1943

I russi sono penetrati in Ucraìna con una parte soltanto delle forze che avevano ammassato alla frontiera. Il 50%, ho sentito. Questo conferma ciò che dicono tutti, e cioè che Putin e compagni si aspettavano che gli ucraini si arrendessero immediatamente. I più ottimisti pensavano addirittura che gli ucraìni avrebbero accolto con applausi e fiori i “fratelli” russi. Poi hanno visto che l’impresa si presentava più problematica del previsto e ora pare che abbiano aggiunto altre truppe, fino ad arrivare al 75% dei contingenti alla frontiera. Ma poco importano questi numeri: nessuno dubita che militarmente i russi possano vincere negli scontri. E ovviamente riusciranno a conquistare le città. La domanda è: che se ne faranno? Come ha detto brillantemente qualcuno, “certe città, o certe nazioni, è più facile conquistarle che tenerle”.
Non sempre è andata così. Nell’estate del 1943, benché bambino, ho assistito alla conquista della mia città – anzi, del villaggio in cui ero sfollato – da parte degli inglesi, durante la Seconda Guerra Mondiale. Negli ultimi mesi e soprattutto nelle ultime settimane prima dell’arrivo degli Alleati la popolazione era allo stremo. Lo Stato non esisteva più e mi meraviglio che non ci fossero furti, stupri, violenze. La fame imperversava e lo stesso denaro (quel poco che c’era) non ispirava fiducia: si cominciava ad usare il baratto, lenzuola contro alimentari (di contrabbando). Aspettavamo tutti con impazienza l’invasione per uscire da quella situazione. L’esercito italiano non si vedeva. I tedeschi erano pochi e smarriti e presto non si videro più nemmeno loro.
Alla fine, dopo una lunga battaglia nella piana a sud della città, gli inglesi arrivarono. Con i loro camion dal muso schiacciato come bulldog, coi loro carri armati e con i fanti guardinghi che camminavano accanto ad essi, ai due lati della strada. Guardinghi, ma non si vedeva da chi avrebbero avuto difendersi: ai lati della strada, la gente li applaudiva, nientemeno. Ed io, bambino, mi vergognavo a morte. Loro erano “liberati”, io mi sentivo “sconfitto”. La verità è che tutti eravamo accomunati dalla fame e dalla speranza che – come si diceva – gli inglesi ci avrebbero aiutati.
Ci aiutarono. Presto cominciò a circolare di nuovo il pane, e altri alimentari che non si vedevano da tempo. Eravamo poveri in canna ma tanto più felici di essere vivi. E poi ogni giorno le cose andavano un po’ meglio. Ecco come un popolo subisce l’invasione di un nemico che non odia. Che non odia anche se, prima, aveva bombardato le nostre città tanto efficacemente che eravamo sfollati tutti, a piedi, per non morire sotto le macerie.
I russi, imbottiti di propaganda bugiarda, si aspettano forse di essere accolti in Ucraìna come lo furono inglesi, americani, sudafricani, canadesi, indiani e neozelandesi, da noi in Sicilia. Ma noi ci sentivamo profondamente traditi da un governo che ci aveva fatti sentire forti, ed eravamo deboli; pieni dell’orgoglio di essere italiani, ed ora costretti a vergognarcene: avevamo tradito la Francia nel suo momento peggiore ed ora ci apprestavamo a tradire anche i tedeschi. La guerra ci aveva trasformati nello zimbello di nemici e amici: pur rispettando il coraggio di alcuni, gli inglesi ridevano di noi, in Libia. E i tedeschi ci trattavano con disprezzo.
Avevamo vissuto sotto le bombe senza sentirci difesi dall’esercito italiano e indistintamente tutti, da almeno due anni, pativamo seriamente la fame. Una fame indimenticabile. Non si vedevano obesi, in giro. Proprio non avevamo nessun motivo di stima, nei confronti di Roma, che continuava ad inabissarsi.
Qualche tempo dopo per giunta ci furono gli episodi infamanti dell’otto settembre, la fuga a Pescara e Brindisi, Badoglio col suo: “La guerra continua” e tutta una parte della storia che oggi vogliono mostrare gloriosa e fu invece la sconfitta di un popolo straccione abbandonato anche dal suo re. Un re vigliacco che, dopo avergli tenuto il sacco, fece persino arrestare Mussolini.
Veramente non potevamo essere fieri di noi. Avevamo perduto tutto, non avevamo più niente, nemmeno la dignità, con le donne che si prostituivano per dar da mangiare ai figli, e qualcuno cantava: ”Basta ca c’è sto sole, ca n c’è rimasto o mare…” Sì, avevamo soltanto il sole e il mare.
Così inglesi e americani, invece di essere considerati dei nemici, sono divenuti il modello da seguire. Soltanto per questo il personaggio di Alberto Sordi scimmiottava gli americani e Renato Carosone poteva cantare: “Tu vuo’ fa’ l’americano, tu vuo’ fa’ l’americano, ma si nato in Itali!”. Mi chiedo chi mai, fra qualche tempo, a Kiev, canterà: “Tu vuo’ propio fare o russo, tu vuo’ propio fare o russo, ma si nato in Ucraìn!”
Ecco la differenza fra noi e gli ucraìni, prima dell’invasione. Fino a un mese fa gli ucraini, pur essendo tutt’altro che ricchi, vivevano normalmente. E non aspettavano nessuno. Non chiedevano niente a nessuno. Erano governati da un signore, Zelenskij, filoucraìno, mentre Janukovic era stato filorusso, ma gli ucraìni avevano liberamente votato prima per l’uno e poi per l’altro. Gli sembrava affar loro chi avere come Presidente. In tutti i sensi, non avevano bisogno dei russi. Non desideravano averli in casa. Non desideravano essere comandati da loro. I russi come potevano pensare di essere applauditi?
Certo, per non perdere la faccia, ora i russi occuperanno l’Ucraìna ma dovranno tenerla con la forza. E c’è da temere che, una volta conclusa la guerra, comincerà un’interminabile guerriglia. Perché se prima molti ucraìni avevano antipatia per i russi, ora la totalità di loro li odierà. E gli sparerà a tradimento da dentro un portone, da dietro una siepe, da una finestra. Per non parlare degli attentati con le armi anticarro in campagna, le mine sotto gli autocarri, le bombe molotov contro i soldati isolati. Un inferno che forse durerà per anni, finché i russi non se ne andranno. Come se ne andarono dall’Afghanistan.
Proprio non si comprende quale follia abbia annebbiato la mente di un Vladimir Putin che tanti in passato abbiamo stimato come uomo pragmatico, grande opportunista, modello machiavellico (dunque positivo) di governante. Capace di fare cinicamente gli interessi del suo Paese, anche calpestando i diritti altrui, ma – si sa – la morale è estranea alla politica. E invece alla fine si è dimostrato annebbiato, ubriaco di potere e di sogni, come un certo signore che, volendo fondare un Impero di Mille Anni, ha distrutto una Repubblica che non aveva ancora trent’anni. E un Paese che, giustamente, non smette da ottant’anni di battersi il petto per averlo seguito.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
2 marzo 2022

1943ultima modifica: 2022-03-02T09:17:56+01:00da gianni.pardo
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