UN QUISQUE DE POPULO

La situazione politica, a proposito dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, è così confusa che, facendo delle ipotesi, uno non sa se sta dimostrando grande acume politico o sta fantasticando come uno sciocco.
Ecco perché il consiglio che si potrebbe dare a chiunque si occupi di questa materia, inclusi i dilettanti perditempo come il sottoscritto, potrebbe essere: “Scrivete quello che volete ma senza prendervi sul serio”. Posto questo “caveat”, sono finalmente libero di divertirmi un po’.
Ascolto distrattamente (molto distrattamente) le discussioni riguardo a questa tormentata elezione e spesso perdo il filo. Un po’ per l’età, forse, certo per il disinteresse. E un’idea continua a girarmi per la testa, con la petulanza del motivo di una canzone insulsa che vi sorprendete a canticchiare, pur odiandola.
L’ideuzza è quella più volte esposta, secondo cui Draghi non può essere eletto Presidente della Repubblica, perché questo potrebbe comportare la caduta del governo e persino l’impossibilità di una sua ricostituzione. Con la conseguenza dello scioglimento delle Camere e della perdita della pensione per la pletora di parlamentari che non saranno rieletti. Per questa ragione, nelle mie previsioni, ho sempre escluso la serietà di questa candidatura. Certo, se poi lo eleggeranno farò la mia cattiva figura: ma vi prego di credere che non perderò il sonno.
Ciò posto, qual è l’attuale problema? Che dal momento che nessuno dispone della maggioranza (o comunque di una maggioranza tale da poter eleggere un Presidente a dispetto dei santi, intendo della controparte politica) si cerca un nome che metta d’accordo tutti. Ma – almeno così la vedo io – il Partito Democratico fa come Giufà, il protagonista delle favole siciliane che, condannato a morte, chiese soltanto la grazia di scegliere l’albero al quale essere impiccato. E scelse il prezzemolo.
Letta dichiara di accettare qualunque proposta ma, come per un caso, a qualunque proposta dice di no. Senza nemmeno avanzarne una propria, se del caso cercando (vanamente) di far credere che tutti i nomi che gli sono stati proposti erano inadeguati.
E a questo punto espongo l’idea centrale che mi gira per la testa. I peones vogliono che non siano sciolte le Camere, e accetterebbero un Presidente purchessia. E allora, nei panni di Salvini&Soci, direi: “Noi proponiamo la Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati (o chi per lei) e la voteremo tante volte quante ne saranno necessarie, finché raggiungeremo 505 voti”. Con la garanzia di una figura degna e adeguata, ad un certo punto i peones potrebbero dirsi: “E perché no? Votiamo così e ce ne andiamo a casa. Poteva andare anche peggio”. Fra l’altro, se Italia Viva (leggi Matteo Renzi) si convincesse, si tratterebbe di aggiungere a quelli del centrodestra una ventina o meno di voti.
La mia ideuzza nasce facendo due più due quattro. I grandi elettori non vogliono lo scioglimento delle Camere, e nemmeno il rischio dello scioglimento delle Camere. Dunque un Presidente lo vogliono, del resto non gli importa. Draghi potrebbe rimandarli a casa (anche involontariamente), un quisque de populo no, perché a capo del governo ci sarebbe Draghi. Meglio allora un quisque de populo.
Comunque, dal momento che scrivo alle 13,30, posso aggiungere qualcosa. La sinistra, sul nome della Casellati, ha deciso di astenersi. E altrettanto hanno fatto i Cinque Stelle, se ho capito bene. Che significa, tutto ciò? In primo luogo, che su quel nome a sinistra non hanno nulla di serio da obiettare; ma in secondo luogo e soprattutto, che non si fidano dei loro colleghi elettori. Li costringono a non votare per evitare che, nel segreto dell’urna (e pur di uscirsene) votino per la Casellati. Bella dimostrazione di sicurezza di sé e, al passaggio, di rispetto delle istituzioni. Se è consentito essere pesantemente ironici.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
28 gennaio 2022

UN QUISQUE DE POPULOultima modifica: 2022-01-28T14:04:55+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “UN QUISQUE DE POPULO

  1. Buongiorno,
    fra i tanti tatticismi di questa elezione, l’astenersi dal voto per la Casellati da parte del centrosinistra puo’ anche essere inteso come un mezzo per capire quanto forte sia la candidatura del centrodestra visto che i voti verranno soltanto da quella parte. Se i voti raccolti dalla Casellati saranno in numero minore di quelli disponibili al centrodestra questo sarebbe un chiaro messaggio di candidatura deboluccia.
    In quanto a dimostrazione di sicurezza in sé anche l’indicazione del centrodestra ai propri elettori di votare Elisabetta Casellati o Casellati, a secondo dei partiti di appartenenza, per potere individuare la provenienza di franchi tiratori non è una grande prova di sicurezza.
    In sintesi una serie di tatticismi di cui si farebbe volentieri a meno.

  2. Suggerisco sommessamente al centrodestra di continuare a proporre (e a votare compatti) la Casellati. Chissà se il centrosinistra riesce ad astenersi indefinitamente: secondo me, dopo tre o quattro votazioni andate a vuoto, molti del centrosinistra smetterebbero di astenersi. Significherebbe far cadere il governo e chiudere la legislatura? Non è detto …

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