LOGICA DI PACE, LOGICA DI GUERRA

In questi giorni viviamo immersi in un esempio mondiale di double standard. Da un lato la logica di pace, di diritto, di moralità; dall’altro la logica di guerra, nel suo nudo e brutale pragmatismo. Sono due logiche non comunicanti. I non belligeranti non capiscono la guerra e i protagonisti, soprattutto i capi militari, non si abbassano a discutere con i pacifisti o comunque con i non coinvolti (da ora in poi sinteticamente chiamati gli ingenui temerari). Sanno per certo che quelli non capiscono niente, nemmeno se qualcuno tenta di spiegarglielo.
Notizia di oggi: gli aerei israeliani hanno bombardato un complesso sotterraneo appartenente ad Hamas nella moschea di Al-Ansar, a Jenin, in Cisgiordania. Gli ingenui temerari commenterebbero la notizia con le parole: “Vedete, gli israeliani non rispettano nemmeno i luoghi sacri”. E invece, se non fossero ingenui temerari, penserebbero che una bomba d’aeroplano costa eccome e non la si spreca per un luogo di culto senza nessun vantaggio bellico. Infatti Gerusalemme afferma credibilmente di aver colpito “un complesso sotterraneo appartenente ad Hamas nella moschea di Al-Ansar, perché vi erano contenuti armi ed esplosivi”. Non volete che siano toccati i luoghi sacri? Non usateli come depositi di armi e munizioni. Non volete che siano uccisi civili? Non usateli come scudi umani. Perché se scopro che bari, ti tratto da baro. E le conseguenze sono colpa tua, non mia. Questo potrebbero dire i comandi israeliani, ma nemmeno lo dicono. Infatti i capi palestinesi sanno che è vero, e gli ingenui temerari non ci crederebbero. Ma essi influiscono sulle sorti del confronto quanto influiscono gli spettatori di una partita di calcio, alla televisione.
Gaza, per attrarre le simpatie che vanno al previsto perdente (all’underdog) lamenta che il 42% di tutte le case della Striscia sono state distrutte o danneggiate. Infatti Israele ha un esercito e Gaza no. Ma chi gliel’ha fatto fare di dichiarare guerra a Israele, arrivando perfino a sparare razzi anche in questo momento? Se prendi a pugni un campione di pugilato e quello ti mette k.o., chi è il colpevole della cosa? E non lo sai che gli ingenui temerari ti sosterranno soltanto a parole? La gente si commuove dinanzi agli edifici distrutti; gli israeliani distinguono soltanto gli obiettivi colpiti e quelli mancati. Se un capo terrorista non vuole che sia uccisa la sua famiglia e gli altri abitanti della casa, non si nasconda fra i civili.
Sempre secondo Gaza, gli sfollati sono 1.400.000. Se la cifra è vera, i due terzi degli abitanti (2.100.000 circa): un’enormità. Ma non c’è da stupirsi: la guerra – secondo Clausewitz – ha lo scopo di convincere un altro Paese a fare o non fare qualcosa, vincendolo in battaglia o rendendogli impossibile la vita. Al popolo nemico si dice: “Siete infelici? Dite ai vostri capi di dichiarare la resa”. E se i capi non lo fanno, significa che a loro non importa niente del popolo. Nel 1944-45 gli inglesi avrebbero potuto dire ai tedeschi: “Della vostra vita non importa nulla, a Hitler. Ma chi l’ha mandato al potere, se non voi? E forse che non lo applaudivate, quando aveva quasi conquistato l’intera Europa?”
C’è poi il pericolo della cosiddetta escalation. Gli ingenui temerari vorrebbero che Israele smettesse di bombardare Gaza, rinunciasse ad invaderla, la nutrisse, la rifornisse d’acqua e d’elettricità; inoltre che non rispondesse al fuoco degli Hezbollah e alle minacce dell’Iran. Invece che cosa fanno Israele e gli Stati Uniti per evitare l’escalation? Israele non solo bombarda gli Hezbollah, ma minaccia l’intero Libano. Inoltre bombarda le basi iraniane in Siria, in particolare a Damasco e ad Aleppo. Infine – notizia di oggi – minaccia direttamente l’Iran e gli americani schierano due portaerei e possenti difese antimissile. Ecco come si risponde alla minaccia di un’escalation. Non dicendo: “Sii buono, non attaccarmi, e per darti il buon esempio mi arrendo io”, ma: “Attaccami e vedrai quello che ti succede”. Mentre gli ingenui temerari pontificano da tutti i giornali e da tutti i talk show del pianeta. Ma non contano. Loro sono fuori dalla realtà, ma non lo sono gli Stati Maggiori dei Paesi da cui parlano. Parlare sì, tirare fuori le castagne dal fuoco no.
Israele rimane inoltre intenzionata ad invadere Gaza nonostante – scrive l’Ansa – “alcune pressioni internazionali per un contenimento della reazione israeliana”. Ma l’unico contenimento, in una guerra, è quello dato dalla realtà. Si deve spingere l’azione fin dove conviene, e smetterla quando non conviene. E questo ciascun Paese lo decide per sé: le parole dei terzi non pesano nulla. Come non valgono nulla le parole del Papa. A parte il fatto che Israele è laica, e casomai sarebbe ebrea, essa potrebbe chiedere, come Stalin: “Quante divisioni ha il Papa?”
Infine gli ostaggi. Ad Israele premono moltissimo, ma la loro esistenza non cambierà nessuna delle decisioni fondamentali del Paese. Certo non si arrenderà per salvarli. Si farà il possibile, e il possibile è quasi nulla: ma la guerra è un’altra cosa.
Infine, per tornare all’Italia, persino una donna intelligente come la nostra Presidente del Consiglio ha perso una buona occasione per stare zitta. Ha detto: “La reazione di uno Stato non può e non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta”. E perché no? A parte il fatto che la propria vendetta ognuno la chiama giustizia, perché una nazione dovrebbe subire senza ricambiare, se possibile col sovrappeso? Il codice penale considera legittima difesa quella di una donna che uccide l’uomo che voleva violentarla, perché i valori dell’aggredito valgono più di quelli dell’aggressore.
Ma non c’è speranza. Il mondo ha due logiche, quella di pace e quella di guerra. La più facile da capire è quella di pace, e infatti gli ingenui temerari capiscono soltanto quella.

