CERCANDO DI DIFENDERE I MAGISTRATI

Assolutamente non capisco perché tutti i professionisti (medici, ingegneri, farmacisti) e indistintamente tutti gli artigiani, sono chiamati a rispondere dei loro errori per colpa, e i magistrati no. Soprattutto se consideriamo che il Codice Civile, in materia, è lapidario e non fa eccezioni. Articolo 2043: “Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”. E non dice: salvo i magistrati. Invece non solo costoro sono sempre riusciti a non obbedire all’articolo ma, addirittura, anni fa c’è stato un referendum dei Radicali, votato a larghissima maggioranza dagli italiani, che ristabiliva quella responsabilità, ma i magistrati sono riusciti a non farlo applicare. Se proprio c’è da pagare (e in totale si tratta di molti milioni) paga lo Stato. Cioè noi, i contribuenti.
La situazione mi sembra talmente assurda che, per spirito di contraddizione, mi lancio in un gioco periglioso: cercare di dare ragione ai magistrati. E questo perché parto dalla realtà. Se tutti i giudici e tutti i governi, contro venti e maree, hanno sostenuto questa incomprensibile eccezione, qualche motivo ci deve essere. Ed è questo motivo che vorrei identificare.
La prima ragione per esentare il magistrato dalle conseguenze dell’errore commesso per colpa è l’esigenza di ottenere da lui un verdetto assolutamente disinteressato. Infatti ogni giorno le decisioni del magistrato spostano somme enormi, e se un domani un giudice dovesse riparare un danno di molti milioni di euro, sarebbe ridotto in miseria. Oppure potrebbe essere indotto ad adottare la linea giuridica per lui economicamente meno rischiosa, nel caso si stabilisse che c’è stata colpa, nell’emissione della sentenza. Dunque l’irresponsabilità del magistrato (anche per colpa) non è stabilita a difesa dello stesso magistrato, ma dei cittadini, che così avranno una migliore giustizia.
Certo, potrebbe dire il cittadino, c’è del buono, in questo ragionamento. Chi può sempre dire, in anticipo, se in un certo comportamento c’è colpa o no? Si può essere in perfetta buona fede, e violare una legge o un regolamento che non si conoscevano – ce ne sono migliaia e migliaia – e questo costituisce incontestabilmente colpa.
E poi, che cos’è l’imprudenza, che cos’è l’imperizia? Proprio i magistrati, che questa materia maneggiano da mattina a sera, e vedono anche come la maneggiano i colleghi, sanno quanto aleatorio possa essere questo giudizio. E per caso, proseguirebbe il cittadino, non è questa la condizione in cui operano medici, ingegneri, autisti, farmacisti e ogni sorta di cittadino? Dunque la giustificazione dei magistrati – l’alta responsabilità – sarebbe valida se funzionasse per tutti i cittadini (i chirurghi, quelli che hanno a che fare con la nostra vita non avrebbero dunque “alte responsabilità”?). Se invece funziona soltanto per loro, si tratta di un privilegio, lex in privos lata.
Fra l’altro, si dimentica che al problema, almeno quello della responsabilità civile, si può mettere rimedio come ci mettono rimedio dentisti, chirurghi e via dicendo: con un’assicurazione. Sarebbe un pedaggio da pagare e, come lo pagano i professionisti potrebbero anche pagarlo i magistrati. Fra l’altro, se questa assicurazione funzionasse col meccanismo del bonus-malus, aumentando il premio da pagare, i giudici “disinvolti” comincerebbero a stare più attenti alle sentenze che scrivono.
E c’è di peggio. Fino ad ora si è considerato il problema dal punto di vista del giudice in buona fede che non desidera essere improvvisamente costretto a pagare una somma enorme per una distrazione. Ma consideriamo il problema dal punto di vista dell’intera categoria.
È vero, la responsabilità per colpa è sempre dietro l’angolo. Anche il più prudente dei guidatori non può escludere che, guidando l’automobile per sessant’anni, possa avere un attimo di distrazione e uccidere un passante. Ma questo rischio lo corriamo tutti e speriamo che nella vita quell’incidente non ci capiti. Come mai dunque i magistrati non accettano quello stesso rischio che corrono tutti i cittadini? La risposta potrebbe essere tremenda: perché sanno meglio di altri come è amministrata la giustizia. Perché sanno che i colleghi sono inaffidabili, a volte perfino prevenuti, e non vogliono che quella stesso “giustizia” sia applicata nei loro confronti. Hanno una tale paura dell’incompetenza e della faziosità dei colleghi che la stessa assicurazione non gli farebbe dormire sonni tranquilli.
E allora in sostanza il problema non è quello della responsabilità civile dei magistrati, che si potrebbe risolvere con un’assicurazione, ma quello della qualità della nostra amministrazione della giustizia. Se essa fosse più serena, più affidabile, più prevedibile, in una parola se avessimo una migliore certezza del diritto, nessuno vivrebbe in quella paura del possibile processo penale che affligge i sindaci. Tanto che molti rifiutano la candidatura per non avere problemi. Come mi diceva un caro amico divenuto Soprintendente alle Belle Arti o qualcosa del genere, “Prima non ho mai avuto un processo, ora passo più tempo al Palazzo di Giustizia, accusato di tutto, e assolto da tutto, che nel mio ufficio. Meno male che mi pagano l’avvocato, se no dovrei dimettermi”.
E con questo il serpente si morde la coda. Non sono i magistrati che debbono tutelarsi dalla mala giustizia, è la politica che ci deve liberare tutti dalla mala giustizia. Diversamente tuteliamo quelli che ne sono in parte i colpevoli, mentre lasciamo esposti al rischio gli incolpevoli.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
4 agosto 2021

