L’OMOSESSUALITA’ NON MI RIGUARDA

Quello dell’omosessualità è un “non problema” di cui si fa un enorme problema. Infatti, mentre gli interessati parlano di orgoglio gay, in molte parti del mondo essi sono visti proprio male. Lasciamo da parte i Paesi in via di sviluppo, che a volte sono in via di sviluppo anche nel senso della tolleranza, ma già la dirigenza russa – cioè di un Paese “bianco”, cristiano ed europeo – gli è molto ostile. Un Gay Pride a Mosca è attualmente inconcepibile. Secondo il patriarca Kirill, intimo sodale di Vladimir Putin, solo l’Occidente degenerato può considerare gli omosessuali o i “transgender” come normali cittadini che hanno tutti i diritti: incluso quello di manifestare in modo sguaiato e carnevalesco.
Tutto questo è curioso da qualunque lato lo si guardi. Innanzi tutto, non si capisce l’interesse per i costumi sessuali altrui. Un bel proverbio siciliano (che attutisco nei termini) proclama: “A due palmi dal mio sedere goda chi vuole”. Ecco, bastano due palmi, per la pace sociale e la libertà.
Ma se sbroccano i cosiddetti “normali”, non è che ci azzecchino gli omosessuali. Che senso ha parlare di Pride – orgoglio – di essere omosessuali? Che c’è da gloriarsi nell’avere un corpo maschile e un io femminile, o nel sentire attrazione per una persona dello stesso sesso? Un uomo civile si vanta forse di essere eterosessuale? Per buon gusto, riserva la sua sessualità alla sfera più privata. E così dovrebbero fare anche loro.
Qualcuno obietterà che gli omosessuali parlano di Gay Pride per compensare gli innumerevoli secoli in cui sono stati costretti a vergognarsi della loro diversità. Obiezione che vale solo per metà. Dà una spiegazione ma non una giustificazione. Se un uomo è stato profondamente deluso da una donna può darsi che poi odii tutte le donne: ma dobbiamo approvarlo, in questo?
La verità è che gli uomini – quando si occupano di omosessualità – credono di parlare di un problema morale mentre si tratta semplicemente di un fatto istintuale: la specie umana considera con allarme qualunque fenomeno che limiti la procreazione. E si è visto anche con la recente sentenza della Suprema Corte americana che ha limitato il diritto all’aborto, rinviandone la regolamentazione (o il divieto) ai singoli Stati. Perché senza la procreazione la nostra specie si estinguerebbe.
In realtà il singolo, anche quando è convinto di pensare autonomamente, la maggior parte delle volte segue l’opinione corrente (mores). Quello che crede il suo pensiero è soltanto l’eco mentale dell’istinto. E infatti sono considerate malattie vergognose l’impotentia generandi (per esempio la azoospermia) o, peggio, l’impotentia coeundi (mancata erezione). E poiché l’omosessualità, anche quando ha soltanto un’origine psicologica, si risolve in una impotentia coeundi, è anch’essa grave e vergognosa.
