PERDENTI

In guerra conta molto la mentalità dei “combattenti”. A parità di armamenti e di risorse, chi pensa di vincere probabilmente vincerà e chi pensa di perdere probabilmente perderà. E su questo atteggiamento naturalmente hanno molta influenza le esperienze passate.
Un eccellente esempio, in questo campo, è la storia militare di Roma. Le legioni romane erano formidabili. La ferma era lunga e i soldati divenivano dei professionisti. Insomma vincevano non perché più coraggiosi dei loro avversari, ma perché avevano una migliore organizzazione. Non bastasse, Roma aveva per principio di non concludere una guerra se non con la vittoria. Se non si riusciva a vincere subito, la vittoria era soltanto rinviata. Ne seppe qualcosa Annibale. I legionari romani andavano dunque in battaglia con lo stato d’animo dei vincenti, non dei perdenti. Le esperienze precedenti li incoraggiavano in questo senso.
Ben diversa la storia degli italiani. Già nel Rinascimento le loro divisioni facevano sì che ci fossero troppi staterelli e gli eserciti non potessero essere né grandi né potenti. Sicché un grande regno, come quello francese, partiva sempre avvantaggiato. Fino all’esagerazione del detto (attribuito a Louis de Lamoricière) secondo cui: “Les Italiens ne se battent pas”, gli italiani non combattono. Calunnia? Certo. Ma come mai nessuno ha calunniato nello stesso modo i prussiani?
Né le cose andarono meglio nel Risorgimento. La retorica nazionale ha fatto del suo meglio per nascondere le sconfitte in serie e le umiliazioni militari subite in quel periodo, ma in fondo non poteva andare che come andò. L’Austria era un grande Impero, l’Italia non esisteva né come Stato né come nazione. L’Austria aveva per così dire dei professionisti, come soldati e come strateghi, i nostri ragazzi avevano buona volontà e coraggio, ma non bastano per vincere le battaglie. E infatti siamo riusciti ad ottenere l’Indipendenza dell’Italia più per via diplomatica e di intelligenza che di vittorie sul terreno.
Ancora una volta, nella coscienza comune non è stato seminato l’ottimismo. L’italiano odia le guerre perché teme sempre di essere mandato a morire da incompetenti, per una causa sballata. Né la Prima né la Seconda Guerra Mondiale furono tali da far cambiare opinione. La Prima perché, per sua natura, fu più un massacro che uno scontro. Anche così si spiega Caporetto. La Seconda perché, ancora peggio della Prima, mandò al fronte soldati male equipaggiati, male armati, mal guidati tanto che anche se fossero stati tutti spartiati , non avrebbero certo potuto credere alla propria vittoria. Un ricordo che ancora brucia: nell’Africa del Nord gli italiani furono irrisi tanto dai nemici, gli inglesi, quanto dagli alleati, i tedeschi. I nostri soldati sono morti come gli altri, ma senza gloria.
Nella coscienza militare collettiva noi italiani ci sentiamo perdenti al punto che ci entusiasmiamo anche troppo per una vittoria calcistica. Ma non appena si tratta veramente di guerra, siamo così convinti di perdere che vorremmo arrenderci subito. Se il finale è inevitabile, meglio evitare danni e lutti. E questo spiega il nostro atteggiamento per l’Ucraina. E sapete perché gli inglesi sono i più aggressivi degli europei, nei confronti della Russia? Perché sono e si sentono dei vincenti.
Molti italiani sembrano a favore della Russia perché, essendo noi alleati dell’Occidente e dell’Ucraina, ritengono che sicuramente l’Occidente e l’Ucraina perderanno. Ne siamo così convinti che i nostri media riportano con la più grande serietà le sbruffonate russe. Le sanzioni? “Fanno più male a noi che ai russi”. I russi chiedono di eliminare le sanzioni, per permettere che si esporti il grano? Non se ne deduce che le sanzioni gli fanno molto male; non se ne deduce che sono cinici e giocano sulla pelle degli innocenti; se ne deduce soltanto che stanno vincendo e possono affamarci tutti. Poi risulta che l’intero grano dell’Ucraina rappresenta il 18% della produzione mondiale, ma poco importa.
I russi distruggono inutilmente dei condomini e uccidono dei civili? “Sono dei barbari, penserebbe un vincente, dovremmo fare altrettanto noi con Mosca, per fargli assaggiare l’esperienza dal lato opposto”. E invece che cosa dicono gli italiani? “Non è meglio se gli ucraini si arrendono? Non lo vedono che non riescono a contrastarli, e nel frattempo le nostre bollette sono aumentate in modo intollerabile?”
Arriva il momento in cui la situazione è in stallo (come in questo momento) e gli italiani ne deducono che gli ucraini hanno perso la guerra, perché non riescono a riconquistare il terreno perduto. E ciò invece di vedere che l’enorme Russia che minaccia il mondo non riesce a vincere significativamente contro un vicino povero e impreparato alla guerra.
Si potrebbe continuare all’infinito, ma tutto dipende dalla nostra storia. Una storia di perdenti che si sentono tali perfino più di quanto siano. Se molti sono dalla parte di Putin è semplicemente perché Putin gli appare vincente. Tanto che – l’hanno detto e scritto fior di intellettuali – sarebbe il caso che tutti ci arrendessimo alla Russia in modo da non prolungare l’agonia di coloro che sono destinati comunque a perdere: cioè noi e chiunque stia dalla nostra parte. Da noi si crede che il disfattismo sia buon senso. L’unica vittoria di cui ci vantiamo fin troppo è quella dei partigiani sui tedeschi. Purtroppo in realtà non si è mai verificata.
Nella guerra d’Ucraina l’Europa conta poco o niente, perché militarmente ha una mentalità perdente. Non quanto noi, ma abbastanza per essere debole. L’Ucraina è disposta combattere e vincerà soltanto se sarà convenientemente armata e sostenuta economicamente. Cioè se l’America vorrà che vinca. Se invece l’America si stanca e la molla, vincerà la Russia. Ma non perché fosse inevitabile, semplicemente perché nessuno vince una guerra se non è disposto a combatterla.
giannipardo1@gmail.com

