LA BARBARIE ISRAELIANA

LA BARBARIE ISRAELIANA

Sul “Corriere della Sera” di oggi un articolo di Lorenzo Cremonesi parla delle conseguenze dell’azione israeliana a Gaza. Si tratta di una corrispondenza impressionante. A Jabalya, scrive, gli israeliani hanno volontariamente sparato contro una stalla, uccidendo tutte le 380 mucche di tale Al Fayumi. Sono passati sopra i loro corpi con i carri armati: un milione di dollari di danni.  Altrove hanno distrutto tremila piante di ulivi e aranci. In una villa, in cui si erano fermati, hanno distrutto a mazzate gabinetti e lavandini, hanno ammassato il mobilio al centro delle stanze e gli hanno dato fuoco. “Hanno preso a fucilate il cane, galline, oche e tre capre. I resti di alcuni degli animali sono stati gettati nel pozzo a inquinare l’acqua. La lista delle devastazioni potrebbe continuare all’infinito”. Insomma, le conseguenze di questa azione militare sono “migliaia di abitazioni abbattute o da abbattere, la distruzione metodica eletta a sistema, un deserto di macerie”.

Per principio bisogna diffidare di chi racconta un grande avvenimento visto con i propri occhi. Non è una battuta: sull’inaffidabilità di chi riferisce un fatto, anche in buona fede, si è scritto molto. C’è addirittura un’espressione russa sorprendente: “mentire come un testimone oculare”. La tesi è stata anche confermata da un famoso esperimento di un’università americana. In questo caso tuttavia c’è da pensare che Cremonesi dica la verità. Non c’è ragione d’inventare il massacro di 380 mucche o l’incendio di una villetta: e infatti l’errore del giornalista è un altro.

 Stendhal partecipò alla battaglia di Waterloo e racconta questa sua esperienza nella Chartreuse de Parme. L’essenziale di questa pagina famosa – letta tanti anni fa – è che l’autore, invece di narrare gli attacchi e i controattacchi degli eserciti, come si leggono nei libri di storia, riferisce ciò che ha personalmente visto: cioè niente. Ha visto le zolle di terra sollevate dai colpi di “mitraglia”, ha visto passare dei cavalleggeri, ne ha visto morire uno, colpito in pieno da una cannonata, e poco altro. Il singolo combattente vede solo ciò che avviene nel posto dove si trova. Potrebbe capitargli di essere al centro dell’episodio più crudele e cruento come potrebbe capitargli di essere in un posto in cui non si spara neanche un colpo. L’errore di Cremonesi non è dunque quello di scrivere di cani e galline (per quanto l’episodio sia inverosimile), ma di parlare di una “distruzione metodica eletta a sistema, un deserto di macerie”. Qui fa il passo più lungo della gamba. Afferma cose che non può sapere e soprattutto, se avesse un’idea di che cos’è un deserto di macerie (Berlino all’arrivo dei russi), saprebbe di star dicendo una sciocchezza.

Non è tutto. Tale Nabil Hassan Nasser, proprietario di una grande azienda che sino a un mese fa produceva olio e che adesso è ridotta a un cumulo di macerie, dice: «Siamo tutti sotto shock. Non avremmo mai pensato che Israele potesse arrivare a tanta barbarie”. Questo è estremamente significativo. Egli afferma infatti che la barbarie, da parte di Israele, sarebbe sorprendente: dunque riconosce che Israele non è mai stata barbara. E poi dimentica la barbarie araba di uccidere atleti inermi a Monaco, passeggeri di aerolinee, bambini innocenti in un asilo, civili pacifici ed inermi dovunque, e infine di sparare missili a caso sui centri abitati del sud di Israele. Questo Nasser reputa che l’eventuale comportamento scorretto di Israele sarebbe illecito mentre sarebbe un diritto per Hamas? Ha dimenticato che Hitler ebbe la brillante idea di massacrare i civili londinesi con le V1 e le V2 e che gli inglesi poi gliela restituirono con gli interessi. Con quali, interessi.

Della barbarie i palestinesi sono stati i maestri e Hamas l’ha addirittura iscritta nel proprio statuto. Se i terroristi non hanno raso al suolo villaggi o città è solo perché non ne hanno avuto la capacità. Potevano ammazzare solo dei civili? E quello hanno fatto. Non hanno il diritto di aprir bocca. Viceversa gli israeliani non hanno mai sterminato civili intenzionalmente: al punto che un palestinese può stupirsi se uccidono delle mucche.

