LE FORZE IN CAMPO

Le sorti di una guerra sono sempre imprevedibili, perché le variabili sono tante e gli imprevisti così numerosi, che il calcolo diviene impossibile.
Del resto c’è un’esperienza che tutti abbiamo fatto. Se smontiamo un congegno e una vitina ci scappa di mano, magari proiettata dalla punta del cacciavite, provate ad indovinare dove è andata a finire. In questo campo ho fatto delle esperienze dolorosissime. Quella vitina che varrà un centesimo è insostituibile e dunque bisogna ritrovarla ad ogni costo. Dopo tutto, dal momento che il balcone è chiuso, essa è sicuramente nei diciotto-venti metri quadrati di questa stanza. Ma dove? Ho visto che una vite può andare a mettersi nella commessura fra due mattonelle, fino a divenire invisibile; può rintanarsi nello spazio fra un piede dell’armadio e il muro; può essere saltata nel cestino della carta straccia, che bisogna vuotare foglio per foglio, per vedere se non sia in qualche piega o in fondo; una volta alla fine ho scoperto che non era assolutamente da nessuna parte, per terra. E dal momento che le viti non volano, ero disperato. Infine mi sono accorto che era caduta nel risvolto dei miei pantaloni e me l’ero portata appresso durante tutto il tempo delle ricerche. Ecco come si svolgono le guerre.
Malgrado queste incertezze, rimangono dati indubitabili. Per esempio Hitler poteva essere sicuro che, se avesse tentato di invadere l’Inghilterra, la flotta inglese sarebbe intervenuta. Certo, non poteva prevedere l’esito, ma che lo scontro ci sarebbe stato era indubbio. Nello stesso modo, anche per quanto riguarda la guerra in Ucraìna (ché di questo si tratta) abbiamo delle certezze.
Eccone una: gli uomini che la Russia ha ammassato alla frontiera prima dell’invasione erano tra centocinquantamila e duecentomila. E ora vediamo quanti sono gli ucraìni pronti a prendere le armi contro gli invasori. Abitanti, 44 milioni. Facciamo che la metà siano donne, 22 milioni. Di questi togliamo quelli che hanno più di sessant’anni o meno di venti, all’incirca la metà, scendiamo a 11 milioni. Abbiamo visto in televisione e sentito nei “servizi” che tutti costoro sono pronti a combattere contro gli invasori, anche con una fionda, se non hanno altro. E sono una folla immensa. Ma ammettiamo ancora che molti, all’atto pratico, cerchino di non impegnarsi. Anche a scendere sotto la metà di quegli undici milioni, ne rimangono ancora cinque milioni. Quale esercito non si troverebbe in serissime difficoltà contro cinque milioni di partigiani? Ricordiamo che la resistenza italiana, tanto fantasiosamente celebrata, riguardò parecchie migliaia di uomini, ma non certo centinaia di migliaia. E infatti non ebbe alcuna influenza sulle sorti della Seconda Guerra Mondiale. Ma se i partigiani fossero stati un milione? Un solo milione, e per giunta bene armati, come rischiano di essere gli ucraini? I nostri partigiani, per giunta, erano male armati, mentre gli ucraìni non solo avevano ed hanno ancora un esercito, ma stanno ricevendo armi in quantità dall’Occidente.
A questo proposito va notato che i mezzi corazzati sono importantissimi nelle battaglie campali, ma in Ucraìna da un lato non possono occupare tutto il territorio (il più grande d’Europa, dopo la Russia) dall’altro, stando in città, sono un problema per l’aviazione, che non può bombardare se non rischiando di ammazzare i commilitoni.
Qui veniamo ad un capitolo molto doloroso per i russi. Oggi per distruggere un carro armato non è necessario un altro carro armato: basta un missile “spallabile”. Spallabile – orrendo neologismo – significa che un moderno bazooka può essere tenuto sulla spalla come una telecamera professionale e sventrare un carro armato.
In città per giunta i carri hanno un altro svantaggio: il loro corazzamento è soprattutto inteso a difendere il carro dal lato anteriore, cioè dal lato che affronta il nemico. Ma in città, se al carro viene sparato un missile da un terzo piano, il missile non colpirà la parte pesantemente corazzata, ma la parte superiore del carro (il suo tetto, per così dire) che non è corazzato come il davanti.
Infine ammettiamo – cosa non improbabile – che i russi riescano ad occupare Kiev e le altre grandi città: e il resto dell’immenso Paese? La densità della popolazione, lo sappiamo, è di 73 abitanti per km2, e già soltanto a Kiev ce ne sono quasi tre milioni. Tenendo conto degli abitanti nelle altre città, quale sarà la densità per km2 nelle campagne ucraìne? Le campagne – e cioè di gran lunga la maggior parte del territorio ucraino – risultano spopolate. E allora torniamo alla situazione dell’Afghanistan, dove il governo locale occupava Kabul, ma il resto del territorio apparteneva ai Taliban, come si è visto non appena gli americani se ne sono andati da Kabul.
Secondo Edward Luttwak, sentito in televisione, l’invasione dell’Ucraìna è il risultato di un errore di Putin, cui era stato detto che il popolo ucraìno avrebbe aperto le braccia ai fratelli russi, Zelenskij sarebbe subito fuggito, i russi sarebbero arrivati in due giorni a Kiev e vi avrebbero installato un governo amico, o succubo. Secondo Luttwak Putin, se bene informato, non si sarebbe mai cacciato in questo ginepraio. O – più esattamente – forse è stato correttamente informato, ma ha preferito credere a coloro che gli fornivano un quadro ottimistico della situazione. Era convinto di defenestrare immediatamente Zelensky, e quello è ancora lì. Era convinto che l’esercito ucraìno si sarebbe immediatamente liquefatto, e quello resiste ancora. Infliggendo per giunta perdite ai russi. Era convinto che la popolazione russofona dell’est ucraìno l’avrebbe accolto a braccia aperte (per esempio a Kharkiv) e così non è stato. Insomma – sempre secondo Luttwak – Putin ha messo la testa nel cappio, e tecnicamente ha già perduto. Questione di settimane perché sia chiaro a tutti.
Luttwak è famoso per un suo brutale realismo, e dunque potrebbe avere ragione. Ma anche ad ammettere che abbia torto, è certo che l’operazione Ucraìna non si è svolta come previsto e, viste le conseguenze, nessuno può dire che – fino ad ora – si sia rivelata un buon affare per la Russia. Ma staremo a vedere.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
1 marzo 2022

