IL BUON PRESIDENTE INADEGUATO

Non sono uno specialista di cose americane e rischio di scrivere delle inesattezze. Ma non è necessario essere competenti zoologi per dire, se ne incontriamo uno: “Quello è un elefante”.
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden è in gravi difficoltà. I sondaggi dicono che è in calo di popolarità, ben più di Donald Trump dopo un anno in carica. Malgrado la sua chiara vittoria nel 2020, il sistema americano di checks and balance gli crea notevoli difficoltà al Congresso. La pandemia è un disastro imparabile, qualunque cosa faccia in questi casi un Presidente. L’inflazione ha ripreso a galoppare, tanto che si prospettano costosi rimedi. Il ritiro dall’Afghanistan – che non può essere definito precipitoso perché se ne parlava da anni – per le modalità con cui è stato attuato ha seriamente danneggiato l’immagine dell’America. Si direbbe che il povero Biden abbia il tocco magico al contrario: qualunque cosa faccia gli va male.
Forse, per quanto riguarda l’Afghanistan, ha agito come ha agito perché ha avuto la sensazione che o strappava la soluzione con la forza, brutalmente, o gli si sarebbe fatto pagare anche questo ennesimo ritardo. Di fatto, questa mossa gli viene addebitata come la peggiore che potesse fare.
Infine – ed è la cosa peggiore – in questi giorni sta commettendo il più grave degli errori: sta permettendo alla Russia di minacciare d’invasione uno Stato europeo senza prospettare una simmetrica, devastante risposta. Cosa che sarebbe stata l’unica valida, in campo internazionale.
Come si sa, Mosca pensa di invadere l’Ucraìna per punirla della possibile intenzione di aderire alla Nato. Un’alleanza difensiva che potrebbe molto piacere all’Ucraìna proprio perché teme di essere invasa dalla Russia, come lo temono gli Stati Baltici e la Polonia. Sembra veramente paradossale che Putin dica: “Cara Kiev, dal momento che temi tanto di essere invasa dalla Russia, per punirti ti invado veramente”.
Ma qui siamo in politica internazionale e poco importa chi fa che cosa e con quale ragione. Importa soltanto sapere se ciò che fa può danneggiarci e che cosa possiamo fare per difenderci. Nel caso specifico, vedo commettere errori mostruosi.
L’Europa – come sempre imbelle e parolaia – sta a guardare come se la cosa non la riguardasse. Gli Stati Uniti di Biden che ripetono continuamente che l’Occidente non risponderà alla forza con la forza, ma con la diplomazia e le sanzioni. Sanzioni che da sempre fanno sorridere la Russia. Se il popolo russo ha potuto subire settant’anni di comunismo, con le code infinite per le patate (quando c’erano) figuriamoci se può spaventarsi per qualche privazione. E poi l’Occidente ha già applicato delle sanzioni, dopo lo scippo della Crimea, senza che la Russia abbia fatto una piega.
Ma Biden ha commesso un errore ancora più grande. Ammesso che convenisse all’America disinteressarsi di ciò che avviene in Europa, e in particolare in Ucraìna, il Presidente non poteva star zitto e farsi i fatti suoi? Invece l’America è sembrata essere a capo dell’armata diplomatica che dovrebbe fermare con le parole i carri armati russi. Ma – appunto – il fallimento di questo esercito di chiacchieroni non danneggerà l’America, danneggerà l’Europa, la quale – già imbelle di suo – in questi giorni si è cullata nell’annosa illusione che gli Stati Uniti si faranno carico della questione. Ma come dimenticare la lezione dell’Afghanistan? Se Washington è stata disposta ad abbandonare Kabul al suo destino, pur essendosi volontariamente impegnata a salvarla dal fanatismo, e se è stata disposta a farlo pure a costo di perdere la faccia e l’onore (oltre che la propria credibilità) come immaginare che si impegnerebbe per Kiev più di quanto non abbia fatto in Asia? Biden non soltanto non ha difeso e non difenderà l’Europa, ma ha fatto quanto in suo potere perché l’Europa non difendesse sé stessa.
Tuttavia il calo di popolarità di Biden non è dovuto a pensosi giudizi di specialisti ma alle impressioni della gente comune, come sempre superficiale e abbastanza poco informata.
Biden probabilmente sente il dovere di apparire come un’emanazione del Partito Democratico americano, e dunque totalmente diverso da Trump. Ma non è detto che la cosa gli sia utile, perché dimentica che oggi molta parte dell’elettorato è meno ingenua ed idealista di un tempo. Ad esempio, una delle prime mosse del nuovo Presidente è stata quella di tendere la mano agli alleati europei, quasi assicurando loro un ritorno all’era pre-Trump. Ma da molti americani questa mossa è stata vista come un’ennesima occasione di svenarsi, economicamente e militarmente, per degli immeritevoli europei.
Da tempo gli americani sono convinti che bisogna far capire al Vecchio Continente che è adulto abbastanza per provvedere a sé stesso. Anche militarmente. E Biden in concreto segue questa linea. Ma a parole allarma gli americani e illude gli europei. E scontenta tutti. Trump almeno era franco, nella sua brutalità.
Così vengo a quello che è forse il nocciolo della questione. I Presidenti americani potrebbero essere distinti in due categorie: quelli che amministrano soltanto il Paese e quelli che hanno una “Vision”. La “Vision” è un programma generale, una sorta di idea centrale intorno alla quale si sviluppa l’intera azione dell’Amministrazione. Reagan, per esempio, aveva una monumentale vision, nel senso che intendeva riformare dalle fondamenta l’economia (le famose “Reaganomics”) e contenere risolutamente l’Unione Sovietica, bollandola impavidamente come l’Impero del Male. Quando un Presidente è di questo genere, la gente si aspetta anche delle sbavature e dei prezzi da pagare, ma sente che – seppure rischiando – si affronta il futuro e si cerca di “salvare il Paese”.
Proprio per questo ha perdonato e perdona a Trump una quantità di mancanze di stile che la metà sarebbe stata sufficiente. Ma ciò malgrado penserà, per esempio, che al posto di Biden forse oggi Trump direbbe alla Russia: “Se toccate l’Ucraìna aspettatevi il peggio. Nessuna otpion è esclusa, e soprattutto non è esclusa nessuna option militare”. Magari con l’intenzione di non muovere nemmeno un soldato, ma dando l’impressione di avere il dito sul grilletto.
A Mosca si sarebbero dovuti chiedere: “Scherza o fa sul serio? Recita o è veramente pazzo? All’occasione si limiterebbe a protestare o sparerebbe?” Noi temiamo Putin perché lo sappiamo tanto risoluto da contare sulla vigliaccheria altrui (per esempio nel caso della Crimea); Trump si sarebbe fatto temere dai russi in quanto imprevedibile e irresponsabile. Qualità che – quando sono false – procurano grandissimi vantaggi. Si pensi a tutta la politica nordcoreana da parecchi decenni a questa parte.
Trump è un giocatore di poker, Joe Biden di canasta. O di ramino.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
23 gennaio 2022