Storicamente si scelgono gli alleati, non si scelgono né gli avversari né il modo di combattere. Se i nemici combattono in modo sleale – come, per i francesi, gli inglesi a Crécy e ad Azincourt – non è una ragione per farsi massacrare e perdere la battaglia. Bisogna cambiare la propria tecnica. E infatti gli israeliani in questa occasione hanno annunciato: spareremo su qualunque posto da cui si è sparato contro di noi. Che sia scuola, ospedale o moschea. E i risultati si sono visti.

La guerra si combatte come il nemico impone di combatterla.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

20 gennaio 2009

LA BARBARIE ISRAELIANAultima modifica: 2009-01-20T13:12:45+01:00da Giannipardo
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2 pensieri su “LA BARBARIE ISRAELIANA

  1. Gentile Karsten,
    lei non è un fanatico e merita dunque risposte precise. Le formulerò a commento di alcune sue frasi.
    “Ahimè, Israele, Tsahal è caduto nella loro trapola… piovono accuse di violazione dei trattati di Ginevra, accuse di barbarie se non di genocidio”. Sarebbero piovute dovunque. Israele ha finalmente capito che non val la pena di occuparsene. Ricorda l’episodio di Jenin?
    “Israele fa fatica a difendersi, smentisce, afferma che c’erano militanti ma non può documentare niente”. Anche se potesse, e quando può, chi vuole attribuire a Israele ogni nequizia lo fa lo stesso. Anche questo, ha capito Israele. Finalmente.
    “Chi allora ha ragione, dove sta la verità ?” Per gli antisemiti la verità è già prestabilita. E non val la pena di discutere con loro. Non parlo per lei, attenzione.
    “mi sorgono dei dubbi sulle strategie e mire di Israele”. I dubbi sono sempre legittimi.
    “Nel specifico mi chiedo perchè non si è lasciato entrare nell’enclave-prigione Gaza un solo reporter straniero, voglio dire un giornalista europeo che avrebbe potuto riferire oggettivamente”. Nello specifico Israele ha capito che i media internazionali sono pregiudizialmente contro Israele (c’è al riguardo un mio articolo di qualche giorno fa, “Israele e i media”, che troverà nello stesso blog) e dunque, con molto buon senso, ha vietato l’ingresso a tutti. Del resto, è ciò che hanno fatto gli americani durante l’ultima guerra in Iraq. La stampa, anche quando non è pregiudizialmente contro, guarda al colore, al sentimento, alla morale ecc., cioè va contro il realismo della guerra e si compiace di dare sempre torto al più forte o comunque agli occidentali. Fa più fino, nei salotti europei.
    “L’informazione è stata in mano alla sola stampa e Tv araba”. Talmente abituata a mentire, che ormai non molti le danno retta. Dunque fa poco danno.
    Le ingiunzioni ad ammettere la stampa, “(pur accolte dai giudici della suprema corte) sono state ignorate dalle autorità civili e militari di Israele – questo è un fatto davvero inaudito e in spregio al supremo diritto di libertà di stampa e di informazione”. Meglio vincere una guerra, anche sul piano mediatico, che obbedire ad una scrupolosa Suprema Corte. Se i militari hanno disobbedito alla Corte (non ho gran che seguito la vicenda), è chiaro che reputavano questa disposizione essenziale. Ed io sono d’accordo con loro.
    “Per conto mio traggo la conclusione che si è sparato volontariamente e con sommo disprezzo sul mucchio”. Opinione personale ma credo, anche per lei, contraria alle tradizioni di Israele.
    “questa guerra è “total nonsens” ridicolizza Israele e i suo governanti”. Non è affatto un total nonsense, come dice lei: secondo la stampa internazionale è una risonante vittoria, soprattutto dal punto di vista mediatico, rispetto alla spedizione in Libano di due anni fa. Al punto che è servita, sul fronte interno, a ridare un sentimento di sicurezza agli israeliani.
    “Reclama diritto al una patria e la nega ai vicini”. Questo è semplicemente falso. Ha cominciato ritirandosi da Gaza e i palestinesi, invece di costituire a Gaza il nucleo di un nuovo stato, ne hanno fatto una base per attacchi terroristici contro Israele. Inoltre, lei non ricorda le offerte fatte da Barak ad Arafat… Le opinioni sono opinioni e sono legittime, ma non contraddica la storia, per favore.
    “moltiplicando gli insediamenti”. Ma che dice! Ma se Israele ha ritirato ottomila persone, da Gaza, pur di lasciargliela intera e senza ebrei dentro, anche se quegli ebrei avevano creato imprese e davano lavoro ai palestinesi!
    La prego comunque di scrivere commenti più sintetici. Non sempre avrò – come oggi – il tempo di rispondere diffusamente.

