LO STATO IN PACE E IN GUERRA

Se mi chiedessero di dire quando è nato lo Stato, e volessi essere serio, risponderei: “Non lo so”. Se invece dovessi dare una risposta brillante direi: “È nato quando è nata l’agricoltura”. Un cacciatore può difendersi da chi vuole rubargli la cacciagione. Invece un contadino lavora oggi per avere il frutto di questo lavoro parecchi mesi dopo e, se al momento del raccolto viene preceduto dai ladri, avrà lavorato per niente. Né si può concepire che, negli ultimi quindici giorni, egli non dorma mai e rimanga nel suo fondo, a sorvegliare il frutto della sua fatica. Dunque l’agricoltura in tanto è possibile in quanto regni un sufficiente ordine pubblico, tale da spingere il singolo a coltivare la terra con la ragionevole speranza di raccoglierne i frutti. E chi può assicurare questo ordine pubblico se non lo Stato?
Magari uno Stato embrionale, costituito dagli stessi contadini che a turno, invece di dormire la notte, vanno in giro per i campi ad uccidere i ladri, se li sorprendono. Lo Stato è caratterizzato dall’essere una forza impersonale. Infatti questi primitivi “vigilantes” non agirebbero soltanto nell’interesse proprio, perché opererebbero anche nei campi e nell’interesse dei terzi: dunque nell’interesse della comunità, sia pure ricavandone la speranza di veder difeso anche il proprio campo. Quando la mutualità si erge ad autorità armata e si trasforma in potere, ecco l’embrione dello Stato. Quante volte abbiamo visto nei film western – cioè in un ambiente in cui lo Stato era troppo lontano – i contadini che si coalizzano per resistere ai banditi o al signorotto prevaricatore?
Lo Stato è una triste necessità. Infatti dà al gruppo organizzato un potere di vita e di morte sugli altri membri della comunità. Vero è che nel nostro esempio il singolo è un ladro, ma in natura il furto non è un delitto. Perfino il leone, che tanti reputano simbolo della forza leale, quando può ruba alle iene la loro preda. E del resto avviene anche l’inverso. Chi può rubare ruba e basta, e dunque il ladro potrebbe sentirsi oppresso dallo Stato nascente.
Nel mondo primitivo vige la legge del più forte ma questa legge si evolve passando da “legge del più forte” in senso individuale a legge del più forte in senso collettivo, quando i più comandano sui meno. Oggi si chiama democrazia, ma il principio è quello. Dunque lo Stato, sia pure con le migliori intenzioni, è essenzialmente oppressione. Esso si impone sul singolo con la forza e non tiene conto della sua opinione. Esempio: la leva militare obbligatoria, col corollario della fucilazione dei disertori. Anche lo Stato democratico si sente in diritto di esigere perfino la vita dei suoi cittadini. Ecco in che senso è da ingenui meravigliarsi dell’oppressione dello Stato.
Molta gente si illude sullo Stato perché esso opera prevalentemente in tempo di pace. Cioè quando non ci sono emergenze, ed esso sembra essere soltanto l’entità che ripavimenta le strade, cura i giardini pubblici, paga la scuola dei ragazzi e amministra la giustizia. Ma quando le cose si mettono male, lo Stato esercita un potere illimitato. Gli ingenui parlano di tirannide o, secondo la moda italiana, di fascismo, ma questo soltanto perché ignorano totalmente la storia. Anni fa i “figli dei fiori” dicevano (o cantavano, non so): “Facciamo che dichiarino la guerra e nessuno ci vada”. Cioè vedevano la guerra come un party facoltativo. Loro ci avevano pensato, a non andarci, e i cittadini della Prima Guerra Mondiale che dovevano morire andando all’assalto, no. Rimane soltanto da scuotere la testa.
Ovviamente, se uno gliene parla, gli anarchici e le anime belle si dichiarano contro questo genere di Stato, ma dimenticano che la leva obbligatoria, anche se comporta la morte di milioni di uomini, è giustificata dalla necessità di respingere il nemico. Un nemico che nell’antichità era capace di passare a fil di spada tutti gli uomini, rendendo schiavi donne e bambini. E del resto è, ancora attualmente, la realtà in cui vivono gli israeliani. Meglio morire combattendo. È stata la lezione del Ghetto di Varsavia. Ma la gente chiude gli occhi su tutte queste cose.
Il potere dello Stato si esercita tanto più brutalmente quanto più è grave la minaccia. Se essa è minima, lo Stato parlerà sottovoce o addirittura si limiterà agli inviti. Se essa è grave, la risposta sarà imperiosa. Infine, se minaccia la vita, lo Stato risponderà con selvaggia violenza e senza guardare in faccia a nessuno. Se la maggioranza teme la morte ad opera della minoranza (per esempio, un contagio di peste) non soltanto è capace di esiliarla, ma anche di ucciderla. Necessitas legem non habet.
Ovviamente, dopo tre quarti di secolo di pace, noi reputiamo tutto questo arcaico ed inverosimile. E gli stessi governanti, se fossero obbligati dalla necessità, le obbedirebbero con mala coscienza: talmente essi stessi non sono più abituati ad usare la mano dura. Ma se il pericolo si fa concreto e innegabile, tutti imparano fin troppo presto.
E così andiamo al presente. La maggioranza teme il contagio e la minoranza, in nome della propria libertà, reclama il suo diritto a non vaccinarsi. E a contagiare la maggioranza, se capita. Poiché i morti in questi giorni sono un numero risibile, della cosa si discute. Se invece non ci fossero i vaccini, o non ci fossero posti in terapia intensiva perché tutti occupati dai non-vaccinati, o comunque se i morti si contassero a migliaia ogni giorno, si vedrebbe di che cosa è capace la maggioranza. Finché si scherza, passi; ma se i cittadini si sentono in pericolo di vita e identificano il colpevole di questo pericolo, Dio lo salvi: si trasformano in belve tali da far apparire il leone un grosso micione.
È per questo che la guerra lascia una traccia indelebile in chi l’ha vissuta drammaticamente. L’esperienza della violenza omicida rimane indimenticabile e irriferibile. Il reduce spesso tace, perché teme di non essere creduto. E così deve tenersi per sé un PTSD, post traumatic stress disorder, che a volte guarisce soltanto dopo anni, e a volte non guarisce.
Quand’ero bambino mi accorsi che in inverno non riuscivo più a ricordare come fosse l’estate, e in estate non riuscivo più a ricordare come fosse l’inverno. Mi sembra che gli uomini non riescano a ricordare che cosa sia l’uomo, se la situazione lo costringe a tornare allo stato di natura. Quello in cui, secondo Rousseau, era “buono”.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
14 agosto 2021