LE FORZE IN CAMPOultima modifica: 2022-03-01T09:54:59+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “LE FORZE IN CAMPO

  1. ma sì, la verità, quella del gregge: oggi, in Italia, non in Russia, chi si permette di sollevare dei dubbi sul pensiero unico rischia il licenziamento come il giornalista del TG2 (attaccato da Letta) o Alessandro Orsini della Luiss o la Spinelli (che lei aborre) giornalista di Repubblica che deve scrivere su il Fatto per poter esprimere critiche sulla Nato (tutte documentate). Ah mi scusi, qui si pratica la religione atlantista.
    La EU censura le trasmissioni bloccando internet, roba che si fa in Cina …
    ma con VPN si aggira il blocco, come ho già detto, visto che amate la verità forse a qualcuno viene voglia di sentire l’altra parte:
    “Se volete vedere Sputnik Italia o RT dovete collegarvi a un server localizzato da un IP indicativo di una nazione che non applica quel tipo di censura.
    Esempi di VPN sicuri e qualitativi: segue elenco, se a qualcuno interessa, prego il prof di fornire il mio indirizzo email. per favore non hackeratemi!”
    ma sì, la verità, che bella donna, un po’ troppo facile a volte, si concede a chi paga di più. chiedo scusa per la volgarità.
    cmq, per non avere problemi, mi ritiro in buon ordine anch’io. grazie dell’ospitalità.
    PS: sui nazisti di Kiev (che per qualcuno non esistono e sono un parto di fantasie malate) consiglio la lettura di un sito di controinformazione americano consigliato anche da Oliver Stone, regista che una volta piaceva ai sinceri democratici pacifisti (gli stessi che oggi bruciano gli eretici antiatlantisti) per i suoi film contro la guerra in Vietnam ma che ha intervistato Putin due volte, senza distruggerlo, il bricconcello:
    non è troppo lungo e ci sono molte figure
    https://consortiumnews.com/2022/02/28/atlantic-council-praised-ukraines-nazi-azov-battalion/

  2. Francamente, non credo sia necessario. Noi siamo abituati alla verità, e se essa non ci piace non diamo la colpa alla televisione che ce la racconta. Fra l’altro, ne abbiamo tante che possiamo anche ascoltare quella che sappiamo la pensa come noi. Mentre la censura russa farà pensare ai russi che alla Russia va anche più male di come vada attualmente. Infatti il male temuto o immaginato non raramente è anche più tremendo di quello reale. In secondo luogo, se le banche non hanno più soldi, se i russi non possono prendere un aereo per l’Europa occidentale, se sono esclusi da tutti gli eventi sportivi internazionali, se l’inflazione comincia a galoppare e i beni di consumo a diminuire, lei crede che i russi non se ne accorgeranno?. A me quelli di Putin sembrano provvedimenti da disperati

