MEDVEDEV

Tutti sappiamo che di un singolo possiamo dire che è colto o ignorante, equilibrato o squilibrato, raffinato o primitivo. Ma è concepibile che un simile giudizio sia dato per un intero popolo? Con qualche cautela sì. Non si può dire che un popolo sia intelligente e un altro stupido, in quanto l’intelligenza dicono sia una qualità naturale, ma ben si può sostenere che un popolo è bellicoso e un altro imbelle, uno pragmatico (gli inglesi) e uno idealista (i tedeschi), uno molto sociale (i giapponesi) e uno tendenzialmente anarchico (gli italiani). Queste differenze possono dipendere da molti fattori come la storia, il territorio, il clima, le istituzioni. Dunque diviene concepibile che alcune di queste caratteristiche siano patologiche.
In alcuni Paesi di religione islamica, per esempio, le donne sono letteralmente una proprietà dei loro uomini, che le usano come serve, come concubine, come fattrici. In un Paese come l’Afghanistan non è squilibrato il singolo uomo, ma il gruppo. Il singolo è incolpevole: nato in quell’ambiente, gli hanno insegnato a considerare normale quel mondo e tale lui lo considera. Nessuno gli ha spiegato che la superiorità muscolare dell’uomo sulla donna oggi non ha più importanza. Se delle donne partecipano al concorso per entrare in magistratura, ed hanno voti migliori degli uomini, perché non si dovrebbe avere – come abbiamo in Italia – una magistratura prevalentemente femminile?
Così possiamo andare ad un caso di patologia di gruppo sul suolo europeo. Dmitrij Medvedev, riferendosi agli occidentali, ha scritto: “Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri. La risposta è che li odio. Sono dei bastardi pervertiti. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sarò vivo, farò di tutto per farli sparire”. Queste parole di uno che è stato Primo Ministro e Presidente della Federazione Russa sono più importanti di quanto si potrebbe credere. Infatti sono sintomi psichiatrici di Medvedev, di Vladimir Putin e della Russia tutta.
Medvedev è un banale caso di gregario sciocco che esagera per dimostrare il suo zelo e non sa che un vero capo non scende mai ad un livello del quale domani potrebbe doversi pentire. Dopo ciò che ha affermato quando mai, in Occidente, sarà ricevuto nelle stanze del potere? Ma questo riguarda l’individuo. Più interessante è chiedersi perché abbia pensato che, dicendo quelle parole, sarebbe stato applaudito dall’alto (Putin) e dal basso (il popolo russo). La sua idea può essere soltanto questa: ha creduto di esprimere il sentimento di tutti. E così si deve passare alla psicologia dell’intero popolo.
La Russia, come nazione europea, è recente, forse recentissima. Ha un passato di dominazioni subite e di Medio Evo fino al XIX Secolo. È sempre stata teatro di grandi violenze, di grandi crudeltà, di grandi sofferenze. L’aggettivo ricorrente – “grande” – è la maledizione di questa nazione: infatti essa ha controbilanciato quella sequela di tribolazioni pensando a quanto è sconfinata, confondendo “esteso” con “grandioso”. Quando De Gaulle parlava di “grandeur” francese non pensava ai trecentomila chilometri quadrati dell’Esagono ma all’importanza della Francia nella storia del mondo. Chi volesse negarla dovrebbe soltanto studiare un po’ di storia, e mai il Generale avrebbe pensato di insultare gli altri grandi popoli europei, gli spagnoli, gli inglesi, i tedeschi, per tenere a galla la Francia. Invece tutti i termini che Medvedev usa a proposito degli occidentali grondano lontano un miglio nietzschiano ressentiment (risentimento, rancore).
Medvedev dice di odiare gli occidentali e per sua bocca i russi confessano di sentire il bruciore del giudizio severo dell’Occidente. A cominciare dai loro vicini polacchi, che li considerano bifolchi pericolosi. Giudizi che Medvedev crede di poter ribaltare con qualche insulto.