  2. Viene detto che militanti di Hamas si nascondevano negli anfratti degli ospedali e trasformavano persino scuole dell’UN in avamposti di guerrilia attaccando da li’ tzahal, facendosi vilmente scudo di questi simboli nonche dei civili inermi che ci si trovavano.
    Visto cosi sembra rientrare in una tattica o pratica di guerriglia quantomai deprecabile ma pur sempre tattica di combattimento. Invece no, la viltà, la malvaggità di questi militanti va ben oltre. Non era il vantaggio tattico sul campo che cercavano (quale vantaggio poi). Il loro vero scopo era poter esibire – in tempo reale- le proprie vittime come trofei con immagini che scuotono le coscienze. Cercavano testimonianze, prove da far vedere ai media per sfruttare politicamente l’impatto sulla coscienza dei cittadini di tutto il mondo. Un calcolo cinico che non fa una grinza. In effetti “una strage di innocenti” perpetrata con immagini in prima pagina di corpicini straziati provoca maggior effetto che non 60 anni di bombardamento di Israele con 60 mila Kazam. E poi che effetto deludente (sul piano mediatico) di questi Kazam che cadono il più delle volte su pollai e distese di sassi in confronto all’effetto “dirompente” delle bombe quando si tirano in mezzo alla folla.
    Ahimè, Israele, Tsahal è caduto nella loro trapola… piovono accuse di violazione dei trattati di Ginevra, accuse di barbarie se non di genocidio …Israele fa fatica a difendersi, smentisce, afferma che c’erano militanti ma non può documentare niente. Si comincia a mettere in dubbio la validità delle affermazioni di Israele e in effetti i responsabili dell’ UN – non Hamas – dichiarano che non è vero che nel centro stoccaggio merci dell’ UN fossero dei combattenti e quindi da li non potevano partire dei colpi.
    Ci troviamo duque di fronte a due versioni diametralmente opposte. Una è supportata da testimoni (palestinesi) l’ altra no. Chi allora ha ragione, dove sta la verità ? Crediamo ai civili e democratici Israeliani o ai fanatici fondamentalisti di Hamas – that’s the question: D’impulso discolperei Israele, prenderei partito, come ho sempre fatto, per lo stato del popolo di Giuda eternamente perseguitato. Ma da qualche tempo mi sorgono dei dubbi sulle strategie e mire di Israele. Nel specifico mi chiedo perchè non si è lasciato entrare nell’enclave-prigione Gaza un solo reporter straniero, voglio dire un giornalista europeo che avrebbe potuto riferire oggettivamente. L’informazione è stata in mano alla sola stampa e Tv araba (quindi faziosa e non attendibile) e agli organi di stampa israeliana altrettanto di parte. Le richieste della stampa internazionale di poter entrare in Gaza (pur accolte dai giudici della suprema corte) sono state ignorate dalle autorità civili e militari di Israele – questo è un fatto davvero inaudito e in spregio al supremo diritto di libertà di stampa e di informazione. Il perchè? Forse per non far vedere alla grande stampa, nemmeno a quella USA, quello che succede veramente in quel girone d’inferno. Per conto mio traggo la conclusione che si è sparato volontariamente e con sommo disprezzo sul mucchio – ventimila case distrutte con solo 400 miliziani morti – un misero risultato. Come atto politico poi questa guerra è “total nonsens” ridicolizza Israele e i suo governanti. Non amo il Papa ma devo dire che ha ragione: è ora che si formi un classe dirigente più all’altezza della situazione in quell’angolo di mondo ma da ambedue le parti.

    Quello che colpisce di più è, che è proprio il popolo maggiormente perseguitato a diventare implacabile persecutore. Quel popolo chiede rispetto per le sue vittime ma non ha rispetto ne sensibilità per la tragedia altrui. Reclama diritto al una patria e la nega ai vicini. Ebrei sono presenti in tutto il mondo ai più alti livelli della vita sociale e di governo ma Israele non ascolta nessuno non vuole ingerenze di nessuno va invece tranquillamente avanti nella sua politica di “pulizia etnica” moltiplicando gli insediamenti.
    Francamente il mondo è stanco di questo eterno conflitto che comincia a costare anche troppo in aiuti umanitari e fondi per la ricostruzione. Spero che l’America di Obama ponga presto fine a questa lunga e sofferta storia.

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