LOGICA DI PACE, LOGICA DI GUERRAultima modifica: 2023-10-23T15:16:05+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “LOGICA DI PACE, LOGICA DI GUERRA

  1. Roberto, non ci hanno pensato perché gli ebrei erano odiati in Germania, in Polonia, in Ucraina, in Russia, in Romania. Quindi la cosa migliore e più logica era parsa mandarli da tutt’altra parte, fuori dall’Europa.

  2. @Roberto S.
    Peccato che Eretz Yisrael fu promessa da Dio ai discendenti di Abramo attraverso suo figlio Isacco e agli Israeliti, discendenti di Giacobbe, nipote di Abramo.
    Mica pizza e fichi, Roberto. Quella terra, compare nella Bibbia (Genesi) e nel Tanakh; altro che Länder germanici.

  3. Ma anche un “Quaderni Palestinesi”, in https://drive.google.com/file/d/1K6t0byRXOCft1_Pc–eCCq0yoSa0oyNt
    potrebbe essere utile; solo che è lungo…
    Una domanda (certo cretina): ma, visto che era stata la Germania la maggiore responsabile dello sterminio ebreo, come “riparazione” non poteva essere la Germania, in prima istanza, a concedere (venendone costretta, ovvio) ai sopravvissuti un proprio Land? Solo in caso di loro netto e fermo diniego si poteva offrire l’alternativa poi avanzata, naturalmente da gestire in modo un po’ diverso. Chissà com’è nessuno c’ha pensato.

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