VIOLANTE RIMANE DIVERSO

IL PERDONO

Luciano Violante, in occasione della commemorazione delle foibe, ha scritto di avere provato imbarazzo. «Se fosse stato raccontato un brano di vita di Mauthausen mi sarei immedesimato nella storia di quei vinti che poi hanno vinto. Mi sono reso conto, per la prima volta, che la mia storia politica era stata dalla parte degli aggressori, di chi legava il fil di ferro ai polsi delle vittime prima di precipitarle, non dalla parte di chi aveva i polsi legati». Il Riformista ha riassunto la dichiarazione con il verbo vergognarsi e Violante ha protestato, ma la disputa lessicale è del tutto secondaria. Il problema è se sia giusto, come fa Ostellino sul Corriere della Sera, salutare con piacere questa resipiscenza, “ora”, “per la prima volta”, e lodare chi trova finalmente il coraggio di vergognarsi, pardon, di sentire imbarazzo per il proprio passato. Perché si può al contrario pensare che ci sono crimini inespiabili. Che non possono essere cancellati né con l’“imbarazzo”, né con tre avemarie e tre paternostri, e neppure con trent’anni di galera. Troppo severi?

Tale Pietro Maso, non volendo aspettare che i suoi genitori morissero per spendere i loro soldi, li uccise. Fu scoperto, condannato, processato. Ammettiamo che un giorno abbia finito di scontare la pena: potrà impunemente presentarsi, stendere la mano e dire: “Piacere, Pietro Maso”? Sicuramente no. Per la gente, avrà pure scontato la pena ma è sempre quello che ha ucciso padre e madre, per denaro. Chiunque penserà: se ha potuto fare una cosa del genere è molto diverso da me; è un essere umano speciale; sempre che sia un essere umano. Pietro Maso non finirà mai di scontare il suo crimine.

Nello stesso modo, se un giorno si è potuti essere a favore di Hitler, sapendo che si rendeva colpevole di un orrendo genocidio; se si è potuti essere a favore di Stalin, sapendo che era il boia del suo stesso popolo; se si è potuti essere a favore dei carri armati sovietici a Budapest nel 1956, non si ha poi il diritto di dire: “Scusate, mi sono sbagliato”. Perché si rimane uno che è capace di non vedere la luce del sole in un mezzogiorno d’estate; oppure uno che è capace ipocritamente di negarla nel momento stesso in cui ne è abbagliato; o infine un mostro che preferisce il proprio fanatismo all’intera umanità.

Non si sostiene che non si possa essere stati nazisti, comunisti, o adepti di qualsivoglia ideologia. Si chiede solo che non si sia mai avallato il crimine contro l’umanità. Che si sia detto, già sul momento, “sono nazista ma disapprovo il genocidio degli ebrei”, “sono comunista ma disapprovo il gulag”, “sono a favore della Iugoslavia contro l’Italia, ma disapprovo i massacri delle foibe”. E subito, non sessant’anni dopo i fatti. “Ora”. “Per la prima volta”. Perché in qualunque momento una persona per bene  si dissocia dal crimine. E se non lo fa, anche sessant’anni dopo rimane un essere umano speciale.

Un uomo che si libererà della sua colpa quando i cadaveri risusciteranno, risaliranno dalle foibe e gli concederanno il perdono. Sono quei cadaveri i titolari del diritto di perdonare. Non Violante, che perdona se stesso. Non Piero Ostellino. E neppure io.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

14 febbraio 2009

 

VIOLANTE RIMANE DIVERSOultima modifica: 2009-02-15T09:24:47+01:00da Giannipardo
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