DELLA LOGGIA – SE AVETE TEMPO DA PERDERE

Cari amici,
soltanto se avete tempo da perdere. Ieri Ernesto Galli Della Loggia ha scritto un articolo tanto lungo e tanto difficile che, a prima lettura, non l’ho capito. Provateci voi se volete: eccolo. Le mie osservazioni (quattro parole) le trovate alla fine.
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Difendo l’idea di natura
Conservatorismo
Il principale problema politico dei conservatori è quello che pur essendo critici dello spirito dei tempi devono curare di non apparire dei reazionari (cioè come puri e semplici nostalgici del «buon tempo antico»). Il che può essere niente affatto facile. Oggi però, a differenza che per il passato, una posizione conservatrice può contare da questo punto di vista su un vantaggio importante: davanti a sé, infatti, essa non ha come una volta l’illuminismo, il liberalismo o il socialismo, cioè una qualche grande prospettiva in un avvenire migliore, una qualche promessa generale di riscatto e di felicità, una speranza per l’umanità tutta. Davanti a sé oggi ha il «progressismo» (mai denominazione apparve più sgangheratamente generica), che concepisce un solo tipo di progresso – quello scientifico tecnico -, che al posto della libertà sembra perseguire solo il più banale «liberi tutti», e che in sostanza gioca ogni sua posta su un unico tableau: quello dell’umanità occidentale, perlopiù bianca, libera e benestante.
Non a caso da tempo un tale progressismo non è più la naturale ideologia dei socialmente sfavoriti (i quali anzi spesso costituiscono il nerbo del cosiddetto populismo). Non lo è sia perché in realtà esso non sa o non si cura di offrire alcuna ricetta sociale forte, e sia per una ragione più profonda e più importante. Perché oggi il progressismo sottintende una rivoluzione antropologico-culturale che mira a delegittimare alcune strutture profonde del sentire comune.
q uel sentire comune sul quale si è costruita e continua ad essere costruita l’esperienza di vita della grande maggioranza delle persone. A differenza, insomma, delle precedenti ideologie di progresso, le quali miravano innanzi tutto a trasformare i rapporti sociali e politici, il progressismo attuale mira a qualcosa di completamente diverso: a sovvertire innanzi tutto il mondo dei valori e i rapporti personali tra gli individui.
Lo sta facendo prendendo di mira due caposaldi di quello che potrebbe chiamarsi il pensiero corrente, l’opinione dei più, che fino a pochissimo tempo fa ancora bene o male servivano a definire culturalmente l’universo dell’Occidente: l’idea di natura e l’idea di storia.
Secondo il punto di vista progressista che tiene oggi il campo la natura esisterebbe ormai solo come qualcosa da superare, un limite arcaico da gettarci dietro le spalle: concettualmente e se possibile praticamente. Praticamente grazie al dispositivo congiunto della scienza e della tecnica, a proposito del quale guai a chiedersi se alla nostra umanità convenga davvero sempre e comunque fare ciò che in teoria la scienza consentirebbe di fare. In specie se si tratta di ampliare il raggio delle nostre potenzialità fisiche o di introdurre di continuo nella vita umana dosi sempre nuove e sempre più sofisticate di artificialità meccanizzata. Concettualmente invece il progressismo mira a eliminare l’idea che i comportamenti umani elementari nonché gli stati psico-emotivi e i rapporti interindividuali che li caratterizzano (la bipolarità di genere e l’accoppiamento, la genitorialità, il legame dei gruppi primari) abbiano un qualsiasi fondamento nella natura. Sostenendo che in questo ambito, viceversa, ogni cosa sarebbe frutto di convenzioni o di abitudini consolidatesi nel corso del tempo, un puro e semplice «prodotto della società» e quindi, come tale, modificabile o cancellabile a piacere.
Minando l’idea che nei comportamenti sociali e nei rapporti degli esseri umani tra di loro vi sia qualcosa che possa dirsi davvero «naturale» e in questo senso «normale», il progressismo odierno getta le basi per il soggettivismo più radicale. L’individuo diviene di fatto la misura di tutte le cose {ciò di cui via via anche i codici hanno preso atto ampliando sempre di più la sfera dei diritti personali). In tal modo nell’universo progressista il «noi», qualunque «noi», vacilla e tende a dissolversi. Esiste unicamente l’individuo solo e davanti a lui, onnipotente, la ramificata struttura della tecnoscienza.
