COLTIVIAMO IL NOSTRO GIARDINO

COLTIVIAMO IL NOSTRO GIARDINO

Una delle caratteristiche dei tempi di pace è la mancanza di notizie sensazionali. Ciò dovrebbe indurre ad un atteggiamento olimpico ma gli uomini non rinunziano a drammatizzare ciò che vivono. Se manca la tragedia dichiarano tragedia il dramma, e se manca il dramma dichiarano dramma la seccatura. Se il figlio torna a casa con una pagella piena di brutti voti si vive la cosa come un problema terribile e si dimentica quale sarebbe lo strazio se quello stesso figlio fosse in un letto d’ospedale, col dubbio del coma irreversibile. In questa tendenza all’esagerazione tutti sono incoraggiati dai mezzi di comunicazione. Dovendo vendere il loro prodotto, essi lo dichiarano appassionante, inedito, eccezionale, bellissimo o gravissimo purché clamoroso.

L’Italia vive un periodo placido. Non si rischia una guerra, non si rischia la fame e il peggio – chiamato stagnazione, o recessione dello 0,3% per due trimestri – significa solo che vivremo l’anno venturo come quest’anno. Lo stesso dramma dell’Alitalia è stato del tutto artificiale. Si è dimenticato che si parlava di pochi lavoratori, mentre ogni giorno perdono il lavoro migliaia e migliaia di persone, esattamente come altre migliaia e migliaia di persone lo trovano, senza che questo meriti due righe sul giornale.

Il colmo si raggiunge con le notizie politiche. I giornali si riempiono di titoli e commenti se a sinistra hanno detto questo, a destra hanno quest’altro, e se Di Pietro ha dato del delinquente a tutti. In realtà, in questo campo l’unica notizia importante è quella delle elezioni: una volta che si sa chi è il vincitore, il prossimo “dramma” si reciterà cinque anni dopo.

Il governo Berlusconi governa e continuerà a farlo. Se la tragedia è il fatto che, bloccando le nuove assunzioni, nel corso di alcuni anni si diminuirà l’organico di 87.000 docenti, non c’è da piangere. La scuola ha troppi dipendenti e una produttività spaventosamente bassa. Inoltre, anche ad ammettere che fosse un errore, il paese è sopravvissuto per decenni malgrado questi difetti. Si potrebbe dunque migliorare oppure no la situazione, ma non c’è in vista nulla di decisivo per la vita quotidiana della maggior parte dei cittadini.

A leggere i giornali – tutti i giornali – si avrebbe voglia di gridare: “Calma!” Il Titanic non è ancora andato a sbattere contro l’iceberg. Non c’è nessun rischio di affondamento. La musica dell’orchestrina può non essere di buona qualità, il comandante magari non ci ha invitati al suo tavolo e due ubriachi rischiano di venire alle mani, ma il viaggio continua e finché il transatlantico va, lascialo andare.

Il Candide di Voltaire, dinanzi al televisore, direbbe: sarà molto importante tutto quello che ci dite, ma una cosa è certa: dobbiamo coltivare il nostro giardino.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

5 ottobre 2008

COLTIVIAMO IL NOSTRO GIARDINOultima modifica: 2008-10-27T15:55:35+01:00da Giannipardo
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