  3. “Di fronte a migliaia di persone che in tutta la Russia manifestano contro la guerra, il Cremlino continua a ridurre al silenzio le proteste e obbliga gli organi di stampa nazionali a sostenere le sue posizioni. Usando la forza per disperdere le manifestazioni contro la guerra e censurando l’informazione, le autorità russe ricorrono sempre di più alla repressione mentre nell’opinione pubblica cresce l’orientamento contrario alla guerra”.
    https://www.amnesty.it/russia-censura-dellinformazione-e-persecuzione-delle-proteste-contro-la-guerra-crescono-opposizione-alla-guerra-e-repressione-del-dissenso/
    Senza arrivare al livello di censura e di intimidazione che il governo russo ha imposto ai propri media, qualche contromisura da parte nostra dovrebbe essere adottata.

  4. Cari Amici,
    credo che la squadra tecnica del blog abbia riparato il guasto (che mi ha obbligato per due mesi ad approvare tutti i messaggi, perché potessero comparire fra i commenti) ed ora, come prima, tutti potranno inserire i loro commenti e li vedranno immediatamente comparire.
    Tutto ciò significa però che dovrete anche sopportare che compaiano commenti “fake”, cioè “spam”, finché non li avrò cestinati. Questo, finché la suddetta squadra tecnica non riuscirà a riattivare convenientemente Akismet, che li eliminava in partenza.
    Con l’occasione ricordo agli amici le regole implicite di questo blog: 1 Ci si dà del lei; 2 si possono esporre le tesi più strampalate e si possono contestare a volontà, purché si parli sempre delle tesi e mai delle persone. Se si pensa che è una tesi è cretina, si dica che è “poco plausibile”. 3 Se infine si dà del cretino all’interlocutore, io metterò l’indirizzo dell’autore nella lista nera e i suoi commenti, se continueranno a pervenire, saranno pubblicati solo se approvati.
    Regola generale: niente insulti e niente linguaggio volgare. Lo se che si mi scrivesse Sgarbi mi inonderebbe di parolacce, ma io cancellerei anche i suoi commenti.
    Sconsiglio anche vivamente i commenti lunghi, che rischiano di non essere letti. Soprattutto da me.
    Auguri a tutti per la primavera appena iniziata.
    Gianni Pardo

  5. Temo che la guerra sia una cosa terribile e molto pericolosa ma non è un argomento di conversazione per talk show o per inviati con elmetto.
    Dovrebbero parlare solo gli esperti, cioè i militari (che in questo conflitto sono prudenti).
    Gli sconfitti sono i MSMedia che pretendono di raccontare al popolo bue la loro versione dei fatti: non per niente quella stratega da salotto della Ursula VDL ha pensato bene di vietare i canali russi in EU, non si sa mai che a qualcuno non vengano dei dubbi. Anche quei campioni della libertà di parola dei Big Tech, dopo Trump, hanno pensato bene di togliere la piattaforma a RT (Russia Today) beh, come ho già detto, Telegram funziona alla grande e si può leggere qualcosa di diverso dal pensiero del branco, documentato; ma anche RT comunica che quello che non si può più vedere su youtube si può vedere su un’altra piattaforma che non rivelo per non essere arrestato dalla polizia del pensiero unico.
    Con i loro “radiogoniometri” come faceva la Gestapo, potrebbero individuarmi :))
    il caso Luttwak poi è una barzelletta: di solito essendo di destra e conservatore è snobbato dagli intellettuali ztl, adesso è un eroe antirusso, un oracolo.
    è come per i nazisti che qualcuno anche in questo blog intelligente vorrebbe negare: ci sono foto terribili di quello che hanno fatto da otto anni, ma quello che il Main Stream non vede non esiste.
    il guaio però è che Putin e le Forze Armate russe sanno perfettamente che l’Ucraina deve essere de-nazistificata, non hanno bisogno della benedizione della Nato, del papa, di Draghi, dell’EU e di quel povero rimbambito di Biden. “Sappiamo chi sono, abbiamo i loro nomi, sappiamo dove abitano” (ha detto Putin nel discorso del 21 febbraio), “li andremo a prendere e li consegneremo alla giustizia”. Ecco, nel sud dell’Ucraina il lavoro è a buon punto.
    grazie dell’ospitalità.
    PS. sulla vostra nota di ieri su chi scende per primo in battaglia, il problema non si pone perchè fin dal primo giorno i cieli sono liberi, infatti a terra bruciano i tank delle FA Ucraine (come quelli di Saddam a suo tempo), non i km e km dei mezzi russi che attendono di entrare a Karchov e Kiev.
    Comunque, da quello che si può leggere nei libri di storia militare, dalla WWII si è determinato un ordine di schieramento che vede prima l’aviazione, poi l’artiglieria pesante infine i carri con la fanteria.

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