CERCANDO DI DIFENDERE I MAGISTRATIultima modifica: 2021-08-04T10:06:08+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “CERCANDO DI DIFENDERE I MAGISTRATI

  1. Ha ragione, Gianni. In un caso come quello da lei evocato il magistrato dovrebbe senz’altro pagare, in linea di principio. Il problema diventerebbe poi identificare e circoscrivere il concetto di colpa grave: rischierebbe di essere interpretato estensivamente e tutti quelli che vengono assolti o vincono una causa civile in secondo grado chiederebbero i danni al giudice, fino alla paralisi del sistema. In Italia questo scenario sarebbe più che probabile, secondo me. E poi chi dovrebbe pronunciarsi sulla fondatezza di queste richieste? Altri giudici…
    Una soluzione che mi piace di più sarebbe che gli errori influissero sulle carriere dei magistrati, come è per tutte le professioni: se sbagli in modo grave vieni sanzionato, eventualmente fino al licenziamento. Fino ad oggi non è stato così, come noto… però mi domando se sia davvero impossibile cambiare. O ci dobbiamo rassegnare al fatto che si può riformare tutto tranne il CSM?

  2. Considerazioni del tutto condivisibili anche per la chiarezza con cui vengono esposte. Ma c’è un problema che il potere politico deve risolvere, altrimenti qualsiasi riforma della giustizia verrà vanificata: il protagonismo dei PM ! Alcuni di loro usano il processo per fini di autopromozione, per fare carriera . Rilasciano interviste e partecipano a programmi televisivi mentre il processo legale è in corso, dimenticando che il ruolo del PM è impersonale. Tanto è impersonale che il presidente del tribunale quando dà la parola al PM non lo chiama mai per nome come avviene per i difensori. E’ inammissibile che al PM sia consentito di partecipare a un processo parallelo in TV, mentre il processo legale è ancora in corso, dove il diritto di difesa è calpestato. Sono comportamenti che ledono i principi del giusto processo. Inoltre è necessario separare le carriere tra magistratura inquirente e giudicante, perché quest’ultima non abbia a soffrire di alcuna remora quando in giudizio dovesse trovarsi a contrariare le richieste del PM. Aggiungo che la normativa che consente ai PM di venire distaccati presso i ministeri in veste di consulenti giuridici dovrebbe essere rivista e resa più severa. Questa promiscuità tra magistrati e politici mal si concilia col principio della separazione dei poteri .
    Comunque meglio questa riforma che lo status quo. Speriamo si solo un inizio.
    Grazie per questo articolo.

  3. Caro Fabrizio, il fatto è che oggi i magistrati non rispondono nemmeno in caso di “colpa grave”. E Lei è troppo ottimista, a mio parere, per quanto riguarda le altre professioni. Comunque le pare giusto che un giudice non debba rispondere della sua sentenza se risulta che l’ha emessa perché non ha considerato un documento che aveva presentato la difesa e che lui ha omesso di leggere? Lei lo proteggerebbe anche in questo caso, il giudice? Questo è un esempio di colpa grave.

  4. Non ho molta stima della media dei magistrati e mi sono anche piuttosto antipatici, tuttavia credo che il paragone con altre categorie professionali sia molto arduo ed improprio. Perché l’aleatorietà nel loro operato è maggiore rispetto a qualunque altra categoria. L’ingegnere è chiamato a rispondere degli eventuali danni che causa se compie un errore di progettazione (fatto oggettivo e certificabile); il medico non corre rischi sostanziali se si attiene ai protocolli (al di là di certe denunce temerarie che poi bisogna vedere come finiscono, immagino nel nulla). A meno che non si tratti di un medico che si inventa una cura alternativa, che omette di fare esami che sono di routine e che avrebbero potuto accertare una malattia grave quando era ancora curabile, o che magari dimentica la garza nella pancia del paziente.
    Il lavoro del magistrato è completamente diverso: deve giudicare secondo la legge e secondo il suo personale convincimento, su casi che nella stragrande maggioranza sono tutt’altro che chiari. Soprattutto sono tali nel momento in cui il magistrato deve prendere la decisione: si pensi al GIP che deve emettere un ordine di custodia cautelare nella fase istruttoria. Oppure a quante volte emergono nuovi elementi nel processo di appello.
    E’ impensabile che un giudice possa svolgere il suo lavoro pensando di dover pagare di tasca propria per ogni decisione che non dovesse essere successivamente confermata. Anche perché dovrebbe avere le tasche di un paperone.
    E non credo che il problema si risolva con l’assicurazione: le compagnie non assicurano tutti i rischi. Non sono come lo Stato per gli statalisti.

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