PERDENTIultima modifica: 2022-07-18T10:23:31+02:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “PERDENTI

  1. “La Russia, insieme ai due terzi del mondo, vuole un mondo multipolare, dove ogni stato è degno di rispetto e di uguaglianza.”
    Humour macabro, più che una opinione, dire una cosa del genere mentre invade e bombarda l’Ucraina. E tralasciamo le oltre venti guerre di aggressione condotte dalla Russia dopo la fine dell’URSS fino ad oggi.

    “non sarebbe più semplice per la Russia fare come gli americani fanno da 80 anni, bombardando a tappeto? centinaia di tonnellate di bombe sulle città, sulle foreste, sganciate da bombardieri al prezzo di un solo missile?
    Vietnam? Iugoslavia? Iraq? Afghanistan? Libia? Siria? WWII Dresda, Tokio ecc?”
    Molto suggestivo, ma nella realtà bombardamenti a tappeto su scala di Dresda o Tokio non ci sono stati né in Jugoslavia, né in Siria, Afghanistan, Libia o Siria. Non solo: in Siria i bombardamenti più indiscriminati sono stati opera proprio dei russi (guarda caso).

    “centinaia di tonnellate di bombe sulle città, sulle foreste, sganciate da bombardieri al prezzo di un solo missile”
    I missili russi sarebbero in realtà “umanitari”…
    A parte il fatto che hanno bombardato anche con gli aerei, i russi tendono ad usare i missili perché è più semplice e non rischioso. E che siano molto più costosi è tutto da vedere: un caccia in missione non costa come un viaggetto con la Panda. Se al costo di esercizio non trascurabile delle missioni aggiungiamo i caccia che vengono abbattuti (tanti, nel contesto ucraino) ognuno dei quali ha un costo molto maggiore dei missili e non può essere rimpiazzato dall’oggi al domani, si capisce che le cose non sono così semplici se si vuole andare oltre alle sparate.
    Oltre al fatto che i piloti dei caccia sono i militari più specializzati in seno alle forze armate, sono pochi e anche loro non facilmente rimpiazzabili: ogni pilota che viene abbattuto è una perdita enorme. Lo è anche per i russi: non sono i fanti che muoiono, dei quali se ne fregano altamente.

  2. @ Luigi

    Condivido. Oltre vent’anni fa il filosofo Emanuele Severino, che Pardo sembra apprezzare, scriveva che gli Stati Uniti mai e poi mai avrebbero accettato o permesso un connubio tra UE e Russia, fatale per loro. Infatti il know how europeo più le materie prime russe avrebbero fatto del’Europa la prima potenza economica mondiale, cosa per loro inaccettabile (la Cina non era ancora apparsa all’orizzonte …).

