UNA CLASSIFICA DELLE NAZIONI

Le nazioni del mondo non hanno tutte lo stesso peso, perché differiscono per livello economico, scientifico, tecnologico; per numero di abitanti e per spirito combattivo; per cultura, per tradizioni, ed anche per alleanze. Sicché per comprenderle, accanto ad una fittizia uguaglianza, si deve stilare una diversa classifica che tenga conto almeno degli elementi principali sopra elencati.
Uno degli elementi distintivi, fra le potenze, è il numero di abita. Infatti, se il Paese è popoloso, può mettere in campo molti uomini; se non lo è può avere delle serie difficoltà, in caso di conflitto. Non stupisce che Israele imponga il servizio militare non solo agli uomini ma anche alle donne. E non per un anno ma, credo di ricordare, per due o tre. Per non parlare dei continui aggiornamenti in tutti gli anni seguenti. Per questo Israele, malgrado i suoi nove milioni di abitanti, ha uno degli eserciti più forti e pronti al combattimento del mondo.
Ma avere molti uomini non basta, bisogna che essi dispongano di un armamento moderno, almeno all’altezza di quello dei possibili nemici. E qui cominciano i problemi. Un tempo un buon fabbro era capace di fabbricare la maggior parte delle armi, oggi le armi sono così complicate e così costose da rappresentare una branca a parte dell’economia. Non soltanto un buon fabbro non saprebbe dove mettere le mani, ma persino una moderna industria, chiamata a produrre un’arma elementare come una pistola, si arrenderebbe dinanzi alle difficoltà. Prova ne sia che la storia delle armi da fuoco è costellata di incidenti mortali, soprattutto al suo inizio. Poteva darsi che il cannone sparasse e facesse strage dei nemici, ma poteva anche darsi che, invece di partire la palla, scoppiasse l’intero cannone facendo ancora una volta una strage, ma di quelli che lo accudivano. E, quanto alle pistole, qualche anno fa la polizia di New York indisse un concorso internazionale, e nel Paese della Colt, della Smith & Wesson, della Glock e della Browning, vinse la Beretta. Ma è vero che la Beretta costruisce armi da fuoco dal 1500.
La fabbrica di armi è un sistema di tale alta tecnologia che possiamo così distinguere i Paesi. Ci sono quelli che non producono affatto armi, e le comprano. Ci sono quelli che sono arrivati a produrre armi leggere, ma non armi pesanti. Infine alcuni arrivano a costruire armi pesanti, come i carri armati, ma sono pochi. Stupisce infatti che li produca anche Israele (i famosi Merkava) ma ciò è avvenuto perché Israele, mentre è pieno di tecnici altamente specializzati, è anche molto preoccupato per la sua sicurezza. Dunque non vuole dipendere da nessuno per la fornitura della più importante arma di un moderno esercito e delle sue parti di ricambio. E tuttavia la stessa Israele non arriva all’Alta Società della produzione di armi: quella degli aerei da guerra. Quelli anche Israele è costretta a comprarli. Tanto costosa e complessa ne è la produzione. L’Europa Occidentale è riuscita a produrre un rispettabile aereo da caccia, l’Eurofighter ma, per portare a termine l’impresa, hanno dovuto consociarsi in quattro: Inghilterra, Germania, Italia e Spagna. Dopo che un pugno di Spitfire aveva vinto la guerra contro la Luftwaffe.
Nella storia dell’aeronautica ci sono anche delle nobildonne decadute. La principale di queste tristi signore è l’Italia, che per prima utilizzò l’arma aerea e si rese conto (Giulio Douhet) della sua importanza bellica. Fra le prime (in particolare insieme con la Francia) produsse aeroplani, ottenne perfino dei record, e infine si arrese.
Un posto a parte in questo campo merita la Russia, che da sempre ha preteso di stare alla pari con le massime potenze del mondo, mentre di fatto ha sempre avuto due palle al piede che nessuno può eliminare: è un Paese povero e la sua tecnologia non è all’altezza di quella occidentale. Dunque produce aeroplani da guerra, ed anche aeroplani passeggeri, ma non è che abbia chissà che successo nelle fiere internazionali. Gli occidentali sono molto preoccupati, quando salgono su un aereo passeggeri russo. La sua produzione bellica non è di alta qualità. Del resto, se non lo è nessun prodotto non bellico – come si nota dall’assenza totale del Made in Russia nei nostri supermercati – come potrebbe poi esserlo il materiale militare?
Infatti, anche se la gente non lo sa, esistono esposizioni e dimostrazioni, in cui i grandi Stati produttori di armi le espongono e le fanno agire in una simulazione di combattimento: nella speranza di venderli. Fu in una di queste che si schiantò al suolo il famoso Konkordosky che la Russia aveva costruito per fare concorrenza al Concorde franco-inglese. E ovviamente tutti i tecnici osservano con estrema attenzione tutte le guerre, perché quelle sono il migliore e incontestabile test di efficacia.
Il caso della Russia è particolarmente triste, se pensiamo che il suo pil pro-capite è meno della metà di quello italiano, che pure non è alto né come quello americano né come quello svizzero, e non arriva neppure al livello di quello francese. Dunque quando la Russia produce uno sforzo di guerra lo fa imponendo al suo popolo una pressione spaventosa: basti pensare che la spesa per armamenti è il 30% del pil (noi nemmeno il 2%) e tuttavia rimane dieci volte inferiore a quella americana. Una pressione che solo una dittatura feroce può mantenere. Ma che non reggerebbe al confronto se si scontrasse con una potenza occidentale come la Francia.
Solo che in questo caso, agli occhi degli ingenui, le parole e le minacce fanno dimenticare le realtà sottostanti.

