IL DRAGHIBIS

È possibile il Draghibis? Certo che sì. Non perché qualcosa ce lo faccia giudicare probabile, ma più semplicemente perché in politica nulla è impossibile. Neanche ciò che prima è stato smentito cento volte. Nelle ultime elezioni del Presidente della Repubblica tutti siamo partiti dalla ferrea certezza che Sergio Mattarella non era disponibile ad accettare un secondo mandato e poi abbiamo visto come è andata. Nello stesso modo, dal momento che un trasferimento di Mario Draghi al Quirinale avrebbe significato un cambio di governo (e dunque per i “grillini” il pericolo delle urne) io avevo escluso che Draghi potesse divenire Presidente della Repubblica. “I parlamentari non lo voteranno mai, dicevo, perché per loro il cambiamento di Presidente del Consiglio rappresenta un rischio inaccettabile”. Ed effettivamente è andata così. Significa che ci ho azzeccato? Per niente. Infatti io pensavo che Draghi non ci avrebbe neanche provato e poi tutti hanno detto che lui era rimasto molto deluso della mancata ascesa al Quirinale. Dunque ci aveva provato e la sapeva più lunga di me. La sua elezione era più possibile di quanto pensassi io e forse non si è avuta per qualche ragione che ignoro. Orientarsi in politica è camminare su un campo minato.
Oggi – sempre col rischio di sbagliare – reputo che Draghi non abbia nessun interesse a rimanere Presidente del Consiglio. Anche se il nuovo governo fosse migliorato dall’assenza di quello che Di Maio ha chiamato il “Partito di Conte”, non per questo sarebbe solido. Inoltre non soltanto non sarebbe più un governo di unità nazionale – quello che faceva di Draghi l’“Unto del Signore”, anzi del Signor Mattarella – ma lui, Draghi, non potrebbe più condire il voto di fiducia con la minaccia: “Sennò andate a casa e perdete la pensione”. La coesione del nuovo governo riposerebbe fondamentalmente su un vincolo di lealtà: secondo la Treccani, un “atteggiamento di correttezza e di dirittura morale”. E riporto la definizione perché sono convinto che molti partiti l’abbiano dimenticata. Le diverse fazioni dovrebbero dimostrare capacità di compromesso e perfino spirito di sacrificio nell’interesse del Paese. Cose bellissime, quando sono enunciate da un pulpito o dal palco di un comizio, ma raramente viste nella realtà. Tutti i percorsi del nuovo governo appaiono in salita. Anche riuscendo a realizzarlo si tratterebbe comunque di un governicchio di transizione, con la scadenza incorporata. E farlo guidare a Draghi sarebbe un po’ come pretendere che Lewis Hamilton guidi una Panda.
Né cambiano molto le cose se si ipotizza un governo fotocopia, addirittura imbarcando di nuovo il M5s. Mentre prima la paura di perdere la pensione ha reso i “grillini” sostanzialmente docili, una volta che non avessero più questa paura, chi gli impedirebbe di ripetere le bravate di questo luglio?
Per questa coda di legislatura Draghi sarebbe un Presidente del Consiglio normale, quello che descrive la Costituzione Italiana: cioè un Primo Ministro fra pari grado, senza neanche il potere di revocare il mandato ad uno dei colleghi. E costoro gli permetterebbero di governare? Ne dubito. Per questo farebbe bene a non permettere che alcuni mesi di permanenza e di impotenza a Palazzo Chigi appannino l’immagine di sé che ha ritagliato fino a questo drammatico mese di luglio.
Ma queste sono soltanto chiacchiere. Chi deve decidere è lui e soltanto lui. Che cosa prevarrà, la vanità della propria gloria passata (e che l’Italia vada pure a ramengo, tanto lui non può salvarla) o il prurito della propria ambizione? Cioè il piacere di sentirsi chiamare ancora Presidente? Abbiamo visto con Conte quanto questa astinenza possa essere dolorosa.
Personalmente non lo giudicherei male in nessun caso. Essere narcisista e ambizioso non è un difetto, per chi vuole lanciarsi in politica. Al contrario, chi non lo è per niente non va da nessuna parte. Perché possiamo essere sicuri che Socrate non sarebbe mai diventato una persona importante, ad Atene? Semplicemente perché lui per primo non ci teneva per niente. La sua straordinaria intelligenza lo aveva reso famoso ma la strada del successo sociale era ermeticamente sbarrata dal suo disprezzo per i titoli e gli onori. Non escludo neppure che la sua sia stata una forma estrema di narcisismo: “Mi basta, come trionfo, la considerazione che ho di me stesso”. Comunque il disprezzo del mondo tarpa le ali.
Draghi invece è un uomo di successo. Dunque il successo non lo disprezza e può darsi che le universali pressioni da parte di tanti personaggi importanti perché rimanga a capo del governo – da Mattarella alle autorità di Bruxelles e fino al Presidente degli Stati Uniti – lo inducano a rinunciare alle dimissioni. Personalmente non posso impedirmi di scuotere la testa, perché alcune imprese sarebbero impossibili anche per Ercole. Ma che potrei dirgli? Auguri.
giannipardo1@gmail.com

IL DRAGHIBISultima modifica: 2022-07-17T07:13:20+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL DRAGHIBIS

  1. Grazie.
    A questo punto, trattandosi di interpretazione, non ci sono più dubbi che la pensione è assicurata (quando si tratta di cavilli, non ci batte nessuno).

    Tolto questo, l’unico elemento contro una crisi immediata sarebbe l’dea di una campagna elettorale ad agosto. Gli italiani avrebbero la testa altrove, e questo i partiti lo sanno benissimo.
    La mia idea, pertanto, è che la tireranno ancora in lungo per qualche settimana, fino alla chiusura estiva del parlamento.

  2. Sulla pensione ai parlamentari ci sono due scuole di pensiero ( in Italia nulla è certo, soprattutto in diritto ) : la prima sostiene che il diritto alla pensione scatta dopo 4 anni, sei mesi e un giorno dallo scioglimento (anticipato) delle camere; la seconda 4 anni, sei mesi e un giorno dall’insediamento delle nuove camere.

  3. La pensione scatta il 24 settembre. Ma fra discussioni, adempimenti vari e tempo prima di votare, ormai è sicuro che scatterà. Anche se il governo cadesse domani. E poi, eventualmente per un paio di giorni, ai colleghi parlamentari non la farebberop la carognata di stabilire le elezioni per il 23 settembre. Scampato pericolo e per questo il topo ruggisce.

  4. Scusi, professore, ma per quanto ne sa lei, la pensione dei parlamentari sarebbe salva anche in caso di crisi immediata ?
    Perchè, secondo alcuni, sarebbe ancora necessario tener duro fino a settembre.
    Ed è evidente che – Draghi o non Draghi – il punto decisivo rimane quello.

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