CAPIRE E DISSENTIRE

CAPIRE E DISSENTIRE

L’articolo di domenica di Scalfari si segnala per la serietà del tema. Afferma che lo Stato liberale non è uno Stato etico, nel senso che, salvo la libertà, non ha propri valori da affermare. La Chiesa invece è un organismo eminentemente etico, attualmente avviato ad un riflusso che tende a “Trasformare […]specialmente in Italia […] il peccato in delitto, il precetto dottrinale in norma, la legge divina in diritto positivo, l’etica religiosa in etica pubblica, con la conseguenza di imporre ai cittadini comportamenti ed obblighi non condivisi”. Soprattutto nel campo “della bioetica, della vita e della morte”.

I fatti sono veri ma l’interpretazione è probabilmente sbagliata.

Nell’epoca contemporanea l’atteggiamento della Chiesa dipende dalla maggiore o minore fedeltà ai principi. Se dunque il Concilio Vaticano II stabilì cose giuste e Papa Ratzinger se ne allontana, tradisce la dottrina. Se invece quel Concilio si avventurò in posizioni sbagliate e Papa Ratzinger le abbandona, non si tratta di un riflusso ma di una correzione di rotta.

Scendendo sul piano sociale, la Chiesa riafferma costantemente la propria fede e se, per far questo, deve far politica, la fa: ma è solo uno strumento per fini più alti. E fra i capisaldi della sua dottrina vi è la certezza dell’esistenza di una legge naturale che la religione stessa si limita a confermare. Quella legge prevede norme che a nessuno è permesso violare: per esempio la protezione della vita dal concepimento alla morte naturale. Difendendo simili principi, e interferendo con l’autonomia dello Stato, la Chiesa non ha la sensazione di condurre una propria politica: crede di difendere, oggettivamente, l’umanità. Al limite, può concepire che non si creda al sacramento della confessione, come fanno i protestanti, perché è una questione religiosa: viceversa, se si parla di fecondazione eterologa, essa non combatte in difesa del Cattolicesimo ma in nome della famiglia. Un bene naturale e laico. A suo parere, solo chi si allontana dalla “retta ragione” (un altro fondamentale concetto della sua teologia) può negarlo. Scalfari sbaglia quando dice che la Chiesa trasforma “la legge divina in diritto positivo, l’etica religiosa in etica pubblica, con la conseguenza di imporre ai cittadini comportamenti ed obblighi non condivisi”. Essa non tenta d’imporre una legge divina, o un’etica religiosa: vuole solo difendere l’umanità da una norma demente e dannosa.

Molti miscredenti protestano. Non capiscono infatti che gliene importi, ai preti, del loro testamento biologico o del loro divorzio. Purtroppo, per la Chiesa sono fatti che danneggiano l’umanità ed essa si attiva in nome della Legge di Dio, sostenuta dalla “retta ragione”. In fin dei conti anche nell’interesse di quei miscredenti che protestano.

Queste argomentazioni possono sembrare coincidenti con quelle di un credente ma ciò dipende dal fatto che, prima di dissentire, è necessario capire. E, qui, quello che si capisce è che logicamente queste tesi non valgono nulla.

Dal punto di vista laico non esistono né una legge naturale né una retta ragione: esiste solo il diritto positivo, che varia (molto) secondo la sensibilità etica de vari periodi storici. E poi è troppo facile definire “retta ragione” quella che coincide col nostro modo di ragionare. In realtà la Chiesa scambia la propria dottrina per un riflesso della realtà oggettiva, mentre nei Paesi democratici è la maggioranza dei cittadini che decide quali norme devono governarla, che cosa è bene e che cosa è male, che cosa è naturale e che cosa è innaturale. Per lo Stato liberale non esiste trascendenza. Mosè ha messo fra gli imperativi quello di non desiderare la donna d’altri, lo Stato ha depenalizzato l’adulterio.

Lo schema dunque è facile da riassumere. Per certi argomenti la Chiesa sente il dovere di intromettersi nella legislazione dello Stato e lo Stato, se laico, non dovrebbe prestarle orecchio. Se invece lo fa, significa che l’Italia non è quello stato laico che crede di essere. Come si vede fra l’altro dal fatto che i giornali e le televisioni si prestano continuamente a fare da cassa di risonanza delle minime cose che dice il Papa.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

15 febbraio 2009

 

CAPIRE E DISSENTIREultima modifica: 2009-02-16T14:00:37+01:00da Giannipardo
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “CAPIRE E DISSENTIRE

  1. Cara Nadia,
    lo Stato non riconosce una legge naturale perché – non ne ho parlato nel mio articolo per non farlo troppo lungo – un diritto naturale non esiste. Ci provò seriamente a formularlo Grozio, un famoso giurista olandese, si parlò a lungo di giusnaturalismo (diritto naturale, appunto) arrivando alla conclusione che è troppo striminzito per poter regolare la vita di un paese e, in totale, l’ipotesi, dal punto di vista giuridico, è stata abbandonata. Il giusnaturalismo fa parte della storia del diritto.
    Per quanto riguarda la retta ragione, lei come farebbe a provare che la sua è retta ragione e quella del suo interlocutore è storta? Dicendo “ho ragione io”? E non potrebbe dirlo anche lui?
    Lei teme che senza l’intervento della Chiesa “cadremmo sempre più in basso”. Le faccio notare che il Giappone non ha una chiesa ed ha, in media, una società molto, molto più onesta e corretta della nostra. Né i paesi protestanti sono più corrotti di quelli cattolici, anzi. Insomma, meglio ragionarci su, su tutto questo.

  2. Buon giorno Gianni, tanto per cambiare sono quasi sempre l’unica a dire qualcosina sui suoi argomenti, sempre molto interessanti, che leggo ogni giorno con piacere, nonostante le nostre divergenze di opinioni.
    Questa volta le dico che noi esseri umani siamo degli inguaribili opportunisti (dico “noi” in generale ma io mi dissocio, perché la parola opportunismo non mi piace proprio) e andiamo dove tira il vento.
    Mosè mise la regola di non desiderare la donna d’altri (e tante altre) perché sappiamo bene come all’epoca si comportavano gli uomini e con questa, diciamo, imposizione intendeva regolarizzare il putridume di allora.
    Oggi,che lo Stato ha depenalizzato l’adulterio e ha introdotto il divorzio, purtroppo c’è quasi lo stesso putridume.
    Tutti dicono che la Chiesa fa politica, ma almeno consiglia di comportarci nel Bene. Lo Stato che non riconosce né una legge naturale, né una retta ragione, dove ci vuol portare? Almeno riconosca che così facendo, cadiamo sempre più in basso.
    Un caro saluto. Nadia

I commenti sono chiusi.