GIUSEPPI E MACHIAVELLI

Alcuni giudicano Giuseppe Conte un abile politico, altri un perfetto imbecille, altri infine una risorsa della Repubblica. Una cosa è certa: prima di avere un’opinione bisogna cercare di capire.
Conte non può essere un perfetto imbecille perché, come dice un mio amico magistrato, “è stato un passabile avvocato d’affari”. E non è una professione che si possa esercitare avendo un deficit intellettivo. Ma ciò significa anche che, di solito, si sopravvaluta l’intelligenza. L’intelligenza può servire per divenire un grande ingegnere ma se è impiegata per studiare l’astrologia è sprecata. Analogamente un uomo intelligente ma innamoratissimo si comporterà come un deficiente, perché la sua mente è sconvolta. Ciò significa che per funzionare convenientemente l’intelligenza deve essere accoppiata all’equilibrio e ai principi giusti. A parere di chiunque chi ha un problema deve attivarsi per risolverlo ma un maomettano, anche intelligente, potrebbe dirsi: “Nulla accade che Dio non voglia. E se vuole che io abbia questo guaio, significa che è bene che io lo abbia. E se non vuole che io lo abbia, me ne libererà Lui stesso”. Il musulmano in questo caso non è uno stupido: è un credente in linea con la sua fede. Segue una teoria sbagliata? Può darsi. Ma questo è soltanto il nostro parere.
La teoria sbagliata che induce Giuseppe Conte a commettere troppi errori è un malinteso machiavellismo. Lui crede che il Segretario Fiorentino abbia predicato l’immoralità in politica, e per questo nel suo comportamento non distingue bene e male, promesse mantenute e promesse violate, verità e menzogna, demagogia e amore del popolo. In una parola non ha scrupoli di nessun genere e segue soltanto l’interesse personale, senza tenere conto d’altro. Ma ha capito Machiavelli?
A mio parere no. È vero che il grande Niccolò ha la religione del successo e consiglia di raggiungerlo con un comportamento che tenga conto della realtà com’è, e non come vorremmo che fosse. Ma dove molti lettori sbagliano è nel confondere amorale e immorale. L’immorale magari ama ciò che va contro la morale, e lo persegue. L’amorale persegue ciò che desidera, senza curarsi del fatto che sia morale o immorale. Dunque, se si trova in un ambiente di delinquenti senza scrupoli, sarà più disonesto e infido di loro. Ma lo stesso uomo, seguendo gli stessi principi, se si troverà a vivere in un mondo di persone oneste, in cui il disonesto è mal giudicato, farà in modo che gli altri lo giudichino onesto, e magari più onesto della media. Perché è questo comportamento che gli assicurerà il successo.
Il Duca Valentino è un orrendo criminale che attira i nemici con l’inganno per ucciderli a tradimento. Ma vive in un ambiente in cui le sue vittime moralmente non valgono molto più di lui, e Machiavelli invita a seguire il detto: a brigante, brigante e mezzo. E tuttavia poi lui stesso dice che bisogna apparire di avere tutte le virtù che non si hanno, se l’ambiente esige la virtù. Al punto che è meglio essere effettivamente virtuosi, se non c’è altro modo di ottenere quella fama, che essere scoperti immorali in un ambiente in cui si esige la moralità.
Conte – e milioni di persone come lui – non hanno capito che, per avere successo bisogna avere un forte senso della realtà. Né scegliere una virtù eroica in una società scorretta, né scegliere un comportamento biasimevole in una società decente. Bisogna mentire spudoratamente la volta che serve e quando la posta in gioco è importante, ma non mentire mai nei rimanenti casi: in modo da non farsi la fama di bugiardo. E non poter spacciare per vera l’unica bugia che veramente ci serve. A rischio di non mentire mai. Questo è avere il senso della realtà e seguire i principi machiavellici.
Ecco perché Giuseppe Conte riesce indigesto: perché applica le tesi di Machiavelli come potrebbe capirle un ragazzino di Prima Media. Cambiare bandiera si può, ma non tanto spesso da dimostrare di non averne nessuna. Mancare di parola si può, ma non tanto spesso da svalutarsi completamente. Cercare di fare politica senza un programma si può, purché non si dica di averne uno per subito dopo proporne un altro e un altro ancora.
La duttilità di Conte dimostra troppo evidentemente che quell’uomo non crede a niente ed ha un solo interesse: sé stesso. E allora proprio non ha capito Machiavelli: chi mai oggi potrebbe pensare che egli “abbia tutte le virtù”? Quell’uomo sembra avere un solo principio: non avere principi. La sua caratteristica fondamentale è il trasformismo. E, almeno ufficialmente, il trasformismo non è una virtù.

GIUSEPPI E MACHIAVELLIultima modifica: 2022-07-30T12:06:04+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “GIUSEPPI E MACHIAVELLI

  1. Volevo postare una risata chilometrica,
    ma poi mi si da dell’irriverente e quindi ho desistito…

  2. Di Maio, in confronto a Conte, è un Uomo di Stato. Naturalmente è un’opinione personale. E comunque nemmeno Di Maio mi è simpatico.

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