UNA CLASSIFICA DELLE NAZIONIultima modifica: 2024-04-01T15:41:17+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “UNA CLASSIFICA DELLE NAZIONI

  1. LE CULTURE NAZIONALI NON SONO UGUALI

    L’ideologia mondialista oggi dilagante tiene in scarsa considerazione lo stato-nazione, che è visto da molti in Europa come il relitto di un passato oscurantista. Il pensiero dominante esige ormai da tutti noi l’adesione al discorso mondialista. Il che ha contribuito a dar vigore a un tabù assurto a verità rivelata: i popoli sono da considerarsi tutti uguali insieme con le loro culture. Le identità dei popoli insomma si equivarrebbero. Eppure, esse sono la continuazione e lo sviluppo di un passato che inevitabilmente varia da un popolo all’altro.
    Inutile dire che, secondo la logica della parità delle culture tra loro, le cause della ricchezza e della povertà dei singoli paesi non sono da attribuire ai valori della loro “cultura-civiltà”, e quindi alle capacità di sviluppo socioculturale dei suoi cittadini e alla creatività e alle altre caratteristiche dei singoli popoli, ma ad altri fattori, che a dire il vero non si sa bene quali siano. A sostenere il contrario, che cioè le culture non sono sempre, in ciascuna delle loro tante faccette, prime della classe e meritevoli di uguale apprezzamento e tutela, s’incorre nell’accusa di xenofobia e anche peggio. Difatti, l’illuminante saggio di Samuel P. Huntington: “The clash of Civilization and the remaking of the world order”, che parla di conflitti di civiltà ossia di culture, termine quest’ultimo da intendersi nel senso più ampio, ha suscitato la riprovazione dei padroni del discorso: un discorso buonista e mondialista secondo il quale l’Islam, che è alla base di sistemi politico-religiosi a carattere spesso totalitario e guerriero, equivale al nostro cristianesimo che invece accetta la separazione tra Stato e Chiesa e invita i fedeli a porgere l’altra guancia.
    Secondo la logica della parità delle culture, qualunque cultura etnica che il migrante porti con sé, spesso insieme con la propria bandiera amorosamente avvoltolata nella valigia, deve essere accettata dalla società che lo accoglie, anche quando i canoni di tale cultura entrano in conflitto con i valori base della società ospitante, tra i quali – noto per inciso – vi dovrebbe essere anche il pieno rispetto dovuto alla donna. Ma poiché tutte le culture sono uguali, come ci viene detto, il multiculturalismo di Stato mira a salvaguardare l’identità culturale di partenza di ogni gruppo d’immigrati, anche di quelli che praticano l’infibulazione o che ricoprono il viso della donna con una mutanda nera.
    Il mondialismo con la confusione delle culture, tanto celebrato dai benpensanti italiani, non è però condiviso, né dalla Cina, né dagli USA, né dalle masse d’immigranti del Terzo Mondo partite all’assalto dei pascoli occidentali, che continuano, una volta giunte a destinazione, le loro divisioni nazionali, etniche, religiose e di altra natura.
    Il senso di colpa che attanaglia l’Occidente nei confronti del resto del mondo – P. Bruckner parla di “Singhiozzo dell’uomo bianco” – fa sì che da questa disparità economica i padroni del discorso facciano emergere una contrapposizione d’ordine morale: alla porta della sala dei banchetti bussano impazienti i popoli creditori, i quali considerano un loro pieno diritto l’essere accolti dagli occidentali, colpevoli, nel passato, di mille malefatte nei loro confronti.
    Debitori sarebbero i popoli che il destino ha fatto nascere nell’uno o l’altro dei paesi ricchi, mentre i popoli moralmente creditori sono quelli che l’ingrato destino ha fatto nascere in un paese povero; paese – guarda caso – che è diretto da un governo corrotto e inefficiente, ed è in preda a divisioni ed odi.

