SERGIO ROMANO ED ISRAELE

Per chi volesse pubblicarlo, badare alla differenza fra scrittura normale e scrittura corsiva: diversamente il testo sarebbe incomprensibile.

 

SERGIO ROMANO ED ISRAELE

L’ex-ambasciatore Sergio Romano ha, come tutti, le sue simpatie e le sue antipatie. Non è però in malafede e per questo le sue opinioni vanno sempre studiate con rispetto. Viene qui riportato, con qualche commento in corsivo, un suo articolo sulle colpe rispettive di Israele e dei palestinesi, apparso fra le “lettere al Corriere” (della Sera) di oggi, 9 gennaio 2009.

Cari lettori,

Vi sono almeno due modi per giudicare un conflitto e pesare le responsabilità dei contendenti. Il primo è quello di ricostruire la dinamica delle vicende che hanno preceduto l’inizio delle ostilità. Chi ha sparato per primo? Chi ha assunto l’atteggiamento più provocatorio? La risposta a queste domande è indubbiamente: Hamas. L’organizzazione islamica che governa la striscia di Gaza ha denunciato la tregua e ha continuato a colpire con i suoi missili alcune città israeliane in prossimità del confine. Sapeva che i suoi lanci avrebbero provocato una reazione israeliana, ma non ha rinunciato alle sue azioni offensive. Voleva una guerra e l’ha avuta. Il secondo è quello di allargare lo sguardo a un periodo più lungo e di prendere in considerazione altri fattori. Israele ha occupato alcuni territori arabi nel 1967 e ha assunto in tal modo il controllo di una popolazione che ammonta oggi, complessivamente, a non meno di tre milioni e 300 mila abitanti. Romano omette di segnalare che Israele ciò ha fatto in seguito ad una guerra di cui non ha preso l’iniziativa. Il piccolo paese è stato attaccato da molti paesi arabi coalizzati e si è salvato solo in virtù del valore dei suoi combattenti. Se dunque dopo è rimasto su quelle terre, è stato per impedire che lo si potesse attaccare partendo molto più da vicino. Tipico il caso delle Golan Heights. Se soltanto, dopo la guerra, i palestinesi della Cisgiordania avessero accettato di fare la pace, e fossero stati credibili, Israele non avrebbe chiesto di meglio che andarsene. Avrebbe persino permesso ai palestinesi di essere pendolari ed andare a lavorare in Israele, come avveniva prima, sfuggendo un po’ alla attuale, enorme miseria. Non li ha assorbiti all’interno della propria società perché avrebbero intollerabilmente diluito la sua natura di Stato ebraico. Non ha garantito a essi una reale autonomia perché ha permesso ai suoi cittadini di insediarsi nei territori occupati e di estendere le proprie comunità occupando terre della popolazione locale: occupando o comprando? E poi, se Israele può tollerare entro le sue frontiere più di un milione di musulmani, i musulmani non avrebbero potuto tollerare sulle loro terre qualche migliaio di israeliani? Più oltre Romano parla degli israeliani che sono stati rimpatriati da Gaza, prima di ritirarsi da quel territorio: si tratta di ottomila persone. Ottomila persone da un lato contro oltre un milione dall’altro, ecco i numeri in gioco.  un fenomeno che ha avuto per effetto, oltre a numerosi espropri, Sui numerosi espropri si sarebbe lieti di avere maggiori, documentate notizie. l’instaurazione di controlli, blocchi stradali, corsie preferenziali per i cittadini della potenza occupante tutte cose che sono la conseguenza diretta della volontà di parecchi palestinesi di assassinare quanti più israeliani sia possibile. Questo l’ambasciatore non l’ha notato. Chi non preferirebbe circolare tranquillo, piuttosto che sottostare a continui controlli?  Ha ritirato 8 mila coloni dalla Striscia di Gaza, ma non ha riconosciuto la vittoria di Hamas nelle elezioni del gennaio 2006. Avrebbe dovuto riconoscere Hamas mentre Hamas nel suo statuto proclama che il suo scopo è quello di eliminare Israele dalla carta geografica? Ha stretto d’assedio la Striscia per diciotto mesi prima dell’inizio delle ostilità. Non l’ha stretta d’assedio: ha impedito che ne uscissero terroristi per andare ad ammazzare innocenti in Israele. E infatti non si sono avuti praticamente più attentati. Romano pensa che ciò dipenda dalla mitezza di Hamas? E ha adottato infine verso la popolazione civile lo stile di una tradizionale potenza coloniale. Israele non ha mai chiesto niente di meglio che la pace, cioè di andarsene. Una potenza colonialista vuole invece insediarsi nei territori conquistati. Israele