SI PUO’ ESSERE FELICI SOLTANTO MALGRADO

Non sorprenderò nessuno se dico che l’osservazione della situazione economica e politica del Paese è tutt’altro che confortante. Viviamo una notevole crisi da cui non sappiamo né se né quando riusciremo ad uscire.
Purtroppo però il nostro sincero lamento urta contro un’osservazione storica: ogni volta che i nostri predecessori hanno parlato del loro presente, hanno sempre accennato ad una crisi. Possono cambiare le parole ma la sostanza è sempre la stessa: “Che terribile presente, è il nostro!” E a questo punto il problema diviene diverso. Se ogni epoca ha la sensazione di vivere una crisi, è segno che nessuna epoca vive una crisi. La “sensazione della crisi” è semplicemente illusoria. Forse non è illusoria la difficoltà della realtà, ma se è una difficoltà stabile, non è una crisi.
IDi fatto, ci sono momenti particolarmente difficili. Essere a Roma nel 1527, durante la calata dei Lanzichenecchi e il sacco della città, ed esserci oggi, quando il massimo problema che possiamo incontrare, uscendo di casa, è un ingorgo stradale, non è proprio la stessa cosa. Dunque bisogna ripiegare su considerazioni più sottili.
Avevo una zia che è arrivata ad un’età molto avanzata e si lamentava della sua solitudine (”Tutti quelli che conoscevo sono morti!”), del fatto che la vita avesse ormai così poco sapore, per lei, e le sembrasse addirittura inutile. Cercai di confortarla, facendole notare che comunque aveva superato i novant’anni ed era fortunata, ad essere ancora viva e in buona salute. “Buona salute? Ma se proprio recentemente ho avuto un notevole raffreddore!”, protestò. Se non fosse che la povera donna era sinceramente infelice, l’episodio potrebbe essere comico.
In realtà esso è più significativo che divertente. Chi sta bene si lamenta del raffreddore; chi soffre di una grave stitichezza si lamenta della stitichezza e non bada al raffreddore; chi soffre di coliche renali non bada alla stitichezza e chi è ammalato di cancro, sapendo di dover presto morire, non bada a nessun’altra malattia. Noi amplifichiamo la preoccupazione del momento, in modo che occupi tutto lo spazio.
Ricordo un aneddoto siciliano di tanti anni fa. Un uomo vide un signore che correva e gli chiese dove andasse così di fretta. “Sono un medico, rispose l’altro, ed ho un malato che sta male”. Chiese la stessa cosa ad un altro che si affrettava e si sentì rispondere che era idraulico e un cliente aveva la casa allagata. E così un terzo e un quarto. Finché vide un monaco che andava di gran carriera e si stupì. Che cosa poteva esserci di così impellente, per un monaco? E così gli chiese: “Perché corri più che puoi?” E l’altro: “Anche un frate ha i fatti suoi”.
La stessa risposta vale, oltre che per le preoccupazioni, per l’insoddisfazione in politica. Immaginiamo che si abbia un problema alla frizione dell’automobile. Si va dal meccanico e la frizione è riparata. Ecco una preoccupazione che non c’è più. Viceversa, per quanto riguarda la vita, se finisce una preoccupazione ne nasce un’altra. Non solo: se ne avevamo una piccola e una grande, e risolviamo la grande, la piccola diviene grande. È inutile sperare di avere una vita spensierata: essa sembra in contrasto con la nostra natura. E dal momento che la politica riguarda ogni aspetto della nostra esistenza, anch’essa è per definizione deludente e insoddisfacente.
Inoltre lo Stato è chiamato a rispondere ad esigenze contraddittorie e per conseguenza non può che fallire. Se fa poco ci si lamenta della sua assenza; se fa molto, ci si lamenta della pressione fiscale; se ci si sente poco liberi ci si lamenta di questo, ma se la libertà è totale, ci si lamenta giustamente dell’insicurezza e dell’anarchia; se lo Stato non tollera i nostri vizi ci sentiamo oppressi, se tollera i vizi altrui lo accusiamo di immoralità. Gli esempi sono infiniti: lo Stato è evidentemente una coperta troppo corta. E poiché tutti la tirano continuamente, alla fine è anche brutta e sfilacciata.
Bisognerebbe insegnare ai bambini che si può essere felici soltanto malgrado. Malgrado il fatto che alla fine moriamo; malgrado il fatto che non siamo né bellissimi né ricchissimi; benché la nostra famiglia non sia perfetta; malgrado tutti i nostri personali difetti. Insomma malgrado tutto, e facendoci forti soltanto di una salute non pessima e di un po’ di saggezza. Magari dando una ripassata all’epicureismo o, male che vada, allo stoicismo.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
4 gennaio 2022

SI PUO’ ESSERE FELICI SOLTANTO MALGRADOultima modifica: 2022-01-04T15:13:18+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “SI PUO’ ESSERE FELICI SOLTANTO MALGRADO

  1. Cara Lina, non risulta la mia risposta. La ricreo.
    L’argomento mi è venuto in uggia, anche perché nessuno mai cambia opinione. Neanch’io del resto, anche se le mie opinioni sono “minimaliste”, nel senso che mi accontento di rischiare di meno di morire.

  2. negare la pandemia è da sciocchi. ma del vaccino cosa pensi? Si tratta di vero vaccino oppure di un vaccino sperimentale? i vaccinati che contagiano sono stati informati? E gli effetti collaterali gravi di questo medicinale chiamato impropriamente vaccino come li valuti? Molti vaccinati hanno subito infermità gravi dovute allo sconvolgimento del sistema immunitario del proprio corpo.

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