sigillo conclusivo del bigliettino della figlia (“che tesoro! si vede che la mamma è proprio brava!”).
    Evidentemente la società italiana (attuale) riesce a far trionfare soggetti di questi caratura, buoni solo per scen(?m)eggiati televisivi pomeridiani con intervalli pubblicitari ogni 10 minuti. Mica come quel Draghi raggrinzito che pare un batrace tanto che non sta neanche su Twitter! Vuol mettere la differenza, signora mia!
    Certo, non è che con questi figuri (e aggiungiamo Salvini, lo stesso Letta e tanti altri) ci facciamo una gran bella figura, ma tant’è, si sa che l’Italia è il Paese sia dell’opera buffa che del melodramma, quindi “ci sta”. E poi, tutti ci amano, grazie al Parmigiano Reggiano di cui siamo orgogliosi (preferirei per il Liciacube, in verità) e che tutti ci invidiano; anche la mia amica russa Galina Kovalova è felicissima di essere venuta qui perché se ne può rimpinzare liberamente.

  2. E’ una vergogna che non viene sottolineata abbastanza, questo voto di scambio smaccato: votatemi e con me si continuerà a togliere soldi dalle tasche di chi lavora per metterli nelle vostre.
    Credo comunque che a Conte non dispiacerebbe affatto se il centrodestra abolisse il reddito di cittadinanza (cosa che non avverrà): sarebbe l’occasione per lui di giocare a fare le barricate e il novello Masaniello, con tutti i riflettori puntati sul suo ciuffo. Per poi riguadagnare valanghe di voti nella prossima campagna elettorale promettendone la reintroduzione. E così avanti in eterno.
    Se invece il reddito di cittadinanza divenisse strutturale e non più discusso, il M5S diventerebbe come il Partito Repubblicano Italiano.

I commenti sono chiusi.