LA TOMBOLA DEL PRESIDENTE

Augusto Guerriero fu un giornalista di estremo successo. Si firmava “Ricciardetto” e chiunque a suo tempo l’abbia letto non l’avrà certo dimenticato. A me personalmente una cosa è ancora molto chiara: col suo metodo faceva apparire gli altri giornalisti superficiali e poco affidabili.
Guerriero non sapeva più cose degli altri ma, appunto, non pretendeva di saperle. Si limitava ad enumerare i dati sicuri e da essi traeva le uniche deduzioni che gli sembravano lecite. Si trattava, in sostanza, di una mondatura sistematica dell’informazione da tutto ciò che era incerto, opinabile o predicatorio. L’impressione finale era quella di aver fatto chiarezza su argomenti riguardo ai quali ci eravamo fino ad allora sentiti disinformati e confusi.
In questo senso Riccardetto è stato un precursore di George Friedman, il fondatore sostanziale della geopolitica. Friedman (che di Guerriero non avrà mai sentito parlare) riguardo alla politica mondiale bada innanzi tutto alla geografia (e ”geo”, in geopolitica, pare stia per geografia, dunque “geografiapolitica”). Perché la geografia determina la politica. E soprattutto la politica cambia, la geografia no.
Per esempio il fatto che gli Stati Uniti non abbiano contrasti con i vicini non deriva da una loro particolare mansuetudine ma è dal fatto di avere, come confini principali, due oceani. Inoltre a nord hanno una sorta di replica anglo-francese degli Stati Uniti, e a sud un Messico che mai li insidierebbe. Per la semplice ragione che non se lo può permettere. Viceversa la Russia si trova in una situazione opposta: non ha confini naturali e deve temere tutti, salvo l’Oceano Glaciale Artico. E per questo – perché è sempre spaventata – appare sempre bellicosa.
Così mi sono chiesto: che dati sicuri ci sono, che cosa so dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica? E la risposta è stata: non ne so niente. Cioè quanto gli altri.
Il primo fatto da tenere presente è che la votazione avviene a scrutinio segreto. Mentre in occasione di un voto di fiducia si vota a viso aperto e si assume la responsabilità del proprio voto, incluso quella di aver fatto cadere il governo, nel caso del voto segreto neanche anni dopo si può sapere chi è responsabile di cosa. Quando Romano Prodi – dato per sicuro Presidente della Repubblica – fu “impallinato” da 101 elettori, non si poté mai puntare il dito contro nessuno.
Esistono certo dei trucchi, per aggirare la segretezza del voto. Per esempio, in occasione del voto per Berlusconi, quelli di Forza Italia devono scrivere sulla scheda “Berlusconi”, quelli della Lega “Silvio Berlusconi” e quelli di Fratelli d’Italia “S.Berlusconi”. Bellissimo. Ma chi impedisce ad un elettore del gruppo Misto di votare S.Berlusconi, mentre uno dei Fratelli d’Italia ha votato D’Alema? Nessuno potrà mai sapere chi ha votato no e doveva votare sì, e viceversa.
Benché ci siano astrologi ed aruspici specializzati nell’interpretazione di questo voto, esso è e rimane segreto. Non soltanto non si può prevedere, ma neanche sicuramente interpretare, a cose fatte.
Quando il voto è palese, il singolo votando si assume agli occhi del suo partito la responsabilità della disobbedienza o il merito dell’affidabilità. Quando il voto è segreto l’unico metro è l’interesse personale. E le opinioni politiche passano in secondo piano.
Ora ammettiamo che tutti indistintamente i grandi elettori siano convinti che il miglior Presidente della Repubblica sarebbe Mario Draghi. Voterebbero per lui? Certamente sì, se fossero assolutamente sicuri (e come esserlo?) che la legislatura continuerà regolarmente fino al 2023. Ma certamente no, se fossero convinti che sicuramente, o molto probabilmente, o perfino soltanto possibilmente, le Camere sarebbero sciolte e loro perderebbero stipendio fino al 2023 e pensione per l’eternità. Dunque molto difficilmente Draghi potrà essere eletto dal momento che, mentre la sua elezione a Presidente metterebbe in pericolo la tranquillità economica di molti elettori, la sua permanenza a Palazzo Chigi garantirebbe questa tranquillità fino al 2023. Dunque, tutto il parlare che si fa di Draghi è soltanto chiacchiericcio, ciarla, inciucio (nel senso napoletano).
Anche la discussione fra i leader dei partiti – perché comunque qualcuno dovrà pur essere eletto Presidente – è futile. Se essi potessero controllare i grandi elettori, e non è; se potessero minacciarli di qualcosa, e non è; se essi potessero almeno promettergli qualcosa, e non è, i loro accordi potrebbero avere un senso. Ma nel caso specifico il dibattito è pura teoria, pura accademia, pura fuffa.
Ad alcuni sembrerà che noi lettori di giornali non sappiamo nulla di ciò che avverrà dal 24 gennaio in poi, mentre gli addetti ai lavori chissà quanto ne sanno, là, dietro le quinte. In realtà penso ne sappiano quanto noi: cioè assolutamente niente.
Se volete il mio consiglio, non vi scervellate e non leggete articoli di giornale su questo argomento. In questa elezione vedremo lo scontro caotico fra diversi e nascosti interessi. Neanche potremo dire, ad elezione realizzata, “Il nuovo Presidente rispecchia questa tendenza del Paese”. Sarà un percorso come quello della pallina del flipper. Una tombola. E voler commentare politicamente, storicamente e filosoficamente il risultato di una tombola, è semplicemente stupido. L’unica differenza fra questa elezione e la tombola sono i fagioli.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
5 gennaio 2022

LA TOMBOLA DEL PRESIDENTEultima modifica: 2022-01-05T12:30:50+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “LA TOMBOLA DEL PRESIDENTE

  1. ma perché ci sconsiglia di leggere gli articoli sul presidente: vedere come si pavoneggiano gli aruspici vari e come le mosche cocchiere manovrano i loro sognati pacchetti di voti ê abbastanza sollazzevole; pIù del covid e del pallone sicuramente, aspettando le eventuali guerre in ucraina o ndocazzistan.

    (non si potrà nemmeno, a meno di ingenti sforzi economici e ingegneristici, scoperchiare l’aula come si racconta fecero i viterbesi ai cardinali qualche secolo fa)

  2. Non si vota con mentalita’ politica, si vota a simpatia, o meglio, per salvare il deretano. Allora, in considerazione dello stato della societa’ attuale, sono certo che Vladimir Luxuria prendera’ piu’ di qualche voto. 😀

  3. Io una certezza riguardo all”elezione del Presidente della Repubblica ce l’ho: che non me ne potrebbe fregare di meno.

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