Tanto più definitiva diviene poi questa solitudine in quanto essa si estende pure al passato. Come ho detto all’inizio anche la storia infatti – origine prima della tradizione – tende ad essere via via scalzata dal panorama sociale. Dopo la natura, infatti, è la storia {nella narrazione occidentale così connessa all’idea di natura umana) l’obiettivo principe del progressismo. La storia: così feroce, così turgida di sentimenti estremi, tanto spesso così ingiusta. in particolare proprio ciò che la rende invisa all’ottica progressista la quale, per l’appunto, si fa un punto d’onore nell’additare la moltitudine di violazioni dei diritti umani che costellano le sue vicende e nel comminare grottesche condanne retrospettive alle guerre, alla schiavitù e a quant’altro. Ma al di là di questo ridicolo esercizio di moralismo è la dimensione complessiva della storia che il progressismo considera a sé estranea se non ostile. Perché rivolgere la propria attenzione al passato, magari considerarlo in qualche modo fonte d’ispirazione, contrasta troppo clamorosamente con il suo scopo: guardare solo e sempre avanti perché da lì solo può venire la felicità, lì solo è ciò che è nuovo e buono, il progresso appunto.
È questa inedita condizione del nostro tempo appena tratteggiata che pone il punto di vista conservatore, a me pare, in una condizione anch’essa del tutto nuova rispetto al passato. L’illuminismo, il liberalismo, il socialismo rappresentavano dei mondi morali, contenevano in sé degli ideali di vita individuale e sociale carichi di elementi positivi e di suggestioni, nei loro auspicio erano anticipatori di un’umanità migliore. Di fronte ad essi una posizione conservatrice era fatalmente condannata ad apparire retrograda, reazionaria: perché in buona parte realmente lo era.
Oggi però le cose stanno ben diversamente. Oggi opporsi al progressismo – in questo senso essere conservatori – ha poco del reazionario ma assai di più incarna una posizione di cautela e di dubbio necessari di fronte agli applausi scroscianti pronti a levarsi dappertutto verso il sempre nuovo, verso l’irrisione o la distruzione di quanto non lo è. Oggi una posizione conservatrice ha paradossalmente quasi la funzione di un «katéchon», di qualcosa che trattiene da una deriva potenzialmente fuori dall’umano. Non è un restar fermi e tento meno un voler tornare indietro: si tratta solo di capire bene dove si sta andando.
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Provo prima a dire che cosa ho capito. Della Loggia sostiene che oggi “una posizione conservatrice” non si contrappone all’“illuminismo, al liberalismo o al socialismo” (grandi ideali) ma ad un avversario molto più scadente: il progressismo. E per progresso concepisce soltanto quello scientifico, “che al posto della libertà sembra perseguire solo il più banale «liberi tutti»”. Forse l’autore intende libertà da un lato e licenza dall’altro.
Poi Della Loggia continua attribuendo al progressismo – personificandolo come un dio malefico – le peggiori intenzioni. Esso “non si cura di offrire alcuna ricetta sociale forte” ma “mira a delegittimare alcune strutture profonde del sentire comune”. Cioè “a sovvertire il mondo dei valori e i rapporti personali tra gli individui”. “L’idea di natura e l’idea di storia”.
“La natura esisterebbe ormai solo come qualcosa da superare. “Guai a chiedersi se alla nostra umanità convenga davvero sempre e comunque fare ciò che in teoria la scienza consentirebbe di fare”. Si vuole soltanto “Introdurre di continuo nella vita umana dosi sempre nuove e sempre più sofisticate di artificialità meccanizzata”. “Concettualmente invece il progressismo mira a eliminare l’idea che i comportamenti umani elementari nonché gli stati psico-emotivi e i rapporti interindividuali che li caratterizzano (la bipolarità di genere e l’accoppiamento, la genitorialità, il legame dei gruppi primari) abbiano un qualsiasi fondamento nella natura. Sostenendo che in questo ambito, viceversa, ogni cosa sarebbe frutto di convenzioni o di abitudini consolidatesi nel corso del tempo, un puro e semplice «prodotto della società» e quindi, come tale, modificabile o cancellabile a piacere”.
“Il progressismo odierno getta le basi per il soggettivismo più radicale”. “Il «noi», qualunque «noi», vacilla e tende a dissolversi. Esiste unicamente l’individuo solo e davanti a lui, onnipotente, la ramificata struttura della tecnoscienza”. Poi Della Loggia denuncia (giustamente) l’ignoranza della storia, la sua visione moralistica e priva di prospettiva, e in fin dei conti il suo rigetto, in vista soltanto di un domani migliore.
Un tempo il conservatorismo, opponendosi a quei grandi “ismi”, era retrogrado. Oggi invece esso “incarna una posizione di cautela e di dubbio necessari di fronte agli applausi scroscianti pronti a levarsi dappertutto verso il sempre nuovo, verso l’irrisione o la distruzione di quanto non lo è”.