IL BUON PRESIDENTE INADEGUATOultima modifica: 2022-01-23T10:24:22+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IL BUON PRESIDENTE INADEGUATO

  1. ah, scusate, non importa leggere cosa dicono i russi, basta sentire cosa dice Tucker Carlson, un repubblicano che tiene un programma sulla Fox ed ama spiegare quanto siano pericolosi i neocon (trasversali, DEM e REP).
    Anche il deputato Ron Paul dice cose interessanti: articoli tradotti in italiano da Osservatore repubblicano.
    https://osservatorerepubblicano.com/2022/01/22/tucker-carlson-la-nostra-attenzione-allucraina-sta-spingendo-la-russia-ad-allearsi-con-il-governo-cinese/

  2. Mi scusi professore ma, ogni volta che, per comprendere che cosa sta succedendo in Russia, lei si affida solo ai MSMedia occidentali … mi viene il magone.
    Ma come, mi chiedo, una persona così istruita, saggia, intelligente, che conosce lingue straniere, come fa ad accontentarsi di una sola interpretazione: eppure in lingua inglese ci sono tutti i comunicati di risposta alle accuse occidentali che hanno un’unica finalità, armare gli ucraini, soffiare sul fuoco della rivalità tra ucraini e russi e inviare tonnellate di armi al governo di Kiev, governo che ha preso il potere in modo alquanto discutibile. L’adesione dell’Ucraina alla Nato (ma a che cosa serve la Nato?) è una grave provocazione alla Russia, così affermano i russi.
    Un paio di comunicati bellamente ignorati dai nostri Media:
    – La disinformazione diffusa dal Ministero degli Esteri britannico è un’ulteriore prova che sono i Paesi della Nato, guidati dagli anglosassoni, ad aumentare le tensioni intorno all’Ucraina”, si legge nel comunicato, in cui si esortano le parti a “fermare le attività provocatorie”.
    – Il Regno Unito non ha allegato al proprio rapporto alcuna prova o dettaglio a sostegno della tesi secondo cui la Russia sarebbe intenzionata ad installare un presunto governo “filo-russo” in Ucraina, con il ministro degli Esteri di Londra Liz Truss che ha spiegato come l’intelligence sarebbe frutto di una “intuizione dei pensieri del Cremlino”.
    Ieri ci spiegava che il sentimento attualmente sta prevalendo sulla ragione: credo che lei abbia visto giusto, solo che non vale per la Russia, brutta e cattiva a prescindere.
    E che Biden abbia prevalso in modo netto su Trump alle elezioni del 2020 è un’altra affermazione un po’ spericolata. Ma questo è un altro discorso: ma il Russiagate che fine ha fatto?

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