STUDIATE IL LATINO

Il latino, come la matematica, ha i suoi avversari che a volte lo odiano di un odio viscerale: memoria incancellabile di brutti voti e di problemi per la sorte delle vacanze estive. Il problema viene di solito riassunto con un semplice interrogativo: a che serve? E la risposta è ovvia: a niente.

Qualcuno ogni tanto dice: non è inutile, è solo che è insegnato male. Bisognerebbe partire dai testi, insegnarlo come si insegnano le lingue straniere, magari utilizzando autori facili. Del resto, gli stessi romani certo non parlavano quotidianamente come Cicerone nelle sue orazioni. Argomentazioni tanto belle e semplici quanto erronee.

Il latino serve a capire la struttura delle lingue, soprattutto perché il suo significato non dipende dall’ordine delle parole. In italiano, frasi come “il cane non morde il padrone” oppure “il padrone non morde il cane” sono diverse; in latino sarebbero diverse secondo che una parola abbia un segno che la indichi o no come soggetto od oggetto dell’azione: e questo obbliga a ragionare su ogni singolo elemento della frase, sulla morfologia di ogni termine. Il latino, per la mentalità contemporanea, non è “naturale”: lo sforzo di logica e di analisi che richiede risulta però prezioso per lo sviluppo intellettuale. Il latino non è utile malgrado la sua difficoltà, ma a causa della sua difficoltà. Proprio per questo è più utile averlo studiato come un rompicapo che come un’occasione per leggere nel testo originale le opere di Cesare o di Tacito.

Il latino, come lo studio della matematica, obbliga a riflettere, ad analizzare i dati di cui si è in possesso, a riordinarli, a chiedere ad ogni termine che cosa significhi e a chi si riferisca, in quale rapporto sia con gli altri e se il periodo nel suo complesso abbia senso. Un tempo si diceva che i migliori ingegneri venivano dal liceo classico. Poi, da questa abitudine a considerare l’espressione linguistica non un’evidenza o un istinto, ma il risultato di un pensiero organizzato, deriva la capacità di parlare meglio la propria stessa lingua. Esattamente come l’aver studiato pianoforte è un vantaggio se si vuole poi studiare il violino, perché certo non bisogna ripartire dal solfeggio. Chi ha studiato latino parla meglio l’italiano.

Si è spesso detto che il latino è “elitista”. Perché è stato oggetto di studio per le classi colte che, con esso, mantenevano in seguito la distanza con coloro che non l’avevano studiato. Ma la soluzione non è togliere il latino alle classi colte, è rendere colte anche le classi che in partenza non lo erano, consentendo loro di accedere a questo patrimonio culturale e intellettuale. Anche cinquant’anni fa non tutti gli studenti del liceo classico erano figli di medici o avvocati, e spesso, malgrado questa origine, accedevano ai livelli più alti della cultura e delle professioni: merito di una scuola che non faceva loro sconti ma nel frattempo li attrezzava per prevalere nella vita.

L’aver voluto rendere la scuola “facile” e “per tutti” ha fatto sì che siano stati sfavoriti proprio i poveri. I figli delle grandi famiglie in casa ottengono un’impregnazione culturale notevole senza fare alcuno sforzo, mentre i figli dei proletari sono stati depredati di quell’aurea opportunità di promozione sociale che solo la scuola poteva dare loro.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

28 ottobre 2008

STUDIATE IL LATINOultima modifica: 2008-10-28T11:44:27+01:00da Giannipardo
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