SAN GENNA’

Leggo sull’Ansa: “Il sangue si è sciolto” ha annunciato ai fedeli l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia. L’annuncio è stato accolto dall’applauso dei fedeli. Il ripetersi del ‘miracolo’ è letto come un buon auspicio per Napoli e la Campania. Il miracolo avviene tre volte l’anno: il 19 settembre, nel giorno di San Gennaro, il sabato che precede la prima domenica di maggio, e il 16 dicembre
Domanda: è un vero miracolo?
Un miracolo, secondo l’etimologia, è “qualcosa di cui meravigliarsi”: ma a volte la meraviglia deriva dall’ignoranza. Se qualcuno non avesse mai sentito parlare delle maree, e poi vedesse il mare che si ritira e lascia a secco le barche, oppure aumenta di livello, fino a risalire l’ultimo tratto dei fiumi, potrebbe certo stupirsi, ma gli abitanti del luogo – che quei fenomeni li hanno visti da quando sono nati – gli riderebbero in faccia. E gli riderebbero in faccia anche i geografi e gli scienziati, per non dire tutte le persone informate. Così pure tutti rimaniamo a bocca aperta dinanzi allo spettacolo di un bravo prestigiatore, ma lui stesso sarà il primo a dirci che non si tratta di miracoli: sono semplici ed abili trucchi di scena.
E allora qual è la più precisa definizione di miracolo? La risposta la dà la Chiesa: un miracolo è un fatto comprovato che contraddice le normali leggi della Natura. Non dunque un fatto che meravigli l’incolto, ma un fatto che faccia dire allo scienziato specialista della materia: “Per quanto ne so, questo fatto era ed è giudicato impossibile”. Anche se lo scienziato laico aggiungerà: “Tuttavia ci crederò quando lo potrò riprodurre secondo i normali protocolli scientifici, in condizioni note e chiare”. E questo è di fatto impossibile perché, quando si tratta di miracoli, di solito si parla di cose avvenute in passato e in posti lontani. Nulla di verificabile. È vero: la Chiesa, per canonizzare qualcuno, fa delle verifiche e dichiara che il miracolo c’è stato. Purtroppo i suoi scienziati sono credenti, oppure il fatto non è seriamente verificabile. E così i non credenti rimangono scettici. Ai miracoli credono soltanto i fedeli delle varie religioni, per esempio in India, dove i templi sono pieni di ex voto.
E ritorniamo al miracolo del sangue di San Gennaro. Per cominciare, la storicità di questo santo è stata seriamente messa in dubbio dalla Chiesa, come del resto quella di San Giorgio. Ma che importa. Forse non è esistito San Gennaro ma è esistito il suo sangue. E infatti, quando il Papa dubitò della sua esistenza, un suo devoto andò in cattedrale e disse rassicurante alla statua: “San Genna’, futtatenne”.
Parliamone seriamente: possiamo credere a questo miracolo a scadenze fisse (settembre, maggio e dicembre)? Ovviamente, non possiamo certo chiederlo a Monsignor Battaglia. E neppure al Papa che questo santo l’ha già tradito. Siamo ridotti a ragionare scientificamente. Per conoscere la verità bisognerebbe:
– In primo luogo dare a dei bravi chimici qualche goccia (o qualche crosta) di quel sangue, per sapere se è sangue umano e se per caso non ci siano additivi.
– In secondo luogo, in una delle tre date, bisognerebbe mettere la teca tranquilla e inclinata su un tavolo di marmo del laboratorio chimico, e aspettare che il sangue fluisca verso il basso. Se stiamo parlando di un miracolo non sono certo necessari scuotimenti, calore umano o qualunque altro elemento di turbativa. Basta la forza di san Gennario. E se il miracolo non si verifica né il 19 settembre né il 20 né il 21 e via di seguito, si sarebbe autorizzati a dire che non si è visto nessun miracolo.
Ma, direbbero i fedeli, a volte il sangue non si liquefà. Anzi sappiamo che quando questo avviene è un pessimo presagio. Giusto. Allora ripetiamo l’esperimento per ventiquattr’ore tre volte l’anno, senza che nessuno tocchi la teca, e se non si verifica mai più sarà segno che, fino ad allora, c’è stato un trucco.
Il punto è il controllo scientifico e che la teca non sia toccata da nessuno. È san Gennaro che deve far sciogliere il suo sangue, non Monsignor Battaglia, sempre con tutto il rispetto. Ma la Chiesa e i credenti a queste condizioni non acconsentirebbero mai. E avrebbero ragione.
I prelati e i teologi sanno benissimo che molte pratiche religiose popolari sono infondate. Ma sanno anche che deludere i credenti è un rischio per la loro fede. Meglio non pronunciarsi sull’autenticità della Sindone (come appunto fa la Chiesa) che dichiararne la falsità, scandalizzando molta gente; e neppure è consigliabile dichiararne l’autenticità, dopo che gli scienziati col Carbonio-14 hanno stabilito senza ombra di dubbio che quel telo è del XII o del XIII Secolo.
Lo stesso per il sangue di San Gennaro. Perfino darne qualche goccia per farlo esaminare seriamente dagli ematologi viene energicamente rifiutato con la motivazione che si tratterebbe di un sacrilegio. Argomento di valore nullo. Sarebbe come se un guaritore, sfidato a provare sotto controllo scientifico le sue doti, dicesse: “La vostra richiesta mi offende”. Si offenda pure, ma se rifiuta non è un guaritore. Come del resto tutti gli altri guaritori. Uno scienziato al quale si chiede come mai afferma qualcosa, risponde sereno: “Ecco l’esperimento che dovete fare, e a quali condizioni farlo”. Non risponde certo: “Mi offendete, coi vostri dubbi”.
Ognuno di noi ha diritto di credere o non credere ai miracoli ma tutti devono ammettere che nessun taumaturgo si presta ad un esperimento scientifico, in presenza di medici e di esperti di trucchi di scena.
Una volta qualcuno si vantò dinanzi a me dei suoi poteri paranormali ed io lo sfidai a darmene una dimostrazione. Lui acconsentì, ma dopo qualche minuto disse che non poteva farlo, perché io ero una “presenza negativa”. Insomma lui era disposto a dimostrare che aveva poteri magici a chi già credeva che avesse poteri magici.
Molti anni fa Piero Angela, sostenuto da un prestigiatore americano, James Randi, sfidò tutti i credenti del paranormale a darne una qualunque pubblica dimostrazione, promettendo un milione di lire a chi fosse riuscito a realizzare qualcosa di paranormale, tipo telepatia o telecinesi. Ma né lui né Randi riuscirono a pagare quel milione. L’unico miracolo fu che Piero Angela, pur stramaledetto da almeno mezza Italia, non perì in qualche attentato di fanatici.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
19 settembre 2021