Per queste ragioni, i benevoli considerano l’omosessualità se non un “vizio (come fanno i più selvaggi) almeno una imbarazzante anomalia. Ma se fosse un’anomalia, come l’albinismo, quale dovrebbe essere la conseguenza naturale? Se non la compassione – dal momento che gli omosessuali che ben si adattano alla loro speciale condizione possono anche essere felici – almeno la tolleranza. Come io tollero che si chiami musica il rumore che si sente in giro o in televisione. prima che io riesca a cambiare canale.
Ma se questa è piana razionalità, di fatto presso le nazioni socialmente primitive (in Afghanistan, per esempio) le cose vanno in tutt’altro modo. Certe comunità manifestano nei confronti dell’omosessualità un’ostilità così forte da arrivare a dichiararla reato. In Iran, addirittura, gli omosessuali li impiccano. Come mai? La risposta è semplice, e la dà la psicologia. Già al livello degli insetti. Una delle caratteristiche dell’istinto è l’ignoranza del suo scopo. Una vespa (tale Pelopea del Messico) non ha idea del perché deve fabbricare un certo contenitore, e metterci dentro una piccola preda, e deporci il proprio uovo, e chiudere quel contenitore, in modo che l’uovo sia protetto. Lo fa e basta. Segue l’intera a procedura anche se si toglie il fondo del cilindro, e cadono via sia la piccola preda sia l’uovo. Il programma era quello ed essa lo segue secondo lo schema previsto.
Le cose non vanno molto diversamente per noi esseri umani. Per milioni di anni la nostra specie è stata in bilico. Tra stenti, malattie, guerre e ogni sorta di problema, la vita media era di venticinque anni e la mortalità infantile era altissima. Dunque la prole numerosa era un contributo alla salvezza della specie e non avere figli una disgrazia.
In sintesi, ecco come funzionava la catena in passato: l’istinto di conservazione della specie spingeva i singoli ad avere quanti più figli era possibile; l’istinto si riversava nei costumi; infine i costumi si trasformavano in dettami della religione: “Non avere figli, potendone avere, è peccato”. Per i cattolici il sesso praticato solo per il piacere e gli anticoncezionali sono vietati. Il sesso, appena tollerato nel matrimonio (“remedium concupiscientiae”) deve servire per avere figli, che sono un “bonum matrimonii”. Se ci si sposa col patto di non averne, il matrimonio canonico è nullo.
Ma tutto ciò aveva un senso quando la specie era in pericolo. E oggi non lo è più. Anzi c’è un numero tale di esseri umani da far pensare ad un’alluvione di cavallette. L’anticoncezionale dovrebbe passare da peccato a obbligo. E i “diversi” dovrebbero essere benemeriti perché non contribuiscono all’affollamento della Terra.
La cosa triste, riguardo a questo fenomeno, è che gli uomini, invece di avere un punto di vista disteso e tranquillo, si sentono in dovere di esagerare. Il Gay Pride è una manifestazione delirante e altrettanto delirante è l’omofobia. Basterebbe dire che ognuno deve pensare agli affari suoi e non obbligare nessuno a fare o non fare qualcosa, in questo campo.
giannipardo1@gmail.com