Ci chiama bastardi pervertiti perché possiamo consentirci tutte le libertà e tutti i piaceri che loro non si possono permettere. La Rochefoucauld ha infatti detto che i vecchi “stigmatizzano i peccati che non possono più commettere”. Non dimenticate che, pro capite, un russo ha meno della metà del pil di un italiano. Noi siamo ricchi e loro poveri, noi ci divertiamo e mangiamo bene, loro soffrono di questa differenza e, non potendo imitarci, ci dichiarano immorali. “Vi odio” significa “Vi invidio”. E parte la litania: “Vi auguro ogni male, perché la sorte è stata benevola con voi e crudele con noi. Voi non ci amate, e noi russi ne soffriamo al punto che vorremmo distruggervi. Pietro il Grande ha sbagliato, quando ha voluto fare di noi degli europei a pieno titolo. Invece di creare una città artificiale come San Pietroburgo, avrebbe dovuto darci la democrazia. Ma forse, se ce l’avesse data, lo avremmo assassinato come abbiamo assassinato l’intera famiglia dello zar per farci poi dominare da un dittatore ancora peggiore, Giuseppe Stalin.
Ecco, voi europei siete quello che avremmo sempre voluto essere e non siamo mai stati. E poiché da voi non siamo mai riusciti né a farci amare né a farci rispettare, vogliamo almeno che ci temiate. Come noi abbiamo temuto i mongoli nostri vicini. Il nostro ideale è che l’Eurasia parli russo, da Vladivostok a Lisbona”.
In questo senso, la catastrofe mentale della Russia è stata la Seconda Guerra Mondiale. Per molti decenni poi Mosca ha tenuto schiava mezza Europa (riuscendo a farsi ovunque visceralmente odiare) e si è sentita una superpotenza mondiale. Si è anche considerata la portatrice e l’antesignana di un’ideologia destinata a dominare la Terra. La Russia era finalmente “grande”, come nei suoi sogni. Così, quando il palloncino è scoppiato, invece di prendere atto della realtà, i russi hanno pensato di essere stati depredati, truffati, traditi. “Non può essere che la realtà sia quella che vediamo. I nostri confini non possono essere cambiati: vanno dal Pacifico all’Elba, dateci tempo e rimetteremo le cose a posto. Non è vero che il comunismo era così male, basti dire com’era considerata la Russia allora e com’è considerata oggi. E infatti ancora oggi facciamo sfilare le bandiere con la falce e martello. Stiamo male? Siamo poveri? Putin è un dittatore che fa morire i nostri giovani in una guerra insensata? A noi della vita umana è sempre importato poco, si ricordi come si comportava Stalin, al riguardo. E Stalin è stato l’autore della grandezza russa, una grandezza che non potrà che risorgere, a costo di ammazzare – se ci riusciamo – tutti i bastardi pervertiti che stanno meglio di noi, sono più liberi di noi, sono più ricchi di noi e – diciamola tutta – non sono soggetti ad una cleptocrazia come lo siamo noi. Ma un giorno uccideremo tutti quelli che dicono male della Russia, così sopravvivranno soltanto coloro che ne dicono bene. Il metodo è quello che, ai tempi d’oro, si usava alla Lubianka”.
Il popolo russo è pericoloso per la sua acida voglia di vendetta contro una realtà che si permette di dargli torto. Se fosse una persona soltanto, sarebbe un sociopatico.
giannipardo1@gmail.com

MEDVEDEVultima modifica: 2022-06-12T07:43:01+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “MEDVEDEV

  1. Ciò che ha scritto, dr Pardo, è pienamente condivisibile.
    Per quanto potrà valere, dipendesse da me prenderei bene le distanze dai Russi e dagli Ucraìni : si tratta di beghe slave da lasciare ai diretti coinvolti….. .

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