qualche anno fa è arrivata fino ad offrire il 93% degli occupied territories e l’offerta fu così generosa che, personalmente, fui grandemente sollevato quando Arafat disse di no. Mi ha colpito, ma non sorpreso, la lettura dell’articolo dello scrittore e giornalista israeliano Yossi Klein Halevi ( Corriere del 6 gennaio) che ha fatto servizio militare nella Striscia di Gaza durante la prima Intifada e scrive: «Il nostro contingente non solo arrestava i sospettati di terrorismo, ma trascinava la gente giù dai letti nel cuore della notte per costringerla a coprire di vernice le strisce anti israeliane e rastrellava persone innocenti, dopo un lancio di granate, giusto “per far sentire la nostra presenza”». Unus testis nullus testis, ciò che dice un singolo non fa testo. Basterebbe ascoltare un  comunista come Ferrero, un artista come Dario Fo, un fanatico come Beppe Grillo per farsi un’idea del tutto sbagliata dell’Italia. E poi, Romano cita qualcuno che definisce scrittore e giornalista! Se c’è qualcuno di cui non bisogna mai fidarsi, in materia di politica, è un intellettuale. Lo stesso Bertrand Russel chiedeva la rinuncia unilaterale della Gran Bretagna all’atomica, in piena guerra fredda. E chi ha dimenticato Tiziano Terzani che ha ammesso candidamente, anni dopo i fatti, di avere stravolto la verità, riguardo a ciò che vide durante la guerra del Vietnam? E non è possibile dimenticare a questo proposito la distruzione delle case dove abitavano le famiglie dei guerriglieri Forma di grande civiltà. Distruggevano le case per punire senza uccidere e gli 11 mila detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, prigionieri di guerra, ma trattati come terroristi Chi dice che non lo siano? Per la legge internazionale, sono terroristi tutti coloro che portano armi senza indossare una divisa. E comunque si gradirebbero dimostrazioni e documenti. E molto strano è il fatto che questa denuncia non si sia mai sentita, da parte degli attivisti palestinesi. Romano ne sa più di loro? e combattenti irregolari Combattenti irregolari? Lo ricorda l’ambasciatore che chi imbraccia armi contro un esercito senza portare la divisa secondo le convenzioni internazionali è passibile di fucilazione sul posto e senza processo?. Tutta colpa di Israele? No. Al Fatah prima, Hamas e Jihad islamica poi hanno ucciso civili israeliani, compiuto attentati terroristici nelle città, deliberatamente provocato le reazioni di Israele, alimentato un ingranaggio che consentiva ai loro gruppi più radicali di assumere la guida del movimento. Ma esiste in queste situazioni una legge politica a cui non è possibile sottrarsi. Le maggiori responsabilità, in ultima analisi, sono sempre della potenza occupante. Visione morale e fuori dalla storia. La potenza occupante in passato a volte ha pressoché sterminato tutti gli abitanti (conquista di Gerusalemme da parte dei crociati), a volte ha scacciato tutti i precedenti abitanti (invasioni barbariche), ha volte si è comportata in maniera tale da provocare esodi di milioni di persone terrorizzate (avanzata dall’Armata Rossa nell’Est europeo durante la Seconda Guerra Mondiale), ecc. Romano del resto non si avvede che Hamas non chiede migliori condizioni di vita, chiede l’eliminazione di Israele, e con ciò stesso le imputa la colpa di esistere, non quella di comportarsi male. Se 41 anni di occupazione non bastano a risolvere il problema, le conseguenze ricadono inevitabilmente sulle sue spalle.  Ricadono sulle sue spalle se si comporta con umanità, con troppa umanità. Se avesse bombardato Gaza come gli inglesi e gli americani hanno bombardato Dresda, ben difficilmente i palestinesi avrebbero continuato con i razzi Qassam.

Esiste anche una seconda legge. Chi fa una guerra non può limitarsi a programmare le operazioni militari. Deve avere un progetto per il dopoguerra. Se l’obiettivo è sbaragliare Hamas, chi governerà la Striscia di Gaza dopo la fine del conflitto? Con chi fare la pace se non con quelli contro i quali si è combattuto? Sergio Romano si lamenta forse del fatto che Israele non gli abbia dato comunicazione dettagliata della propria tattica e della propria strategia, in questa occasione?

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

9 gennaio 2009

 

SERGIO ROMANO ED ISRAELEultima modifica: 2009-01-09T16:09:37+01:00da Giannipardo
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