L’AFGHANISTAN MODELLO INTERNAZIONALE

Tutti consideriamo la storia romana come uno dei capisaldi della cultura. Ed effettivamente, non conoscere quelle vicende corrisponde a non conoscere le nostre radici. Ma a conti fatti quella storia è fuorviante. Quante nazioni hanno avuto una storia simile? Quanta parte, di ciò che è avvenuto, può essere applicato ad altri Paesi?
Facciamo un esempio: qual è la velocità dell’uomo? A questa domanda tutti risponderebbero andando a cercare il nome dell’ultimo recordman dei cento metri piani, ma è un errore. Non tutti abbiamo vent’anni, non tutti siamo degli sportivi, e soprattutto non tutti siamo dei campioni. Probabilmente, per avere la risposta vera bisognerebbe fermare per la strada cento signori qualunque sui quaranta, e chiedergli di correre i cento metri. Allora sì avremmo la velocità dell’uomo. E non saranno certo i 36 kmh circa dei campioni. La velocità dell’uomo è la velocità dell’uomo qualunque, non di Usain Bolton.
Roma è un’eccezione. Quante madri moderne reagirebbero come le madri romane, dopo la disfatta di Canne? Per citare un secondo caso, come esempio di nazione straordinaria si può indicare l’Inghilterra del XIX secolo. Quell’isoletta che ha conquistato un inverosimile impero mondiale e che ha reagito da sola alla minaccia nazista nel 1940. Sono apici storici. E soprattutto modelli non esportabili. Spesso neanche i posteri – gli italiani o gli inglesi attuali – sono degni dei loro progenitori. Ecco perché bisognerebbe studiare piuttosto la storia dell’Afghanistan che la storia di Roma. Perché la maggior parte dei Paesi somiglia piuttosto all’Afghanistan che a Roma.
Per tutto il tempo in cui ha governato, Saddam Hussein è stato una continua occasione di sdegno e orrore. Per qualunque persona normale, l’unica cosa immaginabile era che gli irakeni non potessero che sognare di liberarsi di quel mostro e passare alla libertà democratica. E anche gli americani lo hanno creduto. Ma quando gli hanno offerto la libertà e la democrazia su un piatto d’argento, hanno visto che parecchi irakeni come governo concepiscono soltanto l’autocrazia islamica. E ciò vale per tutti i Paesi della regione, salvo Israele. Per non parlare dell’intera Africa nera.
L’Afghanistan ha avuto più di un’occasione di uscire dal Medio Evo, dalla Sharia, dall’ignoranza considerata una virtù, e da mille orrende caratteristiche sociali, ma è sempre ricaduto nel peggio di ciò che è. E così sarà ancora una volta nel prossimo futuro. Ora che gli eserciti stranieri, e in particolare gli americani, lasceranno il Paese, la loro presenza sarà considerata una parentesi da dimenticare e nel giro di qualche mese esso sarà di nuovo inesorabilmente comandato dai Taliban. Tutta la nazione vorrà ritrovare i veri valori, quelli della tenda, dell’Islàm, del Profeta, del taglio della mano e delle adultere lapidate.
No, non bisognava invadere l’Afghanistan. Per punirlo del suo appoggio al jihadismo , bisognava bombardare i centri terroristici, magari uccidendo qualche centinaio di persone, tanto per far capire che attaccare gli altri può essere antigienico ma, quanto a cambiare le teste degli afghani fino a farne dei democratici, avrebbe dovuto essere chiaro che era impossibile. Per loro la moglie è stimabile se è vergine e analfabeta. Diversamente, vale meno di un cammello.
Mentre Roma, malgrado i suoi mille errori e i suoi crimini, rimane un’eccezione, la storia dell’Afghanistan insegna a tutti che il cammino della civiltà è in salita. Ed è un cammino che non prevede scorciatoie, che si intraprende da soli, con le proprie forze, fino a un progresso che sedimenta nell’animo di tutti. E finché ciò non avviene, si può rimanere per un millennio nella zona arretrata, come il Meridione d’Italia. È vero, i siciliani fanno grandi carriere, dimostrano grandi intelligenze e grandi capacità in tutti i campi, ma all’unica condizione che lascino la Sicilia. E sarà così finché l’isola non imparerà la parola civismo.
Una volta una donna idealista mi chiese a muso duro: “E tu, che cosa hai mai fatto in favore dei drogati?” E la mia risposta fu: “Li ho sempre tenuti accuratamente lontani da me”. Non si può aiutare chi non vuol essere aiutato.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com 9 luglio 2021

L’AFGHANISTAN MODELLO INTERNAZIONALEultima modifica: 2021-07-10T14:28:03+02:00da gianni.pardo
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