SAN GENNA’ultima modifica: 2021-09-20T11:27:25+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “SAN GENNA’

  1. “Dire di sì”, fare cioè il miracolo, deve essere ogni anno più difficile per San Gennaro. I miracoli, si sa, sono dovuti anche alla volontà della gente di credere, e non solo all’opera del santo. Con le sue sole forze nessuno spirito riuscirebbe a vincere le leggi della fisica e della chimica. Occorre l’appoggio del pubblico, per così dire. È un po’ come avviene per gli exploits sportivi, se mi si permette l’irriverenza. Senza la massa plaudente, il campione non riuscirebbe a battere il record. E se il pubblico ristretto dei fedelissimi di San Gennaro è ancora lì ad applaudire e anche ad insultare, quando ci vuole, il santo che indugia e fa orecchie da mercante e ricalcitra, il grosso pubblico, sul quale il santo aveva potuto contare per secoli, è invece scomparso.
    Il colpo più basso, che avrebbe potuto anche rivelarsi fatale, il santo patrono di Napoli lo ricevette dalle gerarchie ecclesiastiche di Roma che lo tolsero semplicemente dal calendario. Il martire decollato fu spogliato delle decorazioni di santo e fu fatto rientrare nella massa delle ombre di coloro, che non si sa se furono o non furono.
    Il colpo per i Napoletani fu durissimo. Questa nuova ingiustizia, meditata e perpetrata a Roma, fece loro capire, definitivamente, che Napoli era considerata una città paria. Il paragone con Calcutta fece quindi nuovi adepti. Una Calcutta però perseguitata e votata al suo ruolo da un potere estraneo e
    malevolo. Il fatto che a San Gennaro avessero strappato le decorazioni guadagnate – è il caso di dirlo – con il sangue, fu per i Napoletani un evento tristissimo. Fu come se alla squadra di Napoli, riuscita per un miracolo, se così si può dire, a vincere il campionato di calcio, fosse stato tolto di prepotenza lo scudetto. Nonostante ciò San Gennaro continuò a fare il miracolo.
    Se fossimo vissuti in un’altra epoca, quando fiorivano le discussioni teologiche, sono certo che sarebbe sorto un dibattito vivacissimo sul tema: “San Gennaro per dimostrare che era un vero santo avrebbe dovuto smettere di fare il
    miracolo?” Per parte mia stimo che San Gennaro, da vero santo, non abbia voluto impegnarsi in una prova di forza con le autorità ecclesiastiche di Roma, per non penalizzare i fedeli, che al miracolo danno un significato preciso e che si sarebbero allarmati di fronte alla mancata risposta del santo. San Gennaro è quindi un santo gentiluomo, un santo alla napoletana, un santo “signore”. Ecco perché non ha voluto infierire.
    L’ingiustizia a Napoli è un fatto antico e anche il martire di Pozzuoli l’ha dovuta subire. Del resto, se non sono pronti a subirla i martiri, senza fiatare, chi l’accetterà mai l’ingiustizia?

  2. @ Roberto

    “Il vero miracolo sarebbe far ricrescere una gamba o un occhio …”

    È quel che è davvero avvenuto in Spagna nel 1640:
    Vittorio Messori: Il miracolo (indagine sul più sconvolgente prodigio mariano.

    P.S. Ovviamente non è una cosa seria. Eppure Buñuel, che era di Calanda, diceva di crederci (un po’ di campanilismo non guasta).

  3. sono sceneggiate organizzate ad arte dalla chiesa d i Roma, idolatra e piena di dottrine antibibliche…
    La vera fede è altro, è affidarsi solo a Cristo, non alle pagliacciate

  4. Ma suvvìa, è chiaro che è un artefatto tissotropico, che mai la Chiesa ha concesso di sottoporre ad un esame serio. Serve a scopi di culto, è un gioco di prestigio, decine di libri sono stati scritti sull’argomento. E il famoso miracolo di Bolsena con gocce di sangue…femminile?
    Il vero miracolo sarebbe far ricrescere una gamba o un occhio, mica “guarire dal cancro”. Per chi è interessato, https://drive.google.com/file/d/0Byri54ly4YS7VU9qbVI5UVNtQjA

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