A mio parere Della Loggia si è accorto solo oggi che le ideologie sono morte, come è morta la religione. L’uomo vive sentendosi dispensato dal pensare: cerca soltanto la prosperità e le comodità. Insomma è divenuto soltanto un miscredente superficiale ma a tutto tondo: un semplice consumatore. Si dice progressista perché fa fino, e perché dal progresso spera ulteriori vantaggi, ma di fatto non è né retrivo né progressista. Non è più niente. Che non ci sia nessun “noi” deriva dal fatto che sono in crisi tutte le ideologie unificanti, inclusa quella della Patria. Gli ucraini infatti, sentendosi in un pericolo mortale, “noi” addirittura lo gridano.
Come mai tutto questo? Semplicemente è avvenuto che tutte le ideologie hanno deluso. La religione ha passato il testimone alla politica (marxista) ed è stato peggio che andar di notte. La politica si è rivelata un vicolo cieco. Né gli uomini hanno saputo con che cosa sostituirla, per la semplice ragione che non hanno nemmeno idea di un pensiero adulto e senza tutori, come la posizione stoica. E perché al contrario sopravvivono alla grande la scienza e la tecnologia? Semplicemente perché tutti dal dentista preferiscono il trapano moderno a quello a pedale, perché preferiscono il vaccino a morire soffocati col Covid, perché preferiscono un computer che dura anni senza guastarsi alla radio con valvole termoioniche che scaldavano da matti e si fulminavano spesso. Mi chiedo a quali comodità della scienza Della Loggia abbia rinunciato. Il progresso tecnologico è in re, non è un’ideologia. La caratteristica principale dell’uomo contemporaneo è la mancanza di idee.
Credetemi, val la pena di leggere l’articolo di quell’intellettuale solo per vedere come si può complicare qualcosa di semplice al punto da non renderlo chiaro e farci sentire dei cretini.

DELLA LOGGIA – SE AVETE TEMPO DA PERDEREultima modifica: 2023-09-04T07:47:06+02:00da gianni.pardo
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15 pensieri su “DELLA LOGGIA – SE AVETE TEMPO DA PERDERE

  1. In linea di principio sarei d’accordo, Aldo. E’ la realtà che mi fa essere pessimista: già oggi con il “semplice” Google una minoranza ne ha tratto beneficio, ma la stragrande maggioranza ne ha avuto un disincentivo ad imparare le cose, secondo la logica per la quale non serve sapere, basta andare a cercare.
    Soprattutto sono pessimista per le nuove generazioni, che sono di una pigrizia intellettuale che già oggi è ai livelli massimi, figuriamoci con l’intelligenza artificiale cosa diventeranno.

  2. Fabrizio, non sono d’accordo. L’intelligenza artificiale sarà un mezzo di cui servirsi, come la bicicletta per chi vuole spostarsi da un punto ad un altro. Potremo sempre scegliere di camminare nei casi in cui resta più conveniente rispetto alla bicicletta.
    Si farà sempre il massimo sforzo per istruire al meglio la IA, si farà sempre il massimo sforzo per formulare le richieste alla IA nel modo più opportuno.
    Come il ciclista che, se vuole, da il massimo per pedalare il più velocemente possibile.

  3. Più si allargherà l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e più si restringerà lo spazio dell’intelligenza umana. Utilizzo sempre minore del cervello umano e inizio del passaggio dall’evoluzione all’involuzione. Se ne poteva fare a meno.

  4. Dato l’interessante dibattito scaturito dal suo post, caro professore, mi sono divertito a fare un gioco, ho condiviso l’articolo di Ernesto Galli Della Loggia con ChatGpt (un servizio di intelligenza artificiale).
    Sarei curioso di sapere che sensazione ne ricavate lei e i suoi lettori.