  2. aggiornamento: (ANSA) – ROMA, 07 APR – “La difesa aerea si sta esaurendo, se i russi continuano a colpire l’Ucraina ogni giorno come hanno fatto nell’ultimo mese, potremmo rimanere senza missili, e i nostri partner lo sanno”. Lo ha detto ieri sera alla tv nazionale Volodymyr Zelensky, lanciando il più drammatico avvertimento dopo settimane di incessanti attacchi dell’esercito del Cremlino. Il presidente ucraino ha aggiunto che è necessario mobilitare 300 mila persone entro il primo giugno, ma non è sicuro che si riuscirà a farlo.
    (ANSA) – ROMA, 07 APR – I soldati ucraini “vengono attaccati in modo massiccio e direi anche di routine da bombe aeree guidate (russe, ndr) che spazzano via le nostre posizioni”: lo ha detto al Financial Times il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.

  3. Non capisco dove sta il problema: l’Occidente a guida USA sta vincendo in Ucraina, la Russia è in difficoltà, presto collasserà. Le sanzioni l’hanno piegata.
    Le Forze Armate russe hanno finito le munizioni.
    i russi del Donbass e della Crimea torneranno ad essere ucraini, gli piaccia o no.
    Zelensky promette che il ponte di Kerch sarà distrutto entro Giugno di quest’anno.
    “e tuttavia Zelensky è un uomo d’onore”.
    Le magnifiche sorti e progressive dell’ordine basato sulle regole (USA) prevalgono ovunque nel mondo. anche in M.O:
    i Media sono sicurissimi e diffondono questa verità.
    Gli atlantisti europei ci credono e sono soddisfatti … o no?

    “Io non vengo qui a smentire Zelensky ma soltanto a riferirvi quello che io so”
    Le guerre NON si vincono sui Media. La propaganda non basta.

  4. Per Luigi, che basa il suo commento sui dati di wikipedia acriticamente… o forse li ha appresi dall’ambasciata URSS… pardon, Russa?

    […] c’è chi, tra i militari russi, aveva già previsto come la situazione si sarebbe potuta evolvere, senza riuscire a farsi ascoltare dal Cremlino. Come l’ex capo dello Stato Maggiore delle Forze Armate russe dal 2004 al 2008 Yuri Baluyevsky, che nel dicembre dello scorso anno ha scritto la prefazione di un libro pubblicato dal Centro per l’analisi delle strategie e delle tecnologie dal titolo “Algorithms of Fire and Steel: Weapons of Modern Wars”, dove vengono descritte le armi utilizzate nelle guerre della seconda metà del XX secolo e dell’inizio del XXI secolo, anche conflitti recenti come i combattimenti in Nagorno-Karabakh e la cosiddetta “Operazione Militare Speciale”. Nella prefazione, Baluevskiy valuta criticamente l’uso di carri armati, artiglieria e aviazione nelle operazioni offensive durante la guerra in Ucraina, e fornisce una visione negativa dello stato attuale dell’esercito e dell’industria militare russa. Non è un unicum: già prima dello scoppio del conflitto, altri ex-ufficiali dello Stato maggiore oramai in pensione avevano pubblicamente dichiarato quanto un conflitto in Ucraina avrebbe potuto essere rischioso per Mosca.
    […] il Paese [la Russia] continua a perdere più armi di quante ne possa produrre e i depositi di armi dell’era sovietica non dureranno per sempre. […]

    da

    https://formiche.net/2024/02/apparato-militare-industriale-mosca-generale-russo/#btmcnt

  5. ah, meno male
    allora possiamo stare tranquilli in Occidente
    sarà un gioco da ragazzi sconfiggere la Russia …
    a meno che i dati del professore siano sbagliati, presi direttamente dall’ufficio stampa di Macron, o di Zelensky.
    basta consultare Wikipedia, https://www.wikiwand.com/it/Stati_per_spesa_militare
    Questa è una lista di paesi per spesa militare basata sulla banca dati dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) che calcola le spese militari di ogni paese risalenti al 2022 (in dollari statunitensi).
    eh già, lo vediamo tutti i giorni, i missili ipersonici che stanno distruggendo l’infrastruttura dell’Ucraina governata da Kiev sono di scarsissimo livello, un disastro, come i vettori che numerosi portano satelliti e stazioni orbitanti intorno alla Terra. una cosa ridicola.

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