L’OMOSESSUALITA’ NON MI RIGUARDAultima modifica: 2022-07-01T07:17:00+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “L’OMOSESSUALITA’ NON MI RIGUARDA

  1. Mota passione, molta carne al fuoco e, ahimé, troppe parole. In quanto scrive c’è tuttavia un tale accento di sincerità che ispira il rispetto. Ognuno è figlio delle sue esperienze. Io per esempio ho sempre avuto un rapporto idilliaco con le donne, che ho molto stimato e alcune amato, per infine avere la fortuna di incontrare quella che da decenni è mia moglie. Fra l’altro nessuno può venirmi a dire che non può esistere amicizia fra uomo e donna, perché ho avuto anche quella, almeno in triplice copia.
    L’unica cosa che mi dispiace è che lei parli delle donne come di esseri di un altro genere, certo non umano. Quelle che ho incontrato io erano umane.
    Ma forse la femmina americana (statunitense) è diventata una calamità. Dove abito io non ancora.

  2. La ringrazio per il commento che condivido. È un tema cui non sono per nulla indifferente, considerandomi “vittima” delle donne, tutte dalla prima all’ultima, piu’ furbe di me. Almeno quelle che ho conosciuto…
    Oso aggiungere queste mie altre riflessioni, senz’altro polemiche.
    La crociata femminista antiuomo
    In un’epoca, l’attuale, in cui al centro della scena vi è l’individuo allo stato puro, svincolato da ogni legame con qualcosa che lo trascenda, e in una società dove persino l’identità di genere è considerata un fatto culturale e quindi transeunte, la donna si è trasformata in una entità collettiva: sorta di blocco umano tenuto insieme dal cemento della solidarietà, dal vittimismo e dal femminismo. Ogni donna rappresenta quindi tutte le donne del mondo, di tutte le epoche e di tutti i paesi. Tutte sono poste sullo stesso piano: l’emancipato donnone quebecchese, l’esuberante e straripante italiana, la disinvolta svedese, la donna dei Balcani, la geisha giapponese, la musulmana doc tenuta al guinzaglio… E quindi ogni donna ha diritto di presentarsi all’incasso per essere risarcita dei danni subiti ad opera dell’uomo nel corso dei millenni.
    In India le donne delle caste superiori discriminano le donne paria (Dalit). Una contraddizione? No, queste donne evidentemente lo fanno perché costrette dai mariti. Noi sappiamo, infatti, che è l’uomo il responsabile di tutto. È lui l’orco da abbattere. Ma attenzione: il nemico dell’umanità è il maschio occidentale, cristiano, bianco, eterosessuale. Gli altri uomini sono anche loro, in varia misura, vittime del mostro dalla pelle bianca.
    Questo essere, concentrato di vizi, non ha fatto che macchiarsi di ogni scelleratezza: oppressore, colonialista, razzista, padre padrone, omofobo, guerrafondaio, femminicida, distruttore dell’ambiente… Le statue che lo glorificano sono tutte da sbullonare.
    La logica femminista è invece difficile da sbullonare. Quale logica? Benché ormai liberate, le donne continuano a far leva sulla loro sessualità mettendosi false ciglia, laccandosi, pitturandosi, incipriandosi, depilandosi, e calzando scarpe che a tutto servono fuorché a camminare. Tutto ciò allo scopo di porre in valore la loro, per noi preziosa, “differenza”. E assumendo le migliori pose dirette a incoraggiare la nostra mira sul bersaglio-oggetto sessuale che intendono continuare ad essere, femministe comprese (ma testosterone permettendo per quest’ultime), ancora per millenni; attraverso lo sfruttamento delle loro collaudate tecniche di adescamento nei nostri confronti: di noi uomini, vogliosi e spesso creduloni, destinatari da sempre delle loro permanenti molestie sessuali.
    Le femministe hanno fatto discendere la donna dal suo seggio di “madre” e di “madonna” intendendo trasformarla in una copia dell’uomo. Un pensiero di profondo affetto e ammirazione invece, da parte mia, alle nostre madri e nonne, su cui le femministe rovesciano fango perché sono state – orrore! – madri e mogli. I nostri padri, sono da loro visti come patriarchi carichi di privilegi, e portati alla violenza, all’abuso e all’ingiustizia. In realtà moltissimi portarono per tutta la vita un pesante fardello, fatto di responsabilità famigliari e di fedeltà al difficile impegno “Sii un uomo!”. Impegno ormai finito in vacca. Con svantaggio della donna…
    Una nota personale che qualcuno giudicherà inopportuna, ma io stimo che la coerenza sia un dovere imprescindibile. Devo confessare: nei confronti della donna sono stato sempre un perdente, proprio perché, in opposizione all’idea dell’uomo oppressore, padre padrone, violento, omofobo e predatore, sono prevalsi sempre in me, come in un’infinità di altri uomini, i sentimenti. Sentimenti improntati a rispetto della donna, a un gran senso di responsabilità, e nel mio caso anche a gentilezza. So che non spetterebbe a me dirlo… Sentimenti, diciamo pure, ingenui, che mi sono costati un alto prezzo. E sono sentimenti, che se potessi ricominciare, cercherei di mettere da parte facendomi più furbo…
    Scusate questo sfogo che considero una reazione legittima alle esagerazioni di un certo femminismo ambiguo ed aggressivo che sta cercando di fare della donna occidentale un’imitazione mal riuscita di questo modello ormai da rottamare: l’uomo.

