MOSCA VOLGE IN TIRANNIDE QUALUNQUE REGIME

La guerra in Ucraina finirà. Non sappiamo quando, ma finirà. Purtroppo essa ha comunque rivelato drammatiche verità riguardo alla Russia. Ecco l’unico senso in cui il futuro è prevedibile.
Quando questa guerra sarà stata messa in archivio, con la Russia si riprenderà a commerciare. Ci saranno ancora turisti che andranno a visitare Mosca e San Pietroburgo e tutto sarà dimenticato. Questo perché gli uomini vivono per un tempo troppo breve per avere un’esperienza storica. L’esperienza storica l’hanno soltanto gli appassionati della maeria: ma quanti sono? Per molti, ciò che è avvenuto venti o trent’anni si è già perso nella notte del tempo.
Se invece gli uomini vivessero almeno duecento anni, nessuno ignorerebbe l’inferno sovietico, durato tanti decenni; le stragi ordinate da Stalin; il regime di terrore che instaurò; l’oppressione non soltanto della Russia ma anche di tutti i Paesi che essa riuscì a dominare. In questo senso indimenticabili le lezioni di Koestler e Kundera. Ma anche, prima di loro, di Kravčenko e in seguito, dal pulpito più alto, di Khrushchev.
Ma, ecco il punto: con Khrushchev, anche per le teste più dure, è cambiata l’informazione sul passato, non il comportamento riguardo al presente. Durante il suo regno l’Armata Rossa ha schiacciato nel sangue la Rivoluzione Ungherese, facendo scuotere la testa a tutti coloro che avevano sperato di accogliere la Russia fra le nazioni sorelle. Colpa di Khrushchev? Magari. Perché appena dodici anni dopo, con Brežnev, quella stessa Armata Rossa invadeva la Cecoslovacchia, mandando in frantumi ogni speranza di ravvedimento.
Tuttavia coloro che erano naturalmente ottimisti allora hanno sperato che ciò che rendeva i russi tanto diversi fosse l’essere comunisti. E il fatto che il comunismo, postulando la dittatura per reggersi al potere, li rendeva schiavi. È per questo che, quando arrivò Gorbaciov, l’Occidente sperò che la Russia divenisse veramente europea. Abbiamo visto la Duma con i deputati che discutevano, votavano, parevano liberi e risoluti a imboccare una nuova via. E ci abbiamo creduto. Stupidamente.
Stupidamente perché il prosieguo della storia – ecco perché bisognerebbe vivere almeno duecento anni – ha dimostrato che sì, è ben vero che, dovunque si installi, il comunismo si traduce in tirannide, ma è anche vero che la Russia è un caso speciale: Mosca volge in tirannide qualunque regime. È stata tirannide la monarchia degli zar, e non perché fosse assoluta, ma perché era russa. Anche la monarchia francese di Luigi XIV era una monarchia assoluta, ma in Francia a quei tempi c’era una libertà assolutamente inimmaginabile in Russia duecento e passa anni dopo. È stata tirannide quella di Stalin e successori, ed anzi statisticamente la peggiore della storia, per le dimensioni dei crimini perpetrati. Infine abbiamo avuto un’apparenza di democrazia con le elezioni a ripetizione di Putin (personalmente o attraverso il suo uomo di paglia Medvedev), e abbiamo continuato a sperare malgrado tutto. Finché, con la guerra in Ucraina, si è ripiombati nello stalinismo più nero, come stile. Fino ad ora il regime i crimini di diritto comune li ha commessi in Ucraina, ma la Russia non tema, avrà la sua parte.
A questo punto, non potendo aspettare di compiere duecento anni, sono costretto a trarre le conclusioni. Sono stato assolutamente pessimista nei confronti della Russia da quando, a quindici anni, ho letto “Ho scelto la libertà”, di Kravčenko. Ho sperato che il peggio fosse finito con Khrushchev ma con Budapest nel 1956 sono stato deluso ed ho perso di nuovo le speranze. Poi ho ricominciato a poco a poco a sperare, mal nel 1968 sono stato di nuovo deluso, con l’invasione di Praga. Così mi sono detto che per la Russia non avrei più avuto speranze, finché non fosse caduto il comunismo. Così, quando è caduto il Muro di Berlino, ho ripreso a sperare. Se il cancro della Russia dipendeva dal comunismo, il comunismo finalmente era morto e la Russia era viva. Affamata, arretrata, ma viva. La libertà ne avrebbe fatto una nazione europea. Mi sbagliavo.
L’errore era nel manico. Non negli zar, non in Stalin, non nel comunismo: l’errore era nel popolo russo che dopo un tiranno ne creava un altro. O ne tollerava un altro, che è lo stesso. Gli inglesi per molto meno hanno decapitato Carlo I e i francesi Luigi XVI. I russi no, il Piccolo Padre lo adorano. Prendono per buone le bugie in suo favore e per calunnie le verità a suo sfavore. Per lui sono disposti ad essere mandati a morire al fronte. Anche per niente, tanto i cittadini “sono carne da cannone”. Dicono che Stalin mandasse i fanti a camminare sui campi minati, per mandarci dopo i carri armati. Era meglio che morissero dei soldati piuttosto che fossero danneggiati dei carri (più costosi). E tuttavia quando il tiranno georgiano morì la Russia intera si sciolse in lacrime e Vladimir Putin lo rimpiange ancora oggi come il gigante che, se fosse ancora vivo, potrebbe salvare la Russia. Prova ne sia che lui cerca di adottarne i metodi. E la tentata invasione dell’Ucraina è molto più grave dell’invasione della Cecoslovacchia.
I russi cambieranno, un giorno? Temo di no. Per il momento accetto i fatti e dichiaro solennemente che non commetterò più gli errori commessi con la morte di Stalin nel 1953, con Khrushchev nel 1956, con la Primavera di Praga nel 1968, con la fine del comunismo e con Putin. Lascio ai posteri questo invito: credete alla democrazia in Russia quando l’avrete vista all’opera – perfetta – per almeno mezzo secolo, non prima. Prima, ad est della Polonia e degli Stati Baltici, scrivete semplicemente (come facevano i romani per l’Africa): “Hic sunt leones”. O forse iene.
giannipardo1@gmail.com

MOSCA VOLGE IN TIRANNIDE QUALUNQUE REGIMEultima modifica: 2022-07-03T07:25:48+02:00da gianni.pardo
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