LE DOMANDE SCOMODE NEL PROCESSO PENALE

Nel processo per stupro in cui è imputato anche il figlio di Beppe Grillo molta parte della stampa ha protestato per le domande indiscrete e brutali che sono state poste alla presunta vittima. Concordo anch’io che la buona creanza richiederebbe un po’ di garbo e di delicatezza, quando si devono chiedere certe cose, ma questo vale nei rapporti normali, non in un processo penale. Diversamente bisognerebbe dichiarare sconcio il fatto che, dovendo operare un uomo di idrocele, lo si corichi nudo, con i genitali al centro di tutte le luci e delle attenzione dei sei o sette sanitari, fra uomini e donne, intorno al tavolo operatorio. Il processo penale è analogo ad un’operazione chirurgica. Come in questa l’unica cosa che conta è la salute del malato, nel processo penale l’unica cosa che conta è l’accertamento della responsabilità dell’imputato: a qualunque costo, e non certo col limite del garbo o della privacy. Dunque tutte le proteste che si sono sentite in giro dimostrano soltanto una cosa: che chi ha protestato non è un penalista ma un incompetente.
Un processo per stupro è ovviamente una cosa delicata. E per questo, vista la materia trattata, è opportuno che esso si svolga a porte chiuse. Per non farne uno spettacolo pubblico cui la gente non è preparata e che danneggerebbe la vittima, sottoposta ad una curiosità indiscreta. Per la stessa ragione il verbale di udienza dovrebbe essere secretato. Se poi qualcuno (un avvocato, il cancelliere o persino un magistrato) viola il segreto d’ufficio, non è colpa del sistema e men che meno del codice di diritto processuale penale. Comunque nel processo bisogna assolutamente fare chiarezza. È ovvio che lo spettatore neutrale parteggi per la vittima ma ricordiamoci che, contrariamente a quanto pensano alcune fanatiche, se è vero che la maggior parte delle donne dicono la verità, quando denunciano uno stupro , è anche vero che esistono le mitomani e le calunniatrici. Quando insegnavo, una volta arrivò a scuola una supplente abbastanza carina, ma che ancheggiava in modo assurdo e quasi caricaturale, si vestiva in modo provocante e, incontrando tutti, sembrava ammiccare in modo sensuale. Tanto da essere, visivamente, un vero fenomeno per professori e liceali. Poi risultò che un collega. noto donnaiolo, l’aveva corteggiata, o molestata, o violentata, ed io ero molto preoccupato per lui. Poi i Carabinieri lo chiamarono ma solo per dirgli: «La conosciamo. Ogni tre per due denuncia qualcuno. Vada a casa tranquillo». E tuttavia, nel tempo del me too, in America, non so come sarebbe finita.
L’America è quel felice Paese in cui, qualche tempo fa (ma forse anche ora) delle donne che hanno conosciuto qualche attore o qualche politico importante, si sono ricordate vent’anni dopo di essere state violentate, e affermano che, dopo tanto tempo, sono ancora sotto shock e ne hanno riportato durevoli conseguenze sanitarie. Lì forse gli credono, in Italia (ancora per qualche tempo) c’è da sperare che le manderebbero al diavolo. Io da ventenne sono stato molestato, come si direbbe oggi, da un prete: era una cara persona, così per delicatezza ho fatto finta di non capire e l’ho compatito. Nessuna conseguenza psichica. Sono un insensibile, evidentemente.
Il senso di tutte queste considerazioni non che è bisogna assolvere gli stupratori, il senso è che non bisogna scandalizzarsi, in una vicenda penalmente rilevante. Bisogna contestualizzare, capire a fondo quanto è avvenuto, per poi condannare, se è il caso, sine ira ac studio. I processi penali sono per loro natura brutali. Come sono brutali i delitti e sono più seri di quanto la gente creda. Le simpatie e le antipatie non sono ammesse.
L’abuso che si fa negli Stati Uniti di parole come rape (stupro) e molestie sessuali grida vendetta dinanzi all’Altissimo. Un uomo deve poter far capire ad una donna che la desidera sessualmente come una donna può far capire ad un uomo che lo desidera sessualmente. La controparte può dire di sì o dire di no, e finisce lì. Non ci possono essere, non ci devono essere reati di moda. Come il femminicidio (parola orribile) oggi. I reati, soprattutto quelli contro la persona, sono gravissimi sempre, e sempre vanno perseguiti, implacabilmente. Le mode lasciamole ai rotocalchi.

LE DOMANDE SCOMODE NEL PROCESSO PENALEultima modifica: 2024-01-01T17:30:15+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “LE DOMANDE SCOMODE NEL PROCESSO PENALE

  1. Anche io ho trovato surreale lo stupore e la stigmatizzazione per le domande poste alla parte lesa nel processo al figlio di Grillo. Come se un processo non dovesse appurare i fatti, ma ratificare quanto dichiara la presunta vittima.
    Mi sembra che la superficialità stia dilagando a tutto campo: tutti, giornalisti compresi, dicono e scrivono la prima cosa che viene loro in mente. Senza approfondire e senza fermarsi un attimo a riflettere. Probabilmente una delle cause è la grande quantità di stimoli ed informazioni sommarie alla quale siamo sottoposti nell’era digitale, che non lasciano spazio e tempo che per reazioni estemporanee. In aggiunta alla vox populi che con i social network ha un potere ed un’influenza mai vista prima.

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