LA STIMA DELL’INCOMPETENZA

di Dino Panigra

Che si possa avere stima per l’incompetenza è un assurdo. Nessuno sarebbe contento, dopo aver chiamato un idraulico, di sentirsi dire: “Io questo guasto non lo so riparare. Chiami un idraulico competente”. Soprattutto pensate a quest’altra risposta: “Lo so che non sono riuscito a curare suo figlio ed è morto, ma che vuol farci, io sono un medico incompetente”. Tutto ciò significa che la stima dell’incompetenza non esiste. O esiste soltanto quando non entrano in gioco i nostri interessi. E soprattutto quando si parla nel vago. A vanvera.
Storicamente, per quanto ne so, questa idea balorda è stata lanciata da Beppe Grillo. La tesi era: “I politici sono degli incapaci o dei corrotti e per questo le cose vanno male. Se al potere andassero persone oneste e di buon senso, anche senza essere competenti, governerebbero meglio”. Ovviamente è una sciocchezza. Se è necessario avere una certa capacità imprenditoriale per gestire una macelleria, non si vede perché dovrebbe essere più facile dirigere un grande Paese come l’Italia. Ma Beppe Grillo ha avuto un folgorante successo e dunque bisogna cercare di capire perché.
Se qualcuno dicesse che nell’esercito bisognerebbe abolire i gradi e il dovere dell’obbedienza, chi potrebbe essere d’accordo? I soldati semplici, ovviamente. Nello stesso modo la squalifica della competenza è un balsamo per chi non è competente. Per lui infatti rappresenta una giustificazione e un’assoluzione. Nel caso dei “grillini” addirittura una buona ragione per divenire deputati o senatori.
Il sostegno alla tesi che “uno vale uno” e “basta l’onestà” deriva semplicemente dall’istinto di autodifesa del minus habens che con essa si sente autorizzato a dire al luminare: “Tu non vali più di me”. Anche se, quando poi un familiare è seriamente malato, è disposto a versargli una barca di soldi per una visita. Ma che c’entra, quella è la vita reale.
Oltre a queste ragioni possiamo indicare il piacevole sentimento del potere, nel momento in cui ci si accorge di essere la maggioranza vincente. Per riprendere l’esempio dei soldati: stabilita l’uguaglianza di tutti i militari, i soldati non soltanto sono equiparati agli ufficiali, ma sono superiori a loro in quanto maggioranza. Siamo in democrazia, no? E per conseguenza gli spetta il comando. Magari collegiale, ma sempre comando. Ed anche i posti e i privilegi che prima erano riservati a quegli altri.
Nel caso italiano, queste idee deliranti sono state confermate dai demagoghi, come sempre alla ricerca di uno slogan facile che faccia presa nei cervelli più semplici. Lo stesso Beppe Grillo, comico danaroso e di successo, ha fatto credere ai popolani di essere uno di loro, e che anche loro meritavano il successo e i soldi che aveva lui. Lui almeno li divertiva, mentre tanti papaveri, tanti professionisti, tanti imprenditori e via dicendo, quei vantaggi li avevano senza meritarli. Uno vale uno. E così – come ha insegnato George Orwell nella “Fattoria degli Animali” – la loro nuova classe dirigente, composta di gente qualunque, si è trovata ad incassare stipendi da deputato, da senatore o da ministro, senza essere in grado di esercitare quelle funzioni. Come i porci di Orwell, in un mondo di “uguali”, i “grillini” erano “più uguali degli altri”.
Non dico che alcuni di loro non facessero del loro meglio: ma – siamo sinceri – anche ad essere in buona fede, come potevano non far danni? Con tutta la buona volontà, un infermiere può essere più bravo di un chirurgo? Come ha detto Benedetto Croce, in politica l’onestà non serve a niente. In politica l’onestà è essere capaci di guidare bene lo Stato.
Ma questo è ormai il passato. Oggi questa marea si sta ritirando, fino ad essere residuale. Anche se un insopportabile Giuseppe Conte cerca di tenerla in vita col massaggio cardiaco della demagogia scatenata. Ma per anni essa è sembrata seriamente irresistibile: come la stupidità.
La molla principale di un certo scontento è l’invidia. Se non è invidioso, un professionista è affascinato da un genio internazionale: considera una fortuna e un piacere incontrarlo, ascoltarlo e imparare qualcosa. Chi vale sul serio subisce il fascino irresistibile di chi ne sa ancora di più. Viceversa molta gente non conosce il piacere dell’ammirazione. E si comprende. A loro la realtà dice ogni giorno che sono degli inferiori. E lo sono realmente: non perché sanno di meno, ma perché sono invidiosi.
Gli sciocchi non capiscono che tutti siamo inferiori agli altri in qualcosa: non è che Einstein fosse bello come Marilyn Monroe. Ma tutti abbiamo il diritto di vivere e vivremo piacevolmente se siamo amabili.

