ADATTI E INADATTI ALLA DEMOCRAZIA

Perché gli svizzeri e gli inglesi sono costantemente democratici, e i popoli musulmani sono costantemente sottoposti a tirannie? Forse non lo sapremo mai, ma non è necessario che un problema sia solubile perché valga la pena di parlarne.
In filosofia, per esempio, nessuno è d’accordo con nessuno, eppure quella branca del pensiero è importantissima per la storia dell’umanità. Né diversamente vanno le cose nel diritto. Un monumento, in questo campo , è “L’Esprit des Lois” di Montesquieu, e tuttavia alcuni lo presero così poco sul serio da dire, come fece Mme du Deffand, che Montesquieu aveva fatto “de l’esprit sur les lois”, aveva fatto dello spirito sulle leggi. Il suo tentativo di stabilire un legame fra istituzioni e clima, per esempio, era fin troppo opinabile.
La discussione sui problemi insolubili, o dalle soluzioni indimostrabili, ha innanzi tutto la stessa giustificazione del calcio o del tennis. Che ce ne viene, se vinciamo una partita? Niente: ci siamo divertiti a giocarla. Anche quello di ragionare è uno sport che dà le sua soddisfazioni. Così è lecito chiedersi: perché alcuni popoli sono adatti alla democrazia ed altri no? Ovviamente la ragione va cercata nella natura, nella mentalità, nelle abitudini di quei popoli, dal momento che il regime che li governa è emanazione della stessa società. Ma quali sono queste ragioni?
Per cominciare, non val la pena di cercare i fattori che favoriscono il potere monocratico perché esso è il regime normale in tutte le specie sociali. In natura nessuno pensa a mettere in dubbio il potere del capobranco. Si può sfidarlo e, prevalendo nel duello, prenderne il posto, come avviene fra i leoni, ma il risultato non è mai la democrazia: semplicemente si passa da un capobranco all’altro. Come avviene nelle tante tirannie islamiche. Dunque l’unico problema è: “Come mai esistono le democrazie?”
Una prima risposta è che in tanto è concepibile che il popolo governi, in quanto esso sia informato, e sappia che significa volere una cosa piuttosto che un’altra. Non è un caso che la democrazia sia nata in Grecia. Il territorio montagnoso, stante la difficoltà delle comunicazioni, rendeva sostanzialmente autonome le varie polis (città). Dunque i cittadini, riunendosi tutti in una piazza (l’agorà), potevano decidere sulla politica della città perché vivendoci ne conoscevano i problemi; se decideva una guerra, sapevano anche che proprio loro avrebbero dovuto combatterla; di tutte le decisioni potevano poi vedere l’effetto concreto, e perfino correggere la rotta: qualità essenziale della democrazia. Tutto ciò gli dava la sensazione che fosse “naturale” essere liberi e decidere della propria sorte. Cose che contrapponevano ai persiani, come se fosse stata una loro innata superiorità, o una libera scelta, dimenticando le diverse caratteristiche geografiche delle due nazioni. Soprattutto se hanno tradizioni di tirannide, per gli Imperi di grandi dimensioni come la Persia antica o la Russia moderna le democrazie sono difficoltose .
La democrazia nei tempi moderni è stata possibile soltanto perché, essendo migliorata la cultura dei cittadini, è migliorata la comunicazione. I giornali in Francia sono nati a metà del ‘600. Se i cittadini sanno leggere e leggono i giornali, è come se abitassero in tutto il Paese (anche un Paese immenso, per gli standard europei,come la Francia) e fossero informati di tutto ciò che succede, dovunque. Quando ancora l’Italia aveva una buona percentuale di analfabeti (la prima metà del Novecento) la Scandinavia non ne aveva praticamente più e lì si sono avute stabili democrazie. Anche gli inglesi sono stati grandi divoratori di giornali. Il collegamento democrazia-cultura – intendendo per cultura l’alfabetizzazione e l’abitudine di tenersi informati – è essenziale. Quando, anni fa, ho letto che in Grecia – parlo della Grecia moderna, cioè povera e periferica – si traduceva ogni anno la stessa quantità di libri stranieri di quanti se ne traducevano in tutti gli Stati islamici del Vicino Oriente messi insieme, ho capito perché quegli Stati non sarebbero mai divenuti democrazie. Non in tempi prevedibili. E se la democrazia italiana è tanto facilmente preda della demagogia (vedi il successo dei Cinque Stelle) è perché gli italiani, pure alfabetizzati, pure laureati, leggono poco.
I cittadini informati non credono alle soluzioni semplici ai problemi complessi; non credono all’esistenza del Pozzo di San Patrizio (quello della leggenda, quello reale è a Orvieto); non credono a chi gli promette la Luna. In Italia Luigi Di Maio ha potuto gridare da un balcone: “Abbiamo abolito la povertà”, e non è stato sommerso dalle pernacchie, come avrebbe meritato, perché siamo un popolo di analfabeti economici. In Svizzera hanno fatto parecchi referendum sul reddito di cittadinanza e i cittadini hanno sempre detto di no. Perché i contribuenti locali sono abbastanza edotti da sapere che, se lo Stato si mette a regalare soldi, poi li chiede a loro.
Napoleone bollò gli inglesi come “shopkeeper nation”, nazione di bottegai. Gli svizzeri sono pignoli, prosaici, terra terra. Ma inglesi e svizzeri sono cittadini forniti di senso del reale e di pragmatismo: dunque i più adatti alla democrazia. La Francia è un caso speciale: nel ‘700 l’Inghilterra applicava i principi della democrazia, quasi senza badarci, e la Francia che aveva la monarchia assoluta (anche se all’acqua di rose) li teorizzò, creando la moderna politologia. Esitando in seguito fra il suo amore della democrazia e il suo amore della rivoluzione.
I cittadini informati ma idealisti (anche questo è un rischio) possono anche occasionalmente seguire Hitler, i cittadini un po’ informati ma anarcoidi, come gli italiani, sono capaci di credere agli imbonitori di piazza, fino a creare il debito pubblico forse più grande del mondo. E a mettersi nei guai.
giannipardo1@gmail.com