    L’intelligenza ha così sentenziato (notare l’estrema sintesi condensata nelle ultime quattro righe):

    Il testo che hai condiviso sembra essere un brano di riflessione su diverse questioni politiche e sociali, con un’attenzione particolare al confronto tra il conservatorismo e il progressismo. Ecco una spiegazione più dettagliata del testo:

    Conservatorismo e Reazionarietà: Il testo inizia sottolineando la sfida principale dei conservatori, che devono essere critici verso le tendenze attuali (il “progressismo”) senza apparire come nostalgici o reazionari che desiderano tornare a un passato ideale. Questa sfida è importante perché il conservatorismo deve rimanere rilevante nella società moderna.

    Il Progressismo: Il testo afferma che, a differenza del passato, il progressismo oggi è centrato principalmente sul progresso scientifico e tecnologico, piuttosto che su una visione più ampia di miglioramento sociale. Il progressismo sembra concentrarsi sulla libertà individuale e sulla diversità, ma afferma che manca di una forte visione sociale.

    Spostamento dal Progressismo: Si sostiene che il progressismo non è più l’ideologia naturale delle persone socialmente svantaggiate e che, in realtà, le persone sfavorite spesso sostengono il populismo. Questo cambiamento è attribuito al fatto che il progressismo sembra enfatizzare la delegittimazione delle strutture sociali tradizionali.

    La Rivoluzione Antropologico-Culturale: Il progressismo attuale cerca di minare le idee tradizionali sulla natura umana e la storia. Sostiene che comportamenti, stati emotivi e relazioni interpersonali sono principalmente il prodotto della società e delle convenzioni, e non hanno una base naturale. Questo porta al soggettivismo estremo, dove l’individuo diventa la misura di tutte le cose.

    Sostituzione dell’Idea di Natura: Il progressismo cerca di superare l’idea di natura umana, sostenendo che tutto è basato su convenzioni sociali. Questo può portare alla scomparsa del “noi” collettivo, in favore dell’individuo e della tecnoscienza.

    Rapporto con la Storia: Infine, il testo suggerisce che il progressismo tende a ignorare o addirittura ostacolare lo studio e l’ispirazione tratti dalla storia, poiché si concentra sull’idea che solo il futuro può portare il progresso e la felicità.

    In sintesi, il testo sembra esplorare il contrasto tra il conservatorismo e il progressismo nell’attuale contesto sociale e politico, mettendo in evidenza come il conservatorismo possa ora essere visto come una posizione di cautela e dubbio, piuttosto che come una reazionarietà retrograda.

  5. Siamo sicuri che non sia aria fritta? Per dirne una: quale che sia il rapporto giusto con la natura (ognuno ha il suo “giusto” nella sua testa, ma lasciamo perdere), anche ad ammettere che l’Arcangelo Gabriele venisse a dirci qual è quello giusto, che cosa importerebbe? L’umanità in generale, e i vari Stati in particolare, agiranno come meglio credono, senza ascoltare nemmeno l’Arcangelo Gabriele.
    Così come avviene con l’ecologia. Che importa che l’Italia faccia così o cosà? Ammettendo che sia giusto fare cosà, che importa, se la Cina continua a fare così?
    Sarò franco: questi discorsi mi annoiano.

  6. Dice bene N. De Veredicis, a proposito del progressismo: “La natura va domata secondo le necessità umane”.
    Il guaio è che si pretende di domare anche la natura umana: annullamento dei sessi e sostituzione con i “generi” (ovviamente fluidi), maternità surrogata, ecc. Chiedo: secondo le necessità di chi? Mi sembra che non abbia senso dire “domare la natura umana secondo le necessità umane”. Forse si pretende di rispondere alle necessità espresse da un essere superiore o, peggio ancora, da una ideologia assurta al rango di divinità cui prestare cieca obbedienza?

  7. Gianni, ho fatto un po’ di ricerca, e credo di aver capito questo:

    Il progressismo sostiene che è possibile migliorare le società umane attraverso l’azione politica. In quanto movimento politico, il progressismo cerca di far avanzare la condizione umana attraverso la riforma sociale basata su presunti progressi nella scienza, nella tecnologia, nello sviluppo economico e nell’organizzazione sociale. Per questa ragione ripudia la storia, somma di errori, brutalita’ e ingiustizie.

    Similmente, il progressismo e’ contro la natura, considerata imperfetta e che quindi necessita di radicali riforme che comporteranno grandi miglioramenti a favore dell’umanita’. La grande maggioranza degli ambientalisti è progressista. Sono a favore dell’uomo, della scienza e della libera impresa. Per i progressisti, la tecnologia e’ l’arma piu’ importante di cui disponiamo per agire sulla natura. La natura va domata secondo le necessita’ umane.

