CHI AMA IL POPOLO PALESTINESE

Oggi si parla molto, come è naturale, della guerra a Gaza e forse val la pena di chiedersi con chi abbiamo a che fare.
Gaza è un territorio striminzito, una fascia (Striscia, Strip in inglese) lunga una quarantina di chilometri e in qualche punto larga soltanto sette. E tuttavia ha una popolazione relativamente enorme. Parliamo di oltre due milioni di abitanti, cosa che si traduce in una densità spaventosa per chilometro quadrato. Ora uno comprenderebbe una tale densità se in un dato luogo si vivesse bene e si avessero grandi opportunità economiche: si pensi a Manhattan. Ma si può dire lo stesso di Gaza? Francamente no.
Innanzi tutto il territorio è totalmente privo di acqua potabile: la importa da Israele o deve dissalare il mare. Non ha sufficienti centrali elettriche e importa anche la corrente. Inoltre le sue centrali elettriche (insufficienti) vanno col carburante e se, in occasione di una guerra, i suoi confini sono sigillati, non arriva più carburante, e dunque né corrente elettrica né acqua dissalata. Belle prospettive.
Inoltre Gaza non dispone di risorse naturali. Neanche dal punto di vista agricolo. Infatti non produce certo ciò che sarebbe necessario ad una popolazione così numerosa. Prima del 2005 a Gaza c’erano dei coloni ebrei che producevano molto con le serre, ma quando Israele li convinse a sloggiare, i gazawi, in odio agli ebrei, invece di continuare la produzione, distrussero le fattorie e le serre. Dei furbastri, veramente.
Comunque, ecco che uno si pone la domanda. Come sopravvive questo mini-pseudo-Stato? E qui cominciano i paradossi. Secondo Wikipedia in inglese, diciotto anni fa la Striscia ricavava il suo reddito per la sopravvivenza dall’aiuto umanitario per l’ottanta per cento. Insomma per l’ottanta per cento viveva di carità. Inoltre i beni che comprava (con i soldi avuti in regalo) li comprava soprattutto da Israele. Ora come può un simile lillipuziano formicaio inimicarsi il buon cuore internazionale commettendo orrendi crimini come quelli del 7 ottobre 2023, che come metodi hanno fatto impallidire la Gestapo e i campi di sterminio? Con questo comportamento non gli è andata male come avrebbero meritato soltanto perché il mondo è più antisemita di quanto sia morale.
Ma non basta. Lasciamo da parte la morale e, per scendere al livello di Hamas, chiediamo: non per umanità, non per seguire il Diritto Internazionale Umanitario, come lo chiamano ora, ma per semplice buon senso, perché dare un feroce pizzicotto a chi vi tiene per le palle con mano di ferro? Fra l’altro, ammesso che Gaza fosse colma d’oro, se Israele chiude tutte le frontiere, i rubinetti e la corrente elettrica, poi i gazawi che cosa berrebbero, oro fuso?
Come può Gaza dichiarare guerra ad Israele (è ciò che ha fatto tecnicamente il 7 ottobre, chi non ci crede si informi) se dipende da Israele per vivere? Questo si chiama segare il ramo su cui si è seduti. Nel momento in cui manifesti pubblicamente il tuo desiderio di fare morire fino all’ultimo uomo la popolazione del Paese nemico, non lo autorizzi a far morire fino all’ultimo uomo il tuo popolo? Come potrai pretendere che ti aiuti a non morire, fornendoti di che vivere, o permettendo che qualcun altro te lo dia? Hai dimenticato che le privazioni, inclusa la morte per fame, sono una delle armi di cui ci si serve da sempre, dall’alba dei tempi, per indurre il nemico ad arrendersi? Fino a rovesciare, per poterlo fare, il potere che lo domina? E che in questo caso ha dichiarato la più autolesionistica guerra della storia?
La verità è che Gaza non batte soltanto il campionato mondiale della stoltezza, ma anche quello della criminalità demenziale. Ammettiamo che i gazawi siano così ignoranti e così irriflessivi da avere bevuto per anni la propaganda di odio loro somministrata dai loro capi, inclusi quelli dell’Olp: non dimentichiamo che Arafat era un terrorista. Ma questo non spiega il comportamento dei dirigenti di Hamas. Loro non potevano ignorare i semplici dati appena riportati. E allora perché è stata perpetrata la più grande spedizione terroristica che si ricordi, almeno come stile? O non pensavano a quanto massiccia sarebbe potuta essere la reazione di Israele, e con questo avrebbero dimostrato di non conoscere la storia, nemmeno quella recentissima; oppure speravano che accadesse ciò che è accaduto: che gli abitanti di Gaza soffrissero le pene dell’inferno per poter dire: “Avete visto quanto sono cattivi gli ebrei?” Perché, come suona un famoso detto francese, che adattiamo alla situazione: “Le juif est un animal très méchant, quand on l’attaque, il se défend”, l’ebreo è un animale estremamente cattivo, quando l’attaccano si difende.
Qualcuno dirà che questo piano è troppo orribile per essere credibile. E si sbaglierà. Infatti lo ha sbandierato il massimo capo di Hamas, Ismail Haniyeh, che, parlando alla televisione del Qatar il 28 ottobre 2023, dal suo comodo albergo a sette stelle, ha detto, a nome proprio e dei suoi accoliti, “Abbiamo bisogno del sangue delle donne, dei bambini e degli anziani per risvegliare dentro di noi lo spirito rivoluzionario… per spingerci ad andare avanti”. Insomma per lui a Gaza più ne muoiono, meglio è. Ecco con chi Israele ha da fare. Ecco chi, secondo le nostre piazze, difende il popolo palestinese.

