L’IMPOSSIBILE PUNTO SULL’UCRAINA

In guerra nessuno dice la verità. Né l’amico, né il nemico; né chi ci è simpatico, né chi ci è odioso: nessuno. Se c’è una cosa bella nei libri di storia è che, parlando del lontano passato, si sa sempre la verità ed anche “come andò a finire”. Invece se si seguono la vicende di una guerra in atto si ha un doppio svantaggio: da un lato siamo molto più interessati a sapere come stanno le cose (e questo interesse potrebbe influenzare il punto di vista) dall’altro ne sappiamo infinitamente meno di quanto ne sappiamo, poniamo, della spedizione di Atene contro Siracusa. Oggi disponiamo di mezzi tecnici straordinari, capaci di mostrarci un avvenimento mentre si svolge a migliaia di chilometri di distanza, ma non ne conosciamo il significato. Ecco un esempio. Per quattro mesi abbiamo sentito parlare di avanzate russe nel sud-est e nel sud dell’Ucraina. Ora, da qualche settimana i russi sono fermi. Qual è il significato di questa stasi? Ecco alcune ipotesi.
I russi potrebbero essersi fermati per riorganizzare le forze in previsione di una devastante avanzata verso ovest, fino a conquistare mezza Ucraina e forse – finalmente – prendere anche Kiev. Dunque la stasi sarebbe il preludio della vittoria.
I russi potrebbero avere conquistato tutto ciò che intendevano conquistare, cioè il Donbass e l’accesso al Mar d’Azov, ricongiungendo la Russia all’Ucraina, e dunque si dedicherebbero a fortificare ciò che già hanno, anche per resistere eventualmente ad una controffensiva ucraina. Dunque avrebbero già fornito il massimo dello sforzo ed ottenuto quello che volevano ottenere.
I russi potrebbero avere esaurito le loro riserve di uomini, di munizioni e perfino di mezzi blindati, tanto da dover comunque riprendere fiato e rischiano seriamente, da ora, di dover innestare la marcia indietro, dal momento che gli ucraini sono ogni giorno meglio armati. Qual è la verità?
I competenti potrebbero anche formulare altre ipotesi ma, proseguendo il gioco, noi possiamo chiederci come potrebbero vederla gli ucraini.
Dall’inizio della guerra essi hanno riconquistato Kharkiv e molti altri centri (oltre ad avere sventato l’attacco a Kiev). Poi, da quando i russi hanno cambiato strategia – dedicandosi al sud e al Donbass – si sono impegnati a fargli vedere quanto può costargli ogni metro da conquistare. I nostri media – pronti a magnificare i successi russi – hanno parlato di “costante avanzata”, dimenticando che una vera avanzata, nell’epoca moderna, si misura in decine di chilometri, non in pochi chilometri ogni giorno. L’Armata russa si è rivelata tutt’altro che un rullo compressore.
Inoltre la resistenza ucraina si è svolta in condizioni di drammatica inferiorità in tutti i campi: numero di uomini impegnati nei combattimenti, numero di mezzi corazzati, numero di pezzi di artiglieria e persino rifornimenti di munizioni, assenza di copertura aerea. Se in queste condizioni hanno sostanzialmente tenuto testa ai russi, che cosa potrebbero fare se fossero convenientemente armati?
Ecco perché non soltanto non comprendiamo il presente (l’inerzia dell’esercito russo) ma soprattutto non comprendiamo il futuro. Se il sostegno occidentale andrà a diminuire (perché gli americani e soprattutto gli europei si stancheranno di questa guerra) l’Ucraina non potrà che essere costretta alla resa. E a questo punto l’inerzia russa avrebbe una spiegazione razionale. Perché strapazzarsi e subire altre perdite se, lasciando passare il tempo, quando sarà veramente matura, la mela ucraina cadrà da sola sul terreno?
Viceversa, se ci fosse qualcosa di concreto in certe affermazioni occidentali (“Non si può permettere che Putin vinca questa guerra”) l’attuale stallo avrebbe tutt’altro significato. La Russia in febbraio era convinta che l’Ucraina avrebbe accolto a braccia aperte l’esercito di Mosca. E nel momento in cui ha visto che non era così, non è stata in grado di vincere una guerra lampo. Dunque l’Occidente potrebbe star facendo un calcolo cinico: il tempo logora la Russia e non c’è da aver premura. Quando il toro sarà stanco e ferito, invece dei banderilleros scenderà in campo l’espada. E infatti, secondo questa ipotesi, aumenta metodicamente le sanzioni per fiaccare la Russia e il popolo russo al di là del tollerabile.
Ovviamente, nemmeno il comportamento dei protagonisti serve a chiarire le idee. Zelensky chiede sempre gli Hymars per controbilanciare l’artiglieria russa, ma gli Stati Uniti ne inviano pochi. Che senso ha? È principio di polemologia che, se si vuol vincere, bisogna impegnare il massimo delle forze sin da principio. E se non vogliono influire, perché hanno mandato quei pochi? O è che ne hanno mandati molti e ci dicono di averne mandati pochi? Non sappiamo niente di sicuro.
E c’è di peggio: che senso ha che la Russia minacci di chiudere il rubinetto del NordStream, quando essa ha bisogno di venderci il suo gas più di quanto noi abbiamo bisogno di comprarlo? Con questo comportamento ci perderà comunque come clienti, in futuro, per motivi geostrategici che erano vigenti già prima, ma gli europei sono stati troppo stupidi per vederli. Possibile che a Mosca non si comprenda che, minacciando la sospensione dell’erogazione del gas, essa costringe l’Occidente a fare ciò che Zelensky invoca da mesi, cioè fare a meno dal gas russo? Hanno dimenticato il blocco di Berlino del 1948?
Putin pensa cinicamente che chi è più capace di soffrire (il popolo russo, in questo caso) vince le guerre, ma in Russia è ancora concepibile un regime del terrore come quello staliniano?
Ecco, sugli affari contemporanei si ha spesso la sensazione di non capire ciò che avviene sotto il nostro naso. Anche perché nessuno ci dice la verità.
giannipardo1@gmail.com

L’IMPOSSIBILE PUNTO SULL’UCRAINAultima modifica: 2022-07-24T12:07:01+02:00da gianni.pardo
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