LO STATO IN PACE E IN GUERRAultima modifica: 2021-08-20T10:42:15+02:00da gianni.pardo
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12 pensieri su “LO STATO IN PACE E IN GUERRA

  1. Questa storia del covid prima e del vaccino poi è interessante. Mi auguro che psicologi, psichiatri, sociologi, antropologi si mettano a studiare questo fenomeno: la conoscenza dell’umano potrebbe raggiungere livelli fino ad oggi impensabili.

  2. Sono intenzionalmente passato dalla terza persona alla prima persona per sortire un effetto comunicativo con la finale espressione romanesca. Non so se ha funzionato. Qualcuno la chiamerebbe licenza poetica 😀

  3. Comunque a prescindere, l’ articolo mi e’ piaciuto, almento nella parte introduttiva che contraddistingue il metodo di Gianni Pardo, analisi rigorosa e conclusione che condivido.

    Nello Stato i consociati costituiscono un potere piu’ grande di ognuno di loro per i benefici che ne avranno. Se l’ interesse comune volesse che per propiziare l’ agricoltura o una campagna di guerra si dovessero tributare dei giovinetti a Moloch, se il grazioso Moloch mantiene la promessa e permette la raccolta di abbondanti messi, lo Stato lo puo’ fare, ma solo in nome di una prevaricazione, cioe’ dissociando le vittime sacrificali che non fruirebbero di quelle messi quindi sarebbero fuori dallo stato. Ora se questo dissociati (esclusi dal bene comune che e’ missione dello stato) costituissero un altro potere? Si avrebbe un altro stato? Passando per la guerra civile.