CHI AMA IL POPOLO PALESTINESEultima modifica: 2023-11-01T11:24:14+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “CHI AMA IL POPOLO PALESTINESE

  1. Parliamo sempre e (quasi) solo di Hamas, come se Hamas fosse l’unico colpevole, uccisore di israeliani e despota in Gaza contro il volere degli stessi palestinesi. Putroppo le cose non sono cosi’ semplici. La maggioranza dei palestinesi e’ in favore di Hamas.

    Un articolo di oggi di World Israel News:
    https://worldisraelnews.com/how-many-gazans-support-terror-attacks-on-israeli-civilians/?utm

    Per chi non fosse familiare con l’inglese, ecco la traduzione italiana:

    I sondaggi mostrano che un’ampia maggioranza di palestinesi a Gaza, e una maggioranza più ristretta in Giudea e Samaria, sostengono gli attacchi violenti contro i civili israeliani all’interno di Israele.

    Di David Rosenberg, World Israel News

    Secondo diversi recenti sondaggi, un’ampia maggioranza degli arabi palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza governata da Hamas sostiene almeno un’organizzazione terroristica e sostiene attacchi violenti contro i civili ebrei israeliani che vivevano all’interno della Striscia prima del 1967.

    Dopo lo scoppio della guerra tra Hamas e Israele il 7 ottobre, i danni collaterali nella Striscia di Gaza governata da Hamas e le critiche internazionali alla campagna aerea israeliana nell’enclave costiera hanno riacceso dibattiti a lungo cocenti sull’atteggiamento palestinese della popolazione generale nei confronti del terrorismo e specifici gruppi terroristici.

    Mentre i palestinesi hanno dato alla lista parlamentare “Cambiamento e riforma” dell’organizzazione terroristica Hamas la maggioranza nelle elezioni legislative dell’Autorità Palestinese del 2006, con il 44,5% dei voti popolari, il sostegno all’organizzazione è andato e scemando negli ultimi 17 anni, con la fazione islamista godendo costantemente di un sostegno più ampio nella Striscia di Gaza che in Giudea e Samaria.
    Recenti sondaggi sia nella Striscia di Gaza che in Giudea e Samaria, condotti due mesi prima dell’invasione del 7 ottobre nel sud-ovest di Israele, mostrano che il sostegno ad Hamas a Gaza rimane piuttosto forte, con il 58% degli abitanti di Gaza che ha un’opinione positiva del gruppo.