ADATTI E INADATTI ALLA DEMOCRAZIAultima modifica: 2022-07-22T13:34:02+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “ADATTI E INADATTI ALLA DEMOCRAZIA

  1. Non è stupefacente. Allora come oggi, la democrazia, vista da vicino, è piena di difetti. Ciò in cui “i grandi saggi” (ma Platone lo era?) si sbagliavano era nel credere che a) la tirannia fosse migliore (ma questo non lo pensavano) o b) fosse migliore un regimo utopico, come “La Repubblica ” di Platone. Che di fatto conduceva all’assolutismo. Platone non ha fatto tanti danni quanto Marx e Rousseau, ma è all’origine di ambedue.

  2. Nella Grecia antica la democrazia aveva molto più senso rispetto ad oggi per i motivi che ha spiegato lei. Eppure, quasi tutti i grandi saggi greci erano fortemente contrari a questo sistema: Pitagora, Eraclito, Socrate, Platone.
    Chissà cosa direbbero nel vedere le democrazie odierne…

  3. Secondo l’antropologo francese Emmanuel Todd, la diversità dei modelli famigliari, ossia le particolarità delle strutture famigliari prevalenti in una data società, con il ruolo del padre, della madre, del primogenito, e con i rapport tra fratelli e sorelle, etc. spiegherebbero, almeno in parte, il favore incontrato da certe ideologie politiche nella società con la tendenza verso forme di democrazia o invece di autocrazia e autoritarismo da parte dei cittadini. Il modello famigliare, infatti, si associa a un insieme di valori religiosi, economici, politici e morali che favoriscono un certo modello di governo politico.
    Molto in sintesi “la famiglia nucleare assoluta inglese, poco autoritaria ma ugualmente poco egualitaria circa i rapport tra fratelli e sorelle, non poteva che favorire l’emergenza del liberalismo anglosassone. Il modello nucleare egualitario del Bacino parigino è stato un terreno fertile per la Rivoluzione francese. Il Sistema famigliare basato sull’ autorità del padre e sull’ineguaglianza tra fratelli ha permesso l’emergere di movimenti autoritari in Germania e in Giappone. Il modello comunitario favorisce invece il comunismo.”

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