SVANTAGGI VANTAGGIOSI

Dicevano i romani: “Ubi commoda, ibi incommoda”. Ma forse, con queste parole (“anche i vantaggi comportano degli svantaggi”) non si rendevano conto di aver posto le basi per l’affermazione simmetrica: “Ubi incommoda, ibi commoda”. Qualcuno ha addirittura osservato che perfino nella schiavitù – la peggiore delle condizioni – c’è il vantaggio dell’irresponsabilità. Il libero e l’autonomo, responsabili della loro sorte, non sempre hanno di che congratularsi con sé stessi.
Questa curiosa osservazione mi è venuta in mente dopo che, per molti giorni, ho ripetuto a chi ha voluto ascoltarmi che buona parte del Parlamento è composta da parlamentari che, in caso di voto anticipato, non soltanto possono essere ragionevolmente certi che non saranno rieletti ma, se il governo non dura fino a settembre, poi non avranno nemmeno la pensione da deputati o senatori. Dunque, ho scritto, scordatevi l’interesse dell’Italia di cui tanto discutete. Gli elettori meno prestigiosi avranno un solo interesse: impedire che cada il governo. Per irresistibili ragioni pecuniarie. Ed è questo il motivo per il quale considero attualmente la candidatura di Draghi del tutto inverosimile. Se fosse eletto lui, e non si riuscisse a mettere insieme i cocci del governo, da Presidente della Repubblica Draghi sarebbe costretto a sciogliere le Camere.
Ma l’osservazione di quel brocardo latino può spingerci a fare un passo avanti. Il cinismo dei peones potrebbe avere – come la nuvola del proverbio inglese – “a silver lining”, un bordo d’argento. Il disinteresse “politico” dei “Cani sciolti” del Gruppo Misto riguardo alla persona da eleggere significa anche che, assicurato che non si andrà ad elezioni anticipate, un candidato vale l’altro. E allora perché preferire il peggiore al migliore? Assicurato il proprio interesse, perché non tutelare anche – visto che è gratuito – l’interesse dell’Italia?
Non è affatto un paradosso. Nella scelta del nuovo Presidente i parlamentari professionisti (quelli che non temono nemmeno le elezioni anticipate) potrebbero essere guidati dal loro “personale interesse politico”, o almeno l’interesse del proprio gruppo di appartenenza. Viceversa, chi è oggettivamente condannato alla non rielezione, una volta assicurata la pensione, perché dovrebbe votare per il peggiore, senza ricavarne nessun utile?
Sulla base di queste considerazioni vien da sorridere vedendo i leader che parlano di riunioni, di accordi, e addirittura – secondo quell’umorista di nome Enrico Letta – di accordi di legislatura. I leader non hanno nulla da promettere e nulla da minacciare, ai “loro”elettori. Per giunta il voto è segreto e chi vota non ha nemmeno il problema della propria immagine. Ammesso che gliene importi qualcosa.
Ancora una volta si ha un caso di eterogenesi dei fini, che meglio andrebbe designata come “eterogenesi dei risultati”. Cioè diversa natura e origine degli scopi per giungere poi ad identici risultati. I più morali degli elettori (dunque disinteressati) voterebbero il miglior candidato per amor di Patria, mentre i peones voterebbero per il miglior candidato perché obiettivamente disinteressati all’identità della persona, essendo interessati soltanto alla protezione del proprio reddito.
Sembra veramente strano, ma in queste settimane il Parlamento e i delegati regionali potrebbero eleggere un ottimo Presidente. Ci sarebbe da essere sorpresi, ma per una volta sarebbe una sorpresa positiva.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
23 gennaio 2022

SVANTAGGI VANTAGGIOSIultima modifica: 2022-01-24T08:23:57+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “SVANTAGGI VANTAGGIOSI

  1. “Un accordo sul nome del successore a Palazzo Chigi e sulle cose da fare nell’ultimo anno di legislatura”. L’accordo si può sempre trovare, ciò che è difficile trovare è la fiducia che la controparte manterrà la parola. E senza questo l’accordo non vale niente. Come tutti gli accordi politici riguardanti il futuro.

  2. Draghi potrebbe essere eletto a condizione che i partiti al governo avessero un accordo sul nome del successore a Palazzo Chigi e sulle cose da fare nell’ultimo anno di legislatura. Ma su questo c’è buio pesto. Tuttavia, anche l’elezione di qualsiasi altro presidente non garantirebbe la prosecuzione della legislatura. Perché Draghi resti a Palazzo Chigi è necessario che l’elezione del PdR non provochi una frattura tra i partiti al governo rendendo praticamente impossibile l’azione di governo.

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