    E anche il sostegno ad altri gruppi terroristici è molto più elevato nella Striscia, con il 71% degli abitanti di Gaza che ha un’opinione positiva del gruppo palestinese della Jihad islamica, il 61% che ha un’opinione positiva dell’organizzazione terroristica Brigate Nasser Salah al-Din e il 64% che ha affermato di avere un’opinione positiva della fazione al potere dell’Autorità Palestinese di Fatah, mentre il 74% aveva un’opinione positiva della Fossa dei Leoni, un gruppo terroristico islamico relativamente nuovo stabilito in Samaria.

    Il sondaggio, condotto dal Centro Palestinese per l’Opinione Pubblica per conto del Washington Institute, ha rilevato che solo il 24% degli abitanti di Gaza afferma di avere una visione negativa della Fossa dei Leoni.

    Secondo un secondo sondaggio, condotto dal Centro palestinese per la politica e la ricerca sul sondaggio dal 6 al 9 settembre, quasi due terzi degli abitanti di Gaza sono favorevoli al ritorno all’“Intifada armata e agli scontri” contro Israele.

    Tra gli abitanti di Gaza, il 63% ha dichiarato di sostenere una nuova Intifada, rispetto al 58% degli arabi in Giudea e Samaria, mentre il 37% degli abitanti di Gaza e il 41% dei palestinesi di Giudea e Samaria si sono opposti a una nuova Intifada.

    Tuttavia, tra gli abitanti di Gaza, il sostegno agli attacchi terroristici “contro i civili israeliani all’interno” è stato maggiore rispetto al sostegno ad una nuova Intifada.

    Il 67% degli abitanti di Gaza ha affermato di appoggiare gli attacchi armati contro i civili israeliani, rispetto a solo il 33% che ha affermato di opporsi a tali attacchi.

  2. Infatti io non volevo spostare manco di un millimetro l’esigenza di Israele di condurre questa guerra fino in fondo: poiché l’obiettivo di Hamas (e non solo) è la distruzione completa di Israele, questa può solo cercare di distruggere Hamas. Nessuno può scendere a patti con chi lo vuole annientare.

  3. grazie per la dotta e corretta spiegazione che però non sposta di un centimetro l’esigenza di Israele di condurre una guerra, si spera definitiva contro i terroristi suicidi di Hamas: tutti quelli che sono entrati in Israele sono stati eliminati, purtroppo in ritardo di alcune ora, ma i più sono morti e alcuni sono prigionieri.
    Sono disperati, hanno preparato la mattanza ma non hanno stretto accordi, si sono fatti esplodere sperando, come al solito … On s’engage et puis… on voit
    Ma come negli altri attentati, nessuno degli arabi si muove, se non a parole
    Forse è la volta buona che Israele può raggiungere un risultato, se non la bloccano le anime belle e sinistre occidentali

  4. La motivazione di Hamas sta nella dār al-Islām, cioè “Casa dell’Islam”, termine con cui la cultura (e la giurisprudenza!) islamica identifica i territori che sono stati sottoposti all’Islam. La teoria islamica della ripartizione territoriale del pianeta, partendo dall’assunto che l’obiettivo dell’Islam sia dominarlo interamente, suddivide il mondo in dār al-Islām e dār al-ḥarb (“Dimora della guerra”).
    Nella dār al-Islām hanno diritto di vivere e operare solo i musulmani e, con diverse limitazioni (divieto di proselitismo e di erigere nuove chiese), gli appartenenti alle religioni monoteiste. Tutta la Palestina, geograficamente intesa, è considerata dār al-Islām.
    Da quanto sopra deriva la certezza di Hamas, e non solo, che si debba distruggere lo stato di Israele, che sta occupando “abusivamente” una porzione della loro “casa”. Ecco perché si considerano dei “liberatori” (come anche fanno molti occidentali stolti): hanno dato inizio a questa guerra convinti di trascinarvi tutti i Paesi islamici dell’area, nonché l’Iran.
    Speriamo che gli vada male anche stavolta!

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