PAPA FRANCESCO

Non ho simpatia per Papa Francesco. E questo è il dato sentimentale. Ma ai miei occhi non gli va meglio dal punto di vista intellettuale. E tuttavia qualcosa mi rende dubbioso. Tanto che finisco col pensare che ci sia un metodo, nel suo eccesso. Tutto potrebbe nascere non da una fede granitica e razionale – anche se fredda e ben poco consolante – come quella di Papa Ratzinger, ma da una fede volutamente ingenua, volutamente plebea, stavo per dire volutamente stracciona, e tutt’altro che intellettuale, al punto da discostarsi persino dalla struttura portante e immodificabile della Chiesa: la sua dottrina. Papa Francesco non può essere infantile, semplicista e corrivo al mainstream come appare. Ricordiamo che deve avere studiato; se è un gesuita, la dottrina della Chiesa deve conoscerla eccome, anche se a volte sembra averla dimenticata. Ed è proprio tutto questo che, come si diceva qui da principio, fa pensare che non ci sia tanto un metodo, nella sua follia, come avrebbe detto Polonio, quanto che ci sia una vecchia, ricorrente dottrina cristiana, che tante volte, in passato, si è tradotta in eresia: quella del rifiuto della Chiesa come organizzazione per un ritorno senza intermediari ai Vangeli e all’immagine che essi ci forniscono di Gesù. Per esempio, parlando con Fabio Fazio (già qui c’era l’esempio del bacio al lebbroso) dice che la sua apertura agli omosessuali gli è costata l’isolamento. Forse che lui ignorava la secolare, anzi millenaria dottrina della Chiesa, sull’omosessualità? Certo che no: ma – si sarà detto – se Gesù ha aperto alla Maddalena, chi sono io per non aprire a questi figli di Dio?
Tutta la sua vita da Papa si è svolta su questa falsariga di rigido ritorno alle origini, con totale rifiuto dell’intellettualità. Persino il parlare con tutti, lo spendere troppo la sua immagine, la sua immedesimazione con lo spirito del tempo, corrispondono ad una sorta di versione di vox populi vox Dei. Lui non è il capo dei teologi, lui è il capo di coloro che il prossimo lo amano, e lo abbracciano senza chiedergli che cosa pensa, che cosa fa, chi è. Nel suo atteggiamento si ritrova l’estremismo entusiastico che ha condotto tanti credenti al rogo, in passato. Solo che stavolta l’eretico siede sul trono di colui che gli eretici dovrebbe punirli e questo crea un conflitto insanabile. Mi chiedo se il suo successore cercherà di raccogliere le macerie di questo papato per ricostruire la Chiesa, o prenderà atto che la Chiesa cattolica ha concluso la sua lunga parabola, cedendo alla civiltà dell’immagine, al chiacchericcio dei social, alle mode del momento, fino ai deliri woke e alla fine del pensiero autonomo.
Ecco perché Francesco non è salvabile. Se qualcuno gli facesse notare quanto male ha fatto alla figura del Papa, forse non negherebbe nulla, direbbe soltanto che il primo a soffrirne è lui: ma aggiungerebbe che ha tenuto quel comportamento per amore di Gesù, e il dolore che ne ricava lo accoglie come un regalo da custodire con gratitudine. Questo Papa non ragiona come un uomo razionale, ma come un umile seguace di Francesco d’Assisi, quello che andò a visitare il Saladino, quello che era ricco e si fece povero, quello che non temeva di parlare invano, fino a parlare agli uccelli e ai lupi. Non ha preso quel nome per caso. Quel nome che nessun Papa aveva osato prendere prima di lui. Francesco a suo tempo fu un problema, per la Chiesa, cui essa riuscì a sopravvivere senza troppi danni. Oggi un Conclave composto di ciechi ha inviato un altro cieco a guidare il carro della Chiesa verso l’abisso.

PAPA FRANCESCOultima modifica: 2024-01-15T17:41:48+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “PAPA FRANCESCO

  1. Un papa disceso nell’agone politico
    Innumerevoli sono gli interventi di papa Francesco su questioni legate alla politica e alla gestione dello Stato; contravvenendo così al detto evangelico “Dare a Cesare quel che è di Cesare”. Questo papa sembra aver buttato alle ortiche le forme tradizionali e i solenni apparati evocanti la trascendenza, connaturati alla Chiesa. E ha intaccato, a detta di alcuni critici, la stessa dottrina della Chiesa.
    La Chiesa avrebbe molto da perdere se si trasformasse in una sorta di partito progressista o pseudo marxista. Potrebbe allora promettere non il paradiso nell’aldilà, ossia nei cieli, ma nell’aldiquà, ossia in terra.
    Questo Santo Padre che ha voluto ergersi, anzi abbassarsi, a politico. Grave errore il suo. La grande forza morale della dottrina cristiana, basata sull’amore e l’uguaglianza, e sulla promessa di una giustizia ultraterrena, rischia di uscire indebolita dall’attivismo di questo papa peronista-populista che sembra voler trasformare la dottrina cristiana in un programma sociopolitico.
    Scriveva Giuseppe Prezzolini: “La chiesa, secondo me, ha una funzione unica al mondo: quella di consolare gli uomini della loro infelicità e di confortarli con la sua facoltà di perdono.” Se la chiesa si addentra nella politica “si immerge nelle lotte della concupiscenza politica” e “rimarrà sempre sopraffatta dai partiti politici che non esiteranno a promettere di più”. E ancora “Temo che il concilio ecumenico abbia creato l’illusione di poter ricavare dal Vangelo un piano sociale, che nel Vangelo non c’è, e invece di corrispondere alla infelicità degli uomini si contenti di eccitare e carezzare i desideri materiali.”
    Sono concetti che Prezzolini espresse il 29 marzo 1966 durante l’udienza personale che ebbe con Paolo VI, e che sarebbe bene che qualcuno ripetesse a questo papa imbevuto di sociologia e di politica, e trasudante intolleranza nei confronti di quella nobile creazione umana che è lo Stato Nazione.

  2. Errata corrige: “Papa Francesco mi è ancor meno simpatico di quanto stia simpatico a Lei”. Non “meno simpatico di Lei”, che sembrava voler significare tutt’altro. Lei mi è simpatico e La stimo, anche quando capita che non siamo d’accordo.

  3. Papa Francesco mi è ancor meno simpatico di Lei. Il problema – e qui spesso mi scontro con tradizionalisti e sedevacantisti (che sostengono che l’attuale Papa occupi abusivamente il suo posto) – è che forse questa svolta era inevitabile.
    L’Occidente è, non da anni ma da decenni se non almeno da un secolo, scristianizzato. Ha perso potere politico. E forse Bergoglio cerca di raccattare per strada nuovi fedeli, anche stiracchiando la dottrina, nel caso.
    Dottrinalmente, sono d’accordo con Lei. Politicamente no. Temo che Bergoglio non avesse scelta.

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