IL GIUDIZIO SUL NUOVO PDR

Saremo contenti del nuovo Presidente della Repubblica? Questa domanda può apparire sciocca. Innanzi tutto perché non sappiamo ancora chi sarà. Poi perché è soltanto vedendolo all’opera, per anni, che sapremo che giudizio dare di lui. Molti non si aspettavano affatto, all’inizio, che Mattarella sarebbe stato uno dei migliori Presidenti, così come io non mi aspettavo che Scalfaro sarebbe stato uno dei peggiori.
E tuttavia io una risposta ce l’ho, e non mi vergogno di trarla da un’ottima battuta. Perché l’umorismo è una delle vette dell’intelletto umano e una grande fonte di verità, come avrebbe detto Freud. Eccola: “Decidere significa ridurre gli errori ad uno”.
Decidere viene dal latino decaedere, cioè tagliare via, separare violentemente A da B, sapendo che, scelta una strada, si è abbandonata l’altra. E a volte ci chiediamo se per caso non stiamo abbandonando la migliore soluzione per la peggiore. Per questo decidere è doloroso. Per questo a volte l’indecisione ha una lunga vita: infatti, finché non si decide, si può ancora scegliere.
Ma se le cose stanno così, l’unica cura per l’angoscia della decisione è decidere (toh, decidere) una volta per tutte che, arrivati alla scelta, se non sappiamo che fare, è segno che le “options” ci sembrano tutte ugualmente plausibili e tutte ugualmente discutibili. Ed allora perché preoccuparsi tanto? Ad un uomo che era molto indeciso fra la moglie e l’amente, dissi una volta: “Se sei tanto indeciso, è segno che il valore di queste due donne, ai tuoi occhi, è più o meno lo stesso. E allora non tenerle sulla graticola, scegline una con la monetina. Tanto la tua indecisione prova che, in ogni caso, non potrai sbagliare di molto”.
Questo se si fosse razionali. Ma “razionale” non è sinonimo di “umano”. Una signora amava comprare vestiti e borse ma spesso, sulla via di casa, rimpiangeva il denaro speso. Umana era certo, razionale non so.
Finché si parla di un Presidente della Repubblica – un personaggio che abbiamo incontrato nel libro di Diritto Costituzionale – quasi ci immaginiamo una figura tra un gigante e la statua di un senatore romano. Quando poi qualcuno viene eletto Presidente, ci accorgiamo che è un tale di cui conosciamo il passato e che non ci riuscirebbe facile definire un superuomo.
Ecco in che senso decidere è “ridurre gli errori ad uno”. Dal momento che nessuno, prima di essere eletto, ha le proporzioni del Primo Cittadino, quello che ha diritto al rispetto reverenziale di tutto il Paese, tutti, appena eletti, appaiono inadeguati. “Un errore”, dunque. Ma ricordiamoci che l’avremmo detto di tutti gli altri. E per giunta ricordiamoci che, alla prova dei fatti, chi ci era apparso “cattivo” potrebbe rivelarsi “buono”. E viceversa. Inoltre, chi ci appare francamente inadeguato – come a me apparve Sandro Pertini – dopo tutto probabilmente non farà grandi danni. Magari giocherà a scopone in aereo, con i giornalisti, ma non è alto tradimento.
Il Presidente della Repubblica non è il freddo “notaio della Repubblica” che qualcuno avrebbe voluto vedere in lui. Ha addirittura il dovere di qualche decisione, particolarmente in caso di crisi. E proprio per questo, perché sa di essere sotto gli occhi non soltanto dei politici e di tutti i cittadini, ma anche degli storici, sta molto attento a ciò che fa. E così, in media, fa meno danni di quanti ne faccia il Parlamento.
Del resto è naturale. Il Parlamento decide continuamente cose, e abbiamo detto che più si decide più “si sbaglia”. Ecco perché nel marzo del 2018 avremmo dovuto essere molto allarmati (e alcuni lo siamo stati) quando un terzo degli italiani, nientemeno, ha mandato una caterva di parlamentari “grillini” in Parlamento. Perché il Parlamento fa le leggi, e infatti quei signori, oltre ad abolire la povertà, hanno abolito la prescrizione in diritto penale. Così una giustizia già letargica e a volte faziosa avrebbe avuto la possibilità di tenere un cittadino innocente sotto accusa penale per tutta la vita.
Speriamo si elegga presto il nuovo Presidente della Repubblica. Quanto meno, affinché si parli d’altro. Non vorrei che il nuovo Presidente si chiamasse “Uffa!”
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
26 gennaio 2022

IL GIUDIZIO SUL NUOVO PDRultima modifica: 2022-01-26T08:05:26+01:00da gianni.pardo
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