    L’infame stratega americano Zbigniew Brzeziński scriveva poi in un suo libro dell’importanza strategica dell’Ucraina per destabilizzare e ricacciare in Asia la Russia. Che i polacchi, non senza qualche ragione, vorrebbero distrutta.
    Questa non è una teoria o complottismo: le tesi di Zbigniew Brzeziński sono note, si possono leggere anche su Wikipedia. Strano che Pardo non le conosca.
    Stiamo assistendo più che alla guerra tra Ucraina e Russia alla guerra degli USA contro la Russia. L’intervento diretto degli USA e della Nato non è possibile senza scatenare una guerra nucleare che gli USA non vogliono per ovvi motivi: cancellerebbero Mosca e San Pietroburgo, ma anche Londra e New York scomparirebbero. Comunque hanno tutti, anche Israele, il dito sul grilletto: se proprio sarà il caso muoia Sansone con tutti i filistei.

  3. Caro Luigi, la ringrazio per le parole amichevoli. Anch’io sono capace di sentirmi amico di chi non la pensa come me. Perché se questo qualcuno è gentile, non è violento, ed è rispettoso delle opinioni altrui, anche se dissente su qualcosa, o su molte cose, con me concorda sull’essenziale. È il suo caso. Preferisco dire che rispetto le sue opinioni che discuterle. Saremo d’accordo su altre cose.

  4. @ Sergio, indubbiamente molti italiani non lo sono affatto.
    Ma, molto spesso, l’immagine che diamo nel complesso è more or less quella che ho descritto e non credo derivi dal nulla o da pregiudizi.
    Per restare alla stretta attualità, lei crede che siano di più gli italiani che assomigliano a Mario Draghi o quelli che assomigliano a personaggi come Giuseppe Conte o Matteo Salvini? Potrei sbagliarmi, ma io temo i secondi.
    Non saremmo nella attuale situazione se così non fosse. E la damnatio memoriae che ha colpito Mario Monti ed Elsa Fornero (pur con tutti i loro errori) ne è una ulteriore riprova, a mio avviso.

  5. La Russia minaccia il mondo … ma professore, La prego, studi, legga, analizzi come sa fare da decine di anni. Usi la Sua magnifica intelligenza (non è ironico! io la stimo da tanti anni, fin da il Legno Storto).
    L’America vuole un mondo unipolare, a sua immagine e somiglianza e possiede una potenza militare invincibile, centinaia di basi militari nel mondo per imporlo.
    Lei si sente tranquillo a 30 km da Sigonella dove ci sono testate nucleari?
    Eh sì, la fedeltà comporta qualche rischio …
    La Russia, insieme ai due terzi del mondo, vuole un mondo multipolare, dove ogni stato è degno di rispetto e di uguaglianza.
    Lei crede che invece di usare costosi missili (si parte da un milione di USD a pezzo a salire fino a oltre i 10 milioni a pezzo, esclusi gli ipersonici o i Sarmat che non è noto quanto costino), non sarebbe più semplice per la Russia fare come gli americani fanno da 80 anni, bombardando a tappeto? centinaia di tonnellate di bombe sulle città, sulle foreste, sganciate da bombardieri al prezzo di un solo missile?
    Vietnam? Iugoslavia? Iraq? Afghanistan? Libia? Siria? WWII Dresda, Tokio ecc?
    Su, non è un concetto complicato, non ci vuole un esperto militare per capire.
    La Russia ha già vinto non perchè è forte ma perchè ha ragione.
    Non so se noi vedremo come andrà a finire, siamo vecchi, ma sono certo che il mondo è già cambiato, anche se a Lei non piace.
    il declino dell’America e dell’imbelle Europa è iniziato.
    Voglia gradire la mia immutabile stima ma cerchi di svegliarsi “dal suo sonno dommatico” atlantista: quando avrà aperto gli occhi tutto le sembrerà più comprensibile e razionale

  6. @ Fabrizio

    Be’, io sono certo che Lei non è vile, inaffidabile, sbruffone, privo di senso civico e patetico. E nemmeno io. E nemmeno Pardo. E nemmeno tanti (sì, tanti) altri poveri italiani. E Dio avrebbe salvato Sodoma se vi si fosse trovato un solo giusto … Però non escludo che gli italiani nel complesso diano questa impressione di inaffidabilità. I francesi ci chiamano “les macaronis” …

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