    Oltre a quello che si PUO’ fare, tutti anche lo Stato dovrebbe pensare a quanto sta pretendendo e se la corda si puo’ rompere.

    Se un vaccinato vede pericoloso un non vaccinato, puo’ cercare il potere per sottometterlo e vaccinarlo coattamente, ma se il non vaccinato vede questo come un pericolo per la sua vita? Costituira’ potere antitetico e … se la gggiocamo!

  4. I suoi articoli favorevoli a questo scempio, professore, dimostrano che Lei lo approverebbe. Non faccia il furbo con me.

  5. Beh che vuole? Che io accetti le sue minacce standomene con le mani in mano?
    Lei dice che se i contagi saliranno, i vaccinati verranno a prenderci come belve feroci. Si stupisce che la stessa cosa possa potenzialmente venire dalla parte avversa?
    Lei con i suoi articoli da pazzo irresponsabile sta in sostanza incitando la guerra civile contro chi ha fatto la scelta legittima e facoltativa di non vaccinarsi.
    Si vergogni e rifletta bene sul peso delle sue parole.

  6. >”Finché si scherza, passi; ma se i cittadini si sentono in pericolo di vita e
    > identificano il colpevole di questo pericolo, Dio lo salvi: si trasformano in belve tali > da far apparire il leone un grosso micione”.

    In quel caso, noi “colpevoli” ci faremo trovare pronti.
    Magari venendo a trovarla a casa e chiederle conto del suo sostegno a questa follia.

  7. No, si sbaglia Pardo. Questo non è la democrazia. Questo è un totalitarismo, quello dove si aizzano i “buoni” contro i presunti “cattivi”.
    Tanto i regimi statalisti questo sono. Oppressione, soffocamento dei diritti, dittatura della maggioranza.

  8. “Finché si scherza, passi; ma se i cittadini si sentono in pericolo di vita e identificano il colpevole di questo pericolo, Dio lo salvi: si trasformano in belve tali da far apparire il leone un grosso micione”.

    Verissimo. Ma vale anche a parti invertite.
    Io per esempio non sono mai stato così disposto a prendere le armi come in questo periodo.
    Tanto hanno fatto che ci hanno portati a due passi da una guerra civile.
    Che solo in apparenza è una guerra tra categorie vaccinali. In realtà, è solo la resa dei conti tra due mondi che si odiano da ottant’anni.
    Il covid è solo un pretesto.

  9. A quel che ne so, nell’era moderna e in occidente, la leva di massa obbligatoria e’ stata introdotta per la prima volta dai francesi della rivoluzione giacobina. Cosi’ come la scuola obbligatoria. Poi, per non soccombere di fronte a tali masse di soldati indottrinati e saccenti, tutti gli altri dovettero imitarli.
    Dove essa rivoluzione non e’ arrivata, cioe’ l’inghilterra e i vari paesi anglosassoni senza sistema metrico decimale e/o con la guida a destra, la leva obbligatoria non c’e’ mai stata, salvo in tempi eccezionali di guerre mondiali (negli usa fino al vietnam, da cui la tremenda e doverosa rivolta giovanile, faccenda di solito artatamente omessa quando se ne parla).
    Prima, la guerra se la facevano solo i nobili (era il mestiere con cui si guadagnavano il pane e giustificavano la loro posizione sociale), e i mercenari in cambio del soldo.
    Roma antica esclusa, si intende, che in questo e forse in molte altre cose fra cui lo stato forte che lei descrive con entusiasmo sopra, ispiro’ i giacobini francesi.

  10. “E a contagiare la maggioranza, se capita.”

    Gianni, chi ci tiene cosi’ tanto a continuare a vivere sotto questo Stato, basta che si vaccini, e poi non teme piu’ ne’ i no-vax, ne’ i ni-vax, ne’ i sì-vax possibili portatori di covid fortificato dalla selezione naturale operata dal vaccino.
    Mica e’ proibito vaccinarsi.

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