UN AMICO MOLTO RUDE, L’INSUCCESSO

La vita ci prende in giro. Prima ci offre un ventaglio di vantaggi e poi si diverte a dimostrarci che spesso ci hanno danneggiati più che favoriti. Mi permetto di formulare un principio fulminante: non auguro a nessuno un’infanzia felice.
Non è che sia sadico: è che avere cominciato il pranzo col dolce fa sembrare tutto il resto robaccia. Soprattutto se lo si conclude con una lattuga lessata.
Ai bambini che sono stati poveri la normalità sembra agiatezza; a coloro che non sono mai stati consolati l’affetto altrui sembra un regalo; se si sono subite molte sconfitte ne risulta sconfitta anche l’arroganza; se abbiamo sofferto della solitudine apprezzeremo la compagnia; infine il non essere stati né belli né applauditi ci preserva dal narcisismo: un difetto che ognuno si perdona facilmente mentre gli altri non glielo perdonano affatto.
L’insuccesso adeguatamente digerito è la migliore prevenzione dell’invidia. Successi e insuccessi altrui potrebbero essere tanto meritati o tanto immeritati quanto i nostri. La vita ha troppi imprevisti e troppe variabili per pretendere che sia equa. La casualità degli eventi non fa parte dei programmi scolastici, eppure è una delle prime cose che andrebbero insegnate.
Il successo è un pessimo maestro perché – come ha scritto Tucidide – “nessun vincitore crede mai alla fortuna”. Viceversa, l’insuccesso prima del successo è una benedizione: la sfortuna ci insegna che, ogni volta che vinciamo, è anche perché essa non si è accanita contro di noi. Diversamente avremmo perso.
Io non capivo da ragazzo perché i preti mi predicassero la virtù dell’umiltà, e chiedevo: “Perché dovrei credermi da meno di quel che sono? Non sarebbe contro la verità?” Loro non sapevano rispondermi adeguatamente ma sarebbe bastato dicessero: “Nessuno chiede al singolo di credersi da meno di ciò che è. Questo sarebbe facile, formalmente, come quando il Papa si dichiara peccatore. Il difficile è capire che non si è tanto in alto quanto si crede. E perfino che l’altezza da cui partiamo non è garanzia che arriveremo lontano. La lepre correva certamente molto più veloce della tartaruga, ma la tartaruga non perse tempo per strada e arrivò prima. Siamo sicuri di battere la tartaruga? Nella vita molte formiche fanno una fine migliore delle cicale”.
L’imbecillità collettiva ci propina delle illusioni consolatorie che solo l’insuccesso controbilancia: “Vedrai, tutto andrà bene”; “Persevera, vedrai che riuscirai”; “Il tempo è galantuomo, alla fine vincerai tu”. Il fallimento da un lato ci insegna che potremmo esserci fatte illusioni positive sul nostro conto, dall’altro che, quand’anche non ci fossimo illusi, potremmo lo stesso aver mancato il bersaglio. Perché – come scriveva Machiavelli – non basta la “virtù”: ci vuole la fortuna. Noi collaboriamo al nostro successo ma non ne siamo i soli autori.
E qui tuttavia si sta facendo il ritratto dell’uomo superiore o che tale si sente. In realtà il vero dramma è quello di cui si parlava da principio: le conseguenze di un’infanzia felice. E la grande differenza dei due casi è che l’adulto saggio può imparare a difendersi, profittando delle lezioni della vita; ma il bambino, che non ha nessun’altra esperienza oltre quella che vive, che difesa può avere contro un’illusione ben congegnata?
Un’illusione che gli fa credere che basti aver fatto la fatica di nascere per essere amati, apprezzati, lodati, favoriti e perfino serviti. Che colpa ha chi, essendo nato nel Paradiso Terrestre, pensa che il Paradiso Terrestre sia la condizione normale? Ed è giusto che, dopo averlo illuso, per il resto del tempo la vita non faccia che ripetergli che si sbaglia, che non è nessuno, che gli altri amano in primo luogo sé stessi, e che ciò facendo esercitano un legittimo diritto? È giusto che l’esperienza finale sia quella dell’Inferno Terrestre? La vita a volte fa pagare per decenni, ad un uomo incolpevole, il crimine di essere stato un bambino felice.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
7 gennaio 2022

UN AMICO MOLTO RUDE, L’INSUCCESSOultima modifica: 2022-01-07T18:24:22+01:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “UN AMICO MOLTO RUDE, L’INSUCCESSO

  1. Tutti sono avvertiti che il blog è in riparazione. nel senso che io attendo che me lo riparino, oltre ciò che sono riuscito a realizzare da me (per esempio la possibilità di accesso al blog). In questo periodo, anche per porre un freno al diluvio di spam e di falsi commenti da eliminare, tutti i commenti sono sottoposti ad approvazione. Lo erano anche quando io non l’avevo richiesto, ma questo poco importa. Voglio soltanto informare gli amici che se i loro commenti non compaiono subito, è perché non sempre io sono al computer. Ma quando lo apro li approvo e compaiono.

  2. GRAZIE , concordo con tutti voi ed aggiungo :
    Abbiamo fallito con le nuove generazioni?
    Abbiamo illuso e non spronato ad essere migliori?
    Noi avevamo una dote di (sane ?) ramanzine che abbiamo sperperato?
    Oggi c’è tutto ma manca sempre qualcosa e l’insoddisfazione è accanto
    a loro.
    Comunque sursum corda .
    Ricordiamo loro che si può riuscire (cercando) ad essere sereni.
    Un saluto cordiale e nuovamente Grazie.
    antonella castelli

  3. Aggiungo che la vita sarà particolarmente dura con gli attuali bambini dei paesi occidentali: mai nella storia i bambini furono fatti crescere con l’idea di essere il centro dell’universo e che questo universo sia in debito con loro.
    A maggior ragione se pensiamo al fatto che i nostri paesi il meglio quanto a prosperità lo hanno già vissuto e che il futuro riserva un inesorabile declino

  4. L’insuccesso adeguatamente digerito, lei dice giustamente.
    Il problema è che spesso avviene il contrario e l’insuccesso diventa fonte di rabbia, risentimento, frustrazione. L’infanzia infelice è sempre un trauma, che sta poi alla saggezza dell”individuo adulto trasformare in un capitale o nell”origine di ulteriori insuccessi.

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