LA STIMA DELL’INCOMPETENZAultima modifica: 2023-09-06T13:38:40+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “LA STIMA DELL’INCOMPETENZA

  1. Caro Marino,
    credo lei confonda incompetenza e cattiva politica. Il bonus del 110% è incompetenza, il debito pubblico è cattiva politica.
    Poi lei potrà anche dirmi che la cattiva politica (cioè sbagliare sapendo di sbagliare) è anche peggio dell’incompetenza, moralmente, e di questo si potrebbe discutere.

  2. Ma su questo non c’è dubbio. Però, come giustamente Lei dice, a maggior ragione se la soluzione è nel manico, occorrerebbe un movimento politico che proponga questi temi, attraverso per esempio concrete modifiche costituzionali. Cosa che implica, come è facilmente comprensibile, che si metta in discussione la stessa classe dirigente dei cui sfasci il Movimento 5 Stelle è stata la risposta scomposta.
    Quello che voglio dire, in sintesi, è che non è che se il Movimento 5 Stelle è popolato da incompetenti, prima di loro il paese non avesse gravissimi problemi anche di incompetenza.
    Basti pensare al debito pubblico fuori controllo, tanto per farle un esempio.

  3. Quando un problema – -come l’immigrazione o la sporcizia di Roma – si perpetua per decenni, senza che nessuno trovi una soluzione, è segno che il difetto è nel manico. Cioè non si vogliono assolutamente adottare i provvedimenti che quei problemi potrebbero risolverli. E a questo punto cambiare sindaco – o ministro del ramo – non serve a niente.
    L’Italia mi ricorda certe persone – come un caro amico che ne è morto – che fanno di tutto per evitare l’operazione chirurgica, di cui hanno terrore, e poi muoiono del male che non hanno avuto il coraggio di curare.

  4. Il punto è a mio avviso un po’ più articolato e proverò a spiegarglielo in breve.
    Quando Lei sostiene che i grillini sono incompetenti, dice un’ovvietà, non per questo falsa. Il fatto è che i cosiddetti competenti tutto hanno mostrato di essere, fuorché competenti. Ed è qui che è intervenuta la demagogia grillina di pensare che ad un medico incompetente ma serioso si potesse rimediare con un infermiere spiritoso ma incompetente e non, invece, con un altro medico però competente e possibilmente, in una democrazia, capace di saper proporre il proprio punto di vista senza umiliare gli altri.
    Prenda il caso di Roma. Virginia Raggi ha mantenuto le sue promesse: prometteva di essere un’incompetente e incompetente si è rivelata. Ma il fatto è che l’enorme debito di Roma non l’ha fatto lei e, anche dopo di lei, quel debito è peggiorato. Così, la Raggi ha amministrato male. Ma quelli di prima e quelli di dopo non hanno cambiato le cose.
    Così, venendo al suo discorso – e voglia perdonarmi, in questo salotto buono, l’accostamento prosaico che sto per farle – si potrebbe paragonare il grillismo ad una forma di parassitismo coprofago. In sostanza, si nutre dello sterco della politica. Rimane una nociva reazione da parte della politica, a fenomeni negativi precedenti.

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