  8. Sono veramente lieto dell’alto livello intellettuale degli amici che frequentano questo blog. Mi aspettavo che almeno qualcuno accennasse alla difficoltosa formulazione del testo, e invece nessuno sembra avere avuto difficoltà di comprensione. Salvo il sottoscritto, alla prima lettura. È anche vero che, di fronte a chi scrive “difficile”, io reagisco come un cavallo dinanzi al fuoco, con un salto all’indietro. La considero una imperdonabile mancanza di rispetto per il lettore. In fondo ancora attualmente non sono sicuro di avere capito che c’entrino la storia e soprattutto la natura. Per caso si trattava di semplice buon senso? E poi siamo sicuri di saper distinguere ciò che è nel nostro DNA e ciò che è frutto dei “mores”, dei costumi, del nostro imprinting e via dicendo?
    Comunque, tornando alla chiarezza, mi rendo conto che il mio sforzo di scrivere chiaro forse è eccessivo. Almeno, per quanto riguarda questo blog.
    Congratulazioni, e non sono ironico.

  9. Mah, tutto sommato le tesi esposte da Galli D.L. sembrano (ovviamente mutatis mutandis) una “rimasticatura” in salsa politologica delle ben note posizioni ripetutamente espresse dal dapprima Prefetto del Sant’Uffizio e dipoi penultimo Pontefice di Santa Romana Chiesa di origine tedesca, che peraltro ebbero e continuano ad avere un certo seguito anche in ambienti politico-culturali piuttosto distanti da quello cattolico-conservatore. Niente di nuovo sotto il sole…Saluti

  10. Purtroppo i politici non progressisti, lungi dal comprendere quanto GDL osserva e quanto il loro compito potrebbe oggi essere facilitato, hanno invece un complesso di sudditanza nei confronti dei progressisti. Emblematica la vicenda di Vannacci, rimosso dal suo incarico come se al governo fosse stata la sinistra. Con un ministro della difesa che si è affrettato a definire “deliranti” delle frasi di normalissimo sentire comune. Un ministro che al proprio elettorato ha preferito compiacere alla sinistra.

  11. Io lo trovo un articolo pregevole di cui i politici “conservatori” dovrebbero fare tesoro.
    Quello che lei dice sul “successo” della scienza è ovviamente corretto, ma non credo proprio che GDL non lo condivida. Quando parla della fede nella scienza da parte dei progessisti, credo si riferisca a cose del tipo:
    • la scienza oggi consente di cambiare sesso, se uno non si sente a proprio agio con quello che la natura gli ha dato. Che problema dovrebbe esserci?
    • la scienza consente oggi ad una coppia omosessuale di avere figli più o meno naturali attraverso pratiche come la matenità surrogata. Chi è quel seccatore retrogrado che tira fuori probemi “etici”? E’ un negatore dei diritti altrui cha va messo in condizione di non nuocere attraverso il codice penale, possibilmente.
    • La scienza ci dice che le razze non esistono, quindi è così (peccato che per secoli aveva detto il contrario)
    • La scienza ci dice che l’omosessualità è una cosa assolutamente normale, quindi è così (peccato che fino al 1990 l’OMS la considerava ufficialmente una malattia, ma qui siamo giustappunto alla storia da cancellare)
    • La scienza ci dice che il pianeta si sta surriscaldando e che la colpa è oggettivamente dell’uomo, quindi è così e guai (!!!) a mettere in dubbio il dogma o provare a far notare che le certezze scientifiche sono una cosa diversa dalle mode in seno alla stessa comunità scientifica.

    Sono tutti temi sui quali il progressista è in opposizione radicale rispetto al non progressista, al punto da diventare una sorta di alieno, potremmo dire. Un alieno in antitesi con tutta la storia ed il senso comune e naturale.

  12. Galli Della Loggia, ovvero, parafrasando Hannah Arendt: “La banalità detta male”.
    A me insegnarono (ma erano altri tempi) che oltre ai diritti esistono i doveri. Più avanti (ottimi allora gli insegnanti di liceo) che per ogni diritto senza dovere esiste qualcuno che ha un dovere senza diritti. Tutto ciò dove è finito ora?

  13. Appunto, è un “secolo scemo”, dominato – in USA e laddove maggiormente se ne è accettato lo stile di vita e di pensiero – da adulti adolescenziali. Tutto qui.

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