  3. Caro Antonelli, sono convinto che una risposta incontestabile e definitiva al suo quesito sia impossibile. Se dunque Lei prende l’argomento come un tema da salotto, soltanto per il piacere di discuterne, Le dirò la mia idea, senza nessuna pretesa di assoluta verità.
    La sessualità maschile si esprime nel desiderio sessuale franco e, per così dire, confessato. L’uomo (soprattutto chi è più vicino agli istinti, i valori intellettuali arrivano dopo) cerca soprattutto la donna bella e come la maggior parte dei maschi dei mammiferi cerca di impressionarla con i suoi meriti: si presenta forte, vittorioso, carismatico, un capo. Del resto spesso i maschi delle varie specie combattono fra loro per il diritto all’accoppiamento, e questo diritto lo conquista il più forte. Fra l’altro è a causa di questo superego vincente che tanti uomini sono frustrati: non si sentono all’altezza del modello.
    La donna invece “combatte” non “imponendosi” ma mostrandosi desiderabile. Infatti sottolinea per quanto può la propria venustà badando alla sua linea anche quando ha quarant’anni, si mostra pulita e in ordine, si trucca. Anzi la donna di mondo attuale si trucca tanto accuratamente (e a volte pesantemente) che è difficile riconoscerla quando è struccata, naturale, e si appena alzata dal letto la mattina. È felice di mostrare le sue forme e, se può, mette in mostra i suoi caratteri sessuali secondari: per esempio con le ampie scollature sottolinea di avere un seno femminile. Con un reggiseno efficiente dà l’illusione di avere ancora le mammelle da quattordicenne. Un tempo, con le crinoline, si creava dei fianchi mitologici. In una parola, la donna è, per così dire, la “professionista del proprio aspetto”. E questo la rende così sensibile ai vestiti e ai cosiddetti accessori.
    L’omosessuale (maschio con tendenze femminili) a volte ha la creatività del maschio (fino ad oggi, nella storia, ci sono stati più artisti uomini che donne) e la sensibilità della donna per l’aspetto. Questo potrebbe spiegare molto.
    Tutto sbagliato? Può darsi. Ma ho passato un po’ di tempo piacevolmente.

  4. Il bene più prezioso, tutti ci dicono, è la diversità. Su ciò non si discute. Ecco perché io vorrei che si cercasse di riequilibrare, attraverso l’immissione di uomini cui piacciono le donne, anche il campo della moda.
    L’accusa che ci potrebbe venir mossa è che ci basiamo su uno stereotipo, sostenendo che nella moda predominano gli omosessuali sugli eterosessuali. Ma per una volta si tratta di uno stereotipo che rispecchia la realtà: designer e creatori di moda, che pur trascorrono notti insonni per rendere la donna più attraente, sono sessualmente attratti, a letto e fuori del letto, soprattutto dalla bellezza maschile. Occorrerebbe, secondo me, attuare una sorta di discriminazione positiva per far sì che anche chi ama sul serio le donne sia rappresentato in seno alla confraternita degli stilisti; la maggioranza dei quali, il fatto è innegabile, pur essendo composta da uomini preferisce sessualmente e forse anche esteticamente l’uomo. Ciò si avverte in molte creazioni stilistiche che ridicolizzano la donna, la quale viene presentata come un animale esotico da circo Barnum.
    Occorrerebbe poi chiedersi: come mai questa predominanza di gay, visto che l’omosessualità, a quanto ci dicono, è una semplice preferenza di partner e niente altro? Ma vedo che mi spingo troppo oltre. Eppure questo è un tema che sarebbe interessante approfondire: l’omosessualità come predisposizione alla creatività nell’alta moda. Tema però pericoloso, perché rischia di ribaltare la concezione, oggi prevalente, dell’omosessualità maschile vista come una semplice preferenza di partner, del proprio sesso, e nient’altro. Mentre, anche in questo campo, si vede chiaramente che l’omosessualità investe l’intera sfera dell’individuo, come condizione a tempo pieno. Un simile approfondimento, sul perché i gay siano attratti femminilmente dal bello e dal grazioso, rischierebbe inoltre di infrangere la tesi oggi prevalente che nega che vi siano profonde